Premetto che ho amato questa serie. Ma con me è vincere facile, perché The Punisher è il mio eroe Marvel preferito da sempre. Tuttavia, in corso di visione, non ho potuto evitare di notare dei difetti. Tante cose, troppe cose che decisamente non funzionavano, non andavano bene, o erano un po’ buttate là. L’impressione è che questa serie è stata scritta, diretta e montata in modo molto frettoloso, come per sfruttare il prima possibile la risonanza che aveva avuto il personaggio di Frank Castle, già apparso nella seconda stagione di Daredevil. In effetti per poco non aveva rubato la scena al diavolo di Hell’s Kitchen. Storicamente il Punitore non ha un grande successo sullo schermo.
Dei film ispirati alla sua figura non si ha un bel ricordo. Per questo c’era una certa titubanza nel dargli un’intera se dargli lo spazio di una serie. Fortunatamente John Bernthal ci ha messo una pezza. Ha stregato tutti. Era il momento di osare. Purtroppo la fretta è una cattiva consigliera.
1) Messa in scena sciatta nelle prime puntate
Andando avanti per fortuna migliora sempre di più fino a raggiungere ottimi livelli. Ma nelle prime quattro puntate si ha una fotografia piatta, priva di atmosfera, sembra una fan fiction del Punitore più che una Serie Marvel/Netflix su cui hanno buttato milioni. Le inquadrature poi, scontate e prive di movimento. Da l’impressione di una staticità veramente opprimente. C’è un dialogo intero di Frank Castle con un personaggio che è involontariamente coperto da un palo di ferro. A questi livelli una cosa del genere non è ovviamente accettabile. La gran fortuna, che salva anche queste puntate, è la presenza scenica dei personaggi. Madani, Billie Russo e Frank Castle sono delle personalità talmente interessanti da farti dimenticare il resto.