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The Politician – L’arte della politica estrema

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The Politician è la serie più recente partorita dal duo Ryan Murphy e Brad Falchuk, i papà di Glee, American Horror Story, American Crime Story e via dicendo.

I due sono famosi per avere idee geniali che, via via, diventano fragili, troppo contorte.

The Politician parte su basi ottime.

Intanto iniziamo a parlare del contesto socio-culturale: siamo in America, in una società di natura competitiva, aggressiva, in cui essere bravi non è abbastanza.

Payton Hobart è perfetto: rigoroso, intelligente, sicuro di sé, bel faccino, ottima famiglia, arguto.

Non gli manca niente per eccellere.

Il suo sogno è vincere la competizione per diventare presidente del consiglio studentesco e la sua campagna politica è concentrata sull’obiettivo principale. Da qui inizia tutto: se hai successo in questo, ti si apriranno tutte le strade verso un futuro solare.

The Politician

Payton è il candidato ideale, perché ha tutto ciò che si deve richiedere a un politico. Eppure i suoi segreti sono terrificanti. E non perché sia gay, chi se ne frega, ma perché il suo staff (sì, ha un vero staff degno dei Kennedy) è pronto a bruciare tutto, a sacrificare tutto, pur di farlo prevalere. Più che un gruppo di adolescenti, sembra una setta.

Il suo primo antagonista è River, un bel ragazzo, probabilmente bisessuale, il quale fa da tutor a Payton che, nel proprio curriculum, deve vantare anche l’essere fluente in mandarino. River è infelice, dilaniato, complessato. Lui è il grande amore di Payton, che però è amato moltissimo dalla fidanzata di copertina, una Jackie Kennedy col filo di perle e i tailleur impeccabili.

The Politician è un contorto affresco del mondo politico odierno: un mondo in cui la propaganda la fa da padrona, in cui conta solo l’apparire e non l’essere.

Payton è in gamba, è sicuramente più in gamba dei suoi coetanei: è uno studente eccellente, un ragazzo inossidabile e possiede una dialettica invidiabile. Seguendo lo stile pirotecnico del duo Murphy/Falchuk, anche The Politician è una serie tv sopra le righe: tutto è ridondante, eccessivo, faraonico. Le case sono opulente, gli outfit impeccabili, la scelta del cast azzeccata.

Una nota di merito va data al protagonista Ben Platt, asettico, intoccabile, con una voce da usignolo e una credibilità sofferta e soffocata. C’è del potenziale nel ragazzo e non perché lo dico io, ma lo dice il suo palmares. È un attore che ha calcato le scene di Broadway e ha vinto un Tony Award e si vede, accidenti. È un piacere vederlo in azione.

The Politician

Altra nota di merito va al resto del cast.

Prima su tutti c’è Jessica Lange (che recentemente ha stilato la sua classifica sulle stagioni di American Horror Story). Parliamo di un’attrice che dà sempre il meglio di sé. Nei panni di Dusty Jackson riesce a essere insieme, odiosa, irritante, isterica, adorabile e, soprattutto, credibile.

C’è anche Gwyneth Paltrow, alla quale va riconosciuto il merito di essere assolutamente fedele a se stessa. Questo ruolo le è stato cucito addosso come un vestito fatto su misura: Gwyneth è bella, algida, irreprensibile. Ha due figli idioti che non amerà mai come il figlio adottivo, Payton, ebreo, con gli occhi alla Disney e un futuro radioso davanti. Una donna che si riscopre attratta dal proprio stesso sesso e rinasce, scegliendo, finalmente, se stessa. Forse, ha smesso di accontentarsi.

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Infine, c’è Lucy Boynton, che molti hanno già visto in Bohemian Rapsody, il film cult sulla vita di Freddie Mercury. Lucy è la fidanzata di Rami Malek e interpreta Astrid, la “vedova” di River che vuole rifarsi a ogni costo su Payton, perché River lo amava e lei non era abbastanza.

Guardatevi la sigla, è un capolavoro.

È solo l’inizio, ma The Politician è un piccolo gioiellino apparentemente intrigante e accattivante (tra le novità da tenere d’occhio). C’è solo da sperare che il binomio Murphy/Falchuk non commetta gli errori fatti in passato, i quali hanno rovinato gran parte delle serie tv che hanno prodotto.

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