Vi è mai capitato di assistere a qualcosa di talmente assurdo da dubitare del fatto che possa essere accaduto realmente? Ecco, The Shrink Next Door racconta una storia reale ma impossibile da credere, quella di Martin Markowitz e del rapporto morboso e ossessivo che l’ha legato per trent’anni al suo psicoterapeuta. Una vicenda ai limiti dell’inverosimile, raccontata nella miniserie omonima con un dark humour dirompente che, molto spesso, fa più piangere che ridere. Targata Apple Tv +, la serie televisiva basata su un podcast, a sua volta basato su fatti realmente avvenuti, è una storia di manipolazione e dipendenza, della richiesta di aiuto da parte di un uomo che voleva solo stare meglio ed è finito dritto dritto tra le fauci del lupo. Come una qualsiasi fiaba che si rispetti, Martin Markowitz è il nostro protagonista dall’animo puro e buono, fin troppo ingenuo nei confronti di un mondo/selva in cui si annidano in agguato mille pericoli. E, proprio all’interno della foresta in cui il nostro Marty decide di avventurarsi, si nasconde il lupo più pericoloso di tutti, quello travestito da docile agnellino. Affabile, carismatico e gentile, il dottor Isaac “Ike” Herschkopf è lo psicoterapeuta al quale Martin decide di rivolgersi per dare una svolta alla propria vita e uscire così da certe cattive abitudini. Peccato però che il dottor Herschkopf non solo non aiuterà affatto Martin ma, anzi, gli rovinerà la vita.
The Shrink Next Door è una delle miniserie migliori degli ultimi anni e oggi vi sveliamo perché.
La storia ha inizio negli anni Ottanta ma copre un arco temporale di circa 30 anni, raccontando del rapporto anticonvenzionale tra il dottor Ike e il suo paziente Martin Markowitz. La relazione terapeutica tra i due, lungi dall’essere anche solo vagamente professionale, si costruisce sempre più nel corso del tempo su una forma di controllo del primo ai danni del secondo. Una volta venuto a conoscenza dell’enorme ricchezza di famiglia di Marty, il dottor Ike non si farà scrupoli ad abusare della sua posizione professionale e della fragilità psicologica del suo paziente per influenzarne le sue decisioni finanziarie, lavorative e personali.
Nel corso di questo rapporto disfunzionale, durato appunto trent’anni, il dottor Herschkopf ha gradualmente preso il controllo della vita di Marty, isolandolo dalla sua famiglia e impedendogli la possibilità di qualsiasi altro tipo di affetto. Martin si ritrova sempre più dipendente dalla relazione abusiva di Ike, succube delle sue continue manipolazioni e incapace di osservare i fatti in maniera lucida e razionale. Sinceramente convinto dell’amicizia che, da parte sua, lo lega al dottore, Martin non si rende conto e non vuole rendersi conto di quanto sbagliato e oppressivo sia il loro rapporto. Assistiamo a eventi talmente assurdi da non sembrare veri: Marty allontana la sorella, con la quale non parlerà più per circa vent’anni, abbatte il ciliegio centenario della madre, trasforma la propria casa delle vacanze di famiglia nella casa arredata su misura per Ike, crea un fondo fiduciario con Ike ma è l’unico a investirci denaro tra i due. Insomma, non solo Marty diventa un bancomat vivente ma continua persino a impersonare il ruolo del paziente.
Se la storia ha inizio con i toni di una commedia nera e nevrotica degna di Woody Allen, con l’avanzare degli episodi ci rendiamo conto di assistere a una vera e propria tragedia. Man mano che la vicenda di Martin e del dottor Ike ci viene raccontata, siamo sempre più allibiti e perplessi di come e quanto il veleno del buon terapeuta sia stato in grado di rovinare la vita di quest’uomo ingenuo ma profondamente buono. Ogni episodio aggiunge un tassello, un nuovo abuso perpetrato ai danni di Marty, ormai completamente stritolato nelle spire del serpente. Will Ferrell regala un’interpretazione memorabile riuscendo a bilanciare i vezzi più noti del suo stile recitativo con un inedito lato drammatico. Nei panni di Martin Markowitz l’attore regala il meglio di sé trasformandosi in un gigante buono, il cui bisogno di affetto attira la persona sbagliata. Nel ruolo del cattivo della storia, a sua volta, Paul Rudd sveste i panni di supereroe ai quali ormai ci siamo abituati. Il suo dottor Ike è un uomo falso, subdolo, arrogante e narcisista che tenta di convincere il mondo intero delle sue buone intenzioni quando è lui stesso il primo a non crederci del tutto.
Il sorrisetto arrogante che Rudd utilizza per caratterizzare il personaggio ci lascia, allo stesso tempo, orripilati e affascinati. Da un lato, infatti, vorremo prendere ripetutamente a pugni il personaggio, dall’altro rimaniamo ammirati dalla performance del suo interprete. Entrambi gli attori si calano, così, in ruoli radicalmente inediti, senza risultare mai inverosimili o poco credibili ma, anzi, catturandoci dall’inizio alla fine. Accanto a loro è doveroso menzionare la presenza di Kathryn Hann (Agatha Harkness di WandaVision), nei panni della sorella di Martin e voce della ragione all’interno della narrazione. Una donna molto forte e decisa che, dopo essere stata allontanata per anni, riesce a fare breccia nell’animo indurito del fratello e a salvarlo.
La vicenda reale di The Shrink Next Door diventa inoltre la cornice perfetta per affrontare tematiche difficili riguardanti l’abuso di potere, le dinamiche psicologiche e il concetto di fiducia. La storia di Martin Markowitz e del dottore che lo ha tenuto sotto scacco per anni fece grandissimo scalpore e diede inizio a una vera e propria inchiesta. Dopo quasi trent’anni di abusi verbali e psicologici, Marty è riuscito solo con estrema forza di volontà e l’aiuto di persone che gli volevano genuinamente bene a scrollarsi di dosso l’influenza di Ike. Ma non senza strascichi traumatici, come ci è dato vedere nel finale della miniserie. Martin rimane un uomo traumatizzato a vita, i cui problemi antecedenti all’incontro con il terapeuta si sommano a quelli generati dopo. Ike Herschkopf, lo psicoterapeuta che avrebbe dovuto aiutarlo, ha instaurato nei confronti di Marty, e non solo, un vera e propria relazione tossica. Come scopriamo a metà stagione, infatti, i comportamenti poco professionali e le dinamiche disfunzionali di Ike hanno riguardato i suoi rapporti con quasi tutti i pazienti che ha seguito nel corso degli anni, sottraendo loro energie vitali e risorse.
La serie tv, quindi, getta anche luce sulle pericolosità delle relazioni interpersonali tra paziente e terapeuta, sull’abuso di potere e sulla fiducia che riponiamo nei confronti di figure autorevoli. La storia rimane coinvolgente dall’inizio alla fine, lasciandoci molto spesso in balia di emozioni forti e di un’ansia generale che ci accompagna per tutti e otto gli episodi della miniserie. Un cast eccezionale, una trama avvincente, suspence e una morale non indifferente sono dunque gli elementi migliori che rendono The Shrink Next Door una serie tv da recuperare assolutamente.