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10 cose che ho pensato guardando la prima puntata di The Society

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2) Nessuno si preoccupa

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La primissima cosa che fin dallo scioglimento della trama mi ha subito infastidita è proprio questa: perché nessuno pare essere minimamente scosso dall’accaduto?

Immedesimiamoci un attimo nei protagonisti: sei giovane, hai sedici anni, vai in gita con la scuola ma improvvisamente il pullman cambia rotta e ti riporta a casa. Vieni lasciato al tuo punto di partenza e dopo esserti congedato dai tuoi amici torni a casa per raccontare ai tuoi genitori l’inconveniente e rassicurarli sulla tua salute.

Apri il cancello, il portone e la porta e dopo aver urlato per qualche volta ‘mammaaa’ ed essere rimasto inascoltato, scopri, anzi capisci, che i tuoi genitori non ci sono. I tuoi genitori sono spariti e così anche quelli dei tuoi amici, senza lasciare nessun messaggio. Li chiami al telefono ma squilla a vuoto. Internet non funziona. Chiami la polizia ma non risponde nessuno, ancora.

Una città intera è sparita nel nulla e nessuno ha notizie recenti su quanto accaduto. Una persona a mio avviso normale come minimo si spaventerebbe, andrebbe in panico e cercherebbe risposte plausibili alle quali appellarsi. Successivamente sarebbe immaginabile una crisi di nervi, un pianto, o una qualche forma di ansia generalizzata. 

Come reagiscono invece i nostri protagonisti? Dopo aver dato la colpa alla puzza, di cui non sappiamo niente, aprono le porte della chiesa e improvvisano una festa degna dei peggiori Spring Break statunitensi, il tutto con il sottofondo di Personal Jesus. Si lanciano birra addosso ed esorcizzano la pochissima paura che hanno con una sonora sbronza. Fine.

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