Nel 2016 Netflix lancia The Ranch, una sitcom di 4 stagioni creata da Don Reo e Jim Patterson. Tra le produzioni originali della piattaforma di streaming troviamo una quantità spettacolare di prodotti eccellenti che spaziano dalla commedia al thriller, dallo storico al fantasy. Così, quando Netflix decide di produrre una sitcom tutta sua, ci viene subito l’acquolina in bocca. Soprattutto se la serie in questione parte con dei presupposti strepitosi.
Per fare un esempio, i creatori sono stati showrunner di Two and a Half Men e non solo.
Il cast è una garanzia: Sam Elliott (lo Straniero baffuto de Il Grande Lebowsky), Debra Winger (Voglia di Tenerezza), la bellissima Elisha Cuthbert (Happy Endings) e i co-protagonisti Ashton Kutcher e Danny Masterson. Gli ultimi due non hanno certo bisogno di presentazioni, ma ricordiamo che hanno già recitato insieme in That ’70 Show – fortunatissima situation comedy del 1998 – da cui The Ranch trae evidente ispirazione.
Anche la trama promette benissimo.
Colt Bennet (Kutcher) è un giocatore di football che dopo un leggero successo non riesce più a trovare ingaggi. Così, rassegnato e a denti stretti, torna a casa in Colorado a lavorare nel ranch di famiglia. Ad attenderlo con indifferenza e pochissima gioia ci sono il fratello Rooster (Masterson), il padre conservatore Beau (Elliott) e la madre Maggie (Winger). La mamma lievemente hippy gestisce un bar che sopravvive nonostante i suoi due figli svuotino ogni sera i fusti di birra, gratis! I presupposti e i personaggi con stili di vita differenti e caratteri incompatibili ci fanno subito supporre che ne vedremo delle belle. Condiamo con battute taglienti, parolacce e alcol, mettiamo il tutto in un contesto country e otteniamo gli ingredienti ideali per una situation comedy da leccarsi i baffi.
Dunque le aspettative ci sono e sono alte.
In effetti la serie è andata bene. Non è stata un flop, eppure in tutta sincerità non possiamo dire che è stata un trionfo. Non è male, ma non è nemmeno una serie da morire dal ridere. The Ranch ha ottenuto delle recensioni positive ma comunque nessuna degna di nota. Insomma, nonostante le situazioni grottesche e divertenti, non sfiora minimamente i livelli di The Big Bang Theory, How I Met Your Mother e via di seguito (qui trovate la classifica delle 10 migliori sitcom della storia secondo IMDb).
Che cosa è andato storto? Apparentemente nulla…
Tutti gli episodi ci strappano sempre una risata, ma non si va mai oltre. The Ranch avrebbe fatto faville negli anni ’90. Infatti la serie dimostra una grande affinità con il genere in voga in quegli anni.
Ha un impianto classico e un retrogusto nostalgico che però non ci coinvolge mai come fanno Friends, Willy, il principe di Bel-Air o La Tata che – vuoi perché ci siamo cresciuti insieme, vuoi perché hanno ispirato le commedie future – ancora oggi appaiono fresche e frizzanti. Il problema è quindi lo spettatore degli anni 2000: tanto, troppo esigente. L’asticella si è alzata a tal punto che la qualità non ci basta, ma vogliamo quel qualcosa in più, quel carattere innovativo che The Ranch proprio non ha.
La sitcom vorrebbe proporre un ritorno al passato in chiave moderna. Purtroppo però risulta solo un – dignitoso – remake in salsa ranch del That ’70s Show. Una serie che ci ha fatto innamorare proprio per quelle vibrazioni tipiche degli anni dei figli dei fiori e della musica rock, rimpiazzata in The Ranch dalla musica country.
Forse per uno spettatore statunitense appassionato di country music lo show ha un sapore familiare, ma ai nostri occhi appare tutto diverso.
Non solo l’origine geografica potrebbe pregiudicarne la visione, ma anche l’epoca. Prendiamo ad esempio le vicende e i contrasti da cui dovrebbe nascere la comicità dello show.
Colt e Rooster sono in una situazione comune a molti giovani italiani: vivono a casa con i genitori e hanno poche prospettive per il futuro. Di per sé, non c’è nulla di anomalo. Maggie e Beau non stanno più insieme ma mantengono un rapporto civile ed educato. Una situazione che ci aspettiamo tutti dalle coppie separate. Maggie è una mamma con un atteggiamento aperto e moderno, ma diciamo che oramai ne abbiamo viste di tutti i colori, soprattutto nelle serie tv. Pensiamo a genitori come Hank Moody di Californication e Jean Milburn di Sex Education. Beau dovrebbe essere il personaggio più scontroso e tradizionalista della serie, invece ci risulta adorabile e più progressista di quanto anche lui stesso immagini. Quindi anche lo scontro generazionale risulta più un tenero confronto che un confitto.
Le parolacce, la birra versata nei cereali al posto del latte e la mamma che tiene l’erba in giardino sono espedienti che non sorprendono più nessuno.
Tutto sommato la serie offre un intrattenimento piacevole e leggero. Il senso dell’umorismo c’è, ma resta piatto. Anche la sigla risulta anonima e nonostante il sottofondo musicale di tutto rispetto (Don’t let your babies grow up to be cowboys interpretata da Lukas Nelson e Shooter Jennings), ricorda vagamente uno slide show tipico degli screensaver di Windows 7.
The Ranch è una pietanza perfetta a cui manca un po’ di sale. Gli ingredienti ci sono e sono di qualità, ma non decolla. Ad aggiungere un pizzico di sfortuna in più, nel 2017 arrivano delle accuse molto pesanti a carico del co-protagonista Masterson, il quale verrà subito rimosso dallo show. Più tardi Netflix cancellerà ufficialmente la serie.
Quindi, per rispondere alla domanda iniziale, The Ranch ha ottenuto la considerazione che meritava: non è entrata nella hall of fame delle sitcom, ma non è stata neanche trattata male. Infatti ha ottenuto un discreto seguito. Di certo però non ha soddisfatto le aspettative di Netflix, e neanche quelle di molti series addictted.
Questo prodotto è la perfetta dimostrazione che non esistono formule magiche capaci di assicurare il successo assoluto. Nonostante gli sforzi, a volte le cose non vanno proprio come vorremmo. E non è colpa di niente e di nessuno.