Sporca. Ma proprio sporca. Non credo di aver mai visto una serie più sporca di questa.
The Shield è una serie sporca in tutti i sensi. Lo è nei rapporti tra i protagonisti, guidati da una base di sentimento reciproco in alcuni casi, ma la maggior parte delle volte dominati dalla comunanza di interessi. Comunanza di interessi che il più delle volte, ha a che fare con la corruzione.
The Shield è una serie sporca. E corrotta. Corrotta negli occhi di Vic Mackey, il suo protagonista. Un uomo che evidenzia anche dei buoni sentimenti: da quelli per la famiglia a quelli per gli amici\compagni di squadra, a quelli per il più debole. Da Connie che non riesce a uscire dalla tossicodipendenza, a Julian che non riesce ad accettare la sua omosessualità e che Vick, maschio alpha per eccellenza, tutela e protegge lealmente come non ti aspetteresti, ai bambini indifesi, che fanno intenerire il detective come in poche altre occasioni. Ma nonostante tutto questo, Vic Mackey è uno che si fa troppo attrarre da qualsiasi cosa sia corrotta, o corruttibile. Anche quando non serve, anche quando è troppo rischioso.
Non ho ancora capito se Vic Mackey si lasci attrarre dai soldi sporchi e facili principalmente perchè è uno che ama il rischio o perchè è uno che si fa accecare dall’ambizione a tutti i costi, anche a quello di sfociare nell’illegalità più becera. Non l’ho ancora capito perchè mentre scrivo questo articolo sono arrivato a metà della seconda stagione: di acqua sotto i ponti ne deve ancora passare parecchia, mi dicono.
Quello che ho capito, è che The Shield è una serie sporca. La sporcizia è rappresentata divinamente sia in senso figurato che reale, concreto, tangibile. Lo stesso dipartimento di polizia è il più disastrato che io abbia mai visto in una serie tv. Di solito siamo abituati a vedere i dipartimenti di polizia come posti in cui è tutto perfetto, tutto preciso, tutto in ordine. Il dipartimento di polizia in The Shield invece pare una discarica. Tutto disordinato, abbozzato, lercio. La puntata in cui esplodono le tubature dei bagni e l’intero edificio si ritrova allagato in un concentrato di melma e mondezza è indicativa e rivelatrice in tal senso. Tutto si allaga, ma a parte due lamentele nessuno evacua la zona e tutti continuano a lavorare come se niente fosse. Come se fossero abituati a tutto ciò. Come se tutta quell’acqua sporca e piena di detriti non rappresenti altro che la sporcizia del mondo che combattono e da cui al contempo si fanno ammaliare. E quindi perchè scappare e aspettare che gli idraulici finiscano di lavorare per mettere a posto la situazione se in una situazione del genere, in fondo, tutti i protagonisti di The Shield sguazzano – letteralmente – a meraviglia?
Anche i personaggi apparentemente più puliti, alla fine si lasciano andare al piacere di nuotare nella mondezza. Probabilmente perchè capiscono che è l’unico modo per uscire vivi, e vincenti, da una situazione del genere. O più probabilmente perchè lo sporco attrae. E se cominci a farci amicizia, c’è il rischio di rimanerne in qualche modo schiavo.
Come David Aceveda. Che esordisce come uomo tutto d’un pezzo, disposto a qualsiasi cosa pur di eliminare il marciume presente nel dipartimento. A partire da Vic Mackey. Ma che ben presto si rende conto del fatto che se vuole raggiungere i suoi ambiziosissimi obiettivi di carriera, è meglio fare amicizia col male piuttosto che scacciarlo. E’ più facile.
In fondo è una cosa che succede praticamente a tutti in The Shield. Gli unici che al momento rimangono completamente puliti sono Claudette e Dutch. Ma il secondo comincia già a palesare qualche segno di instabilità e rabbia repressa verso un mondo troppo sbagliato per uno giusto come lui. E ho la sensazione che ben presto pure lui potrebbe abbracciare il lato oscuro, tramite una deriva morale che non mi è ancora chiaro come si evolverà ma sono abbastanza sicuro verrà fuori, prima o poi.
Previsioni che lasciano il tempo che trovano, magari mi sbaglio. Magari no. Sono certo che questa serie mi sorprenderà. Si vede, pesante ed evidente, la mano e la mente di quel geniaccio pazzo scatenato di Kurt Sutter. Da folle amante di Sons of Anarchy, non posso che apprezzare alcune particolarità già ammirate nella serie con protagonista Jax Teller. Come i finali di puntata scanditi da musiche sempre perfette e contestualizzate, sontuosa cornice della panoramica raffigurante lo stato emotivo e psicofisico dei personaggi che ci viene mostrato, uno dopo l’altro, in una serie di frame lenti ma frenetici, che si susseguono poeticamente.
Sons of Anarchy è successiva a The Shield, e non vedo l’ora di leggere l’articolo del mio collega Vincenzo Di Somma, il cui titolo è: “Il finale di Sons of Anarchy potrebbe essere il continuo di The Shield“. Lo trovate qua: leggetelo voi che potete, se avete finito entrambe le serie o se semplicemente siete troppo curiosi per resistere. Io resisterò ancora un altro po’.
Voglio godermela appieno questa serie, voglio vedere dove andrà a parare questa storia. A livello di trama, che pare architettata davvero meravigliosamente. E anche a livello di profondità, perchè è evidente che ci sia un messaggio complesso e composito che dovrò cogliere durante la visione e potrò cogliere definitivamente soltanto una volta finita.
Il puzzle è ancora ben lontano dall’essere completo. E vedere i pezzi che pian piano andranno al loro posto sarà divertentissimo. Ed esaltante.
E ci sarà da sporcarsi le mani ancora parecchio. Perchè The Shield è una serie sporchissima. Sporchissima, e magnetica. Come una vecchia moneta da 2 Euro che ritrovi per caso in dei pantaloni che non metti da anni. La guardi, è impolverata, brutta e ormai totalmente arrugginita. Però poi la prendi e te la metti in tasca. Che sarà pure brutta e sporca, ma ha sempre il suo maledettissimo fascino.