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Perché dovreste recuperare The Sinner

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The Sinner è una serie tv di genere giallo, la cui prima stagione è basata sull’omonimo romanzo della scrittrice tedesca Petra Hammesfahr. Gli 8 episodi iniziali, originariamente concepiti come miniserie, vedono Jessica Biel nel ruolo di protagonista e di produttore esecutivo ma, dato il grande successo riscosso, la serie è stata rinnovata per tre ulteriori cicli di 8 episodi ciascuno mantenendo fisso solo il personaggio interpretato da Bill Pullman, e optando quindi per il formato antologico.

Questa potrebbe essere la panoramica standard con cui aprire una qualunque recensione che inviti a guardare la serie tv, ma tanto vale chiarirlo subito: The Sinner non è un thriller psicologico qualunque.

Non è solo l’enigmatico protagonista, il detective Harry Ambrose, a fungere da fil rouge delle 4 stagioni, e nemmeno l’ingarbugliata complessità del caso che ogni volta gli viene sottoposto. La vera costante delle diverse narrazioni si nasconde nel titolo stesso del racconto: “the sinner“, letteralmente “il peccatore“, non è semplicemente il villain, colui che si macchia di un orrendo crimine, ma un soggetto all’apparenza ordinario che trascina lungo la propria esistenza il macigno insostenibile del senso di colpa. Un malloppo di traumi e ricordi del passato che grava sull’animo del personaggio prima ancora della perpetrazione dell’omicidio oggetto delle indagini, e ne costituisce fatalmente l’anticamera. Un dolore che impedisce alla vita di fluire, che comprime le energie vitali per poi esplodere, in maniera incontrollabile e distruttiva.

The Sinner

La prima stagione di The Sinner è incentrata su Cora Tannetti, una giovane moglie e madre che sembra perfettamente tranquilla mentre passa una giornata sulla spiaggia con la sua famiglia. Inizia però a essere infastidita da una coppia fino a che all’improvviso non pugnala a morte un ragazzo, senza apparente motivo e senza che lei stessa riesca a spiegare il folle gesto. Indagando nel suo passato, però, Ambrose scopre un inestricabile groviglio di torbidissimi segreti. La seconda stagione vede invece protagonista Julian Gross, un bambino di tredici anni che avvelena quelli che sembrano essere i suoi genitori durante una gita alle cascate del Niagara: un terribile assassinio che sconvolge la città natale del detective e si rivela essere intrinsecamente connesso a misteri che una oscura setta è determinata a far rimanere sepolti. Nella terza stagione, infine, Harry indaga sull’affascinante professore Jamie Burns, che sta per diventare padre ma rimette in discussione la sua vita fino a macchiarsi di efferati delitti in seguito al ritorno a sorpresa di un vecchio amico del college.

Una delle motivazioni che rendono The Sinner una crime story di altissima qualità è da ricercare innanzitutto nella scelta del cast.

Sorprendente Jessica Biel, che ha espresso in maniera magistrale i traumi che offuscano la lucidità mentale di Cora dimostrando capacità recitative inaspettate. Intensa e ammaliante l’interpretazione di Carrie Coon, Vera Walker nella serie, protagonista della seconda stagione accanto al piccolo Julian, e a tratti struggente il Jamie Burns di Matt Bomer, bellissimo quanto credibile nei panni di un uomo spinto all’estremo di un nichilismo sprezzante e pericoloso.

Controparte di ognuna di queste anime perdute è il personaggio interpretato da Bill Pullman, che con la sua disarmante espressività, il suo sorriso amaro di comprensione e appena accennato, il suo sguardo penetrante capace di scandagliare gli abissi in cui sono naufragate le esistenze dei protagonisti, ci regala un esperto e navigato detective che è prima di tutto un uomo: la sua percettibilità è acuminata abbastanza da arrivare persino a provare compassione verso i soggetti delle proprie stesse indagini, nonostante tutto. Harry Ambrose non si eleva mai a sentenziatore di giudizi né oppone il rimprovero etico della legalità ai suoi interlocutori, ma riesce a guardare oltre il fatto pur riprovevole che questi hanno compiuto, proprio perché l’espiazione dei protagonisti è speculare a quella che lui stesso si autoinfligge.

Homo sum, humani nihil a me alienum puto

Sono uomo, niente di ciò ch’è umano ritengo a me estraneo

Terenzio

La famosa massima latina sembra quasi orientare le scelte di Harry Ambrose, che ha sperimentato sulla sua pelle e proprio per questo accetta l’intrinseca debolezza della natura umana, e di conseguenza la difficoltà di evitare l’errore o il peccato. Una terribile disgrazia infatti ottenebra il passato del detective, che riversa le sue frustrazioni in una sessualità perversa, attanagliata da un masochismo doloroso e opprimente: proprio il sostegno che offre agli inquieti protagonisti di The Sinner, suoi opposti ma al tempo stesso uniti a lui dalla stessa raggelante sofferenza, cela in realtà il suo insospettabile e disperato bisogno di catarsi.

Ma la vera unicità di questa indagine poliziesca sta nel suo focus sull’analisi psicologica dell’assassino, che si svolge in maniera empatica e al sicuro dalla scure della disapprovazione morale, al punto che il confine tra carnefice e vittima risulta indecifrabile e sfumato.

Quello che The Sinner propone con coraggio è il tentativo di sabotare un genere narrativo: se è vero che la caratteristica principale del mystery è la caccia al colpevole, la serie ribalta la prospettiva mostrandoci fin dalle prime scene l’autore del delitto. La domanda non è chi, ma perché: un dubbio assillante che guida lo spettatore in un viaggio al cardiopalma nei meandri della psiche umana, dal quale emerge tragicamente come le violenze fisiche e psicologiche subite e la repressione degli istinti di rivalsa possano condurre a un irreparabile punto di rottura.

Incalzante e fuori dal comune, inoltre, è la capacità della serie di rinnovarsi: The Sinner non si limita infatti semplicemente a ricalibrare lo stesso riuscito schema narrativo su nuove vicende ma, in particolare nella sua terza stagione, si spinge fino a trattare tematiche imbevute di una conturbante e raffinata speculazione filosofica, e approfondisce la vita privata di Ambrose coinvolgendolo ancora più intimamente in un vortice di complessi irrisolti e laceranti consapevolezze, che lo catapulterà in un finale imprevedibile e totalmente diverso dagli esiti dei suoi precedenti casi.

The Sinner

The Sinner andrebbe recuperato, quindi, perché è un racconto che cattura, costringe a cambiare punto di vista e soprattutto ha il rarissimo merito di riuscire a coinvolgere emotivamente lo spettatore tramite un’inversione retrospettiva ardita che non demonizza né esalta, ma accetta la fallibilità e le fragilità umane: quelle dei peccatori, quelle del detective Harry Ambrose e, forse, anche le nostre.

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