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The Sinner 1 è un viaggio al cardiopalma nei traumi della psiche

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The Sinner si è giustamente meritata due nomination ai Golden Globe: la prima come Miglior miniserie (perchè questo doveva essere, inizialmente, prima di diventare una serie antologica) e la seconda, per Jessica Biel, come miglior attrice in una miniserie. La celebre interprete si è anche beccata una nomination agli Emmy Awards per lo stesso ruolo. E ne capiamo bene il motivo.

The Sinner è una serie che ti stupisce, ti fa credere una cosa e poi la capovolge. Ti fa stare male.

Cora Tannetti è madre e moglie. Sembra condurre una vita serena, anche se a tratti frustrante. Si vede che qualcosa non va, ma come non va nella vita di tanti. Finchè un giorno non si reca al lago per una gita fuoriporta con marito e figlio al seguito. Si sente lievemente che c’è tensione, lo si percepisce appena, si insinua in noi il dubbio che forse possa accadere qualcosa di quantomeno sgradevole, ma nulla di più. Assolutamente. Invece, è passato meno di un quarto d’ora e già succede un disastro. Cora, apparentemente senza ragione, aggredisce un ragazzo, accoltellandolo brutalmente con un coltello da frutta (uno dei simboli della serie) e uccidendolo.

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Sarà solo in un secondo momento che si scoprirà che nulla di quell’aggressione all’apparenza casuale lo fosse davvero. Una canzone ha risvegliato un trauma nascosto nei meandri più profondi della psiche devastata della nostra protagonista. Nulla è casuale, dicevano. Persino i colpi inferti all’uomo seguono uno schema preciso.

A capire tutto questo, a far emergere il trauma rimosso, ci pensa il Detective Harry Ambrose, interpretato dal talentuoso Bill Pullman. Il suo personaggio è molto affascinante e condivide con la protagonista un’unica caratteristica: un dolore così profondo da non poter esser detto, ma solo vissuto. Su questa base si delineano i contorni di un uomo onesto (molto più con se stesso che con la moglie), alla ricerca della verità, conoscitore e amante delle piante, con delle perversioni masochiste mica da ridere.

Un terzo, fondamentale, personaggio è la sorella di Cora. Nata con una grave patologia, sembrava non sarebbe vissuta a lungo ma, si sa, le cose non vanno sempre come sono state previste. Le due sorelle, cresciute in un ambiente intriso di una religiosità malata e deviante, stringono un legame fortissimo, simbiontico.

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Per tutta la durata della prima stagione, Cora ha dei flashback che accompagnano le indagini volte a trovare il movente che ha condotto la donna a compiere un atto tanto efferato e violento. È in questo modo che la prima stagione di The Sinner assume le sembianze di un viaggio nella psiche di Cora, un lento e sofferto svolgersi degli eventi che hanno portato la protagonista nel carcere in cui si trova.

In The Sinner la realtà non è mai quella che sembra. Il ritmo è forsennato, tachicardico e la narrazione ti tiene incollato allo schermo rimischiando ogni volta le carte in tavola fino a delineare, solo nell’ultimo episodio, il disegno reale di quanto accadde. Il tema vero di questa serie è l’ineffabile ferita di Cora, quella di Harry, la nostra, forse.

The Sinner 1 è un viaggio nella psiche, dicevamo, ma anche nelle pieghe profonde della sofferenza umana.

Nell’indicibile che ci portiamo dentro. In quella sensazione, pesante come il piombo, che persino aver provato quel dolore immane ci abbia reso peccatori.

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