Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler su The Strain
Il mondo fantasy con mostri, zombie e vampiri sembra ormai dominare la scena televisiva da moltissimi anni, ma nel 2014 c’è stata una serie in particolare che ha cercato a suo modo di distinguersi dalle altre, stiamo parlando dell’horror drama The Strain. La serie targata FX ha lottato per quattro stagioni facendosi valere raccontando il genere vampiresco in maniera totalmente diversa, trovando un equilibrio tra l’essere fedele alla trilogia di libri del grandissimo Guillermo del Toro e di Chuck Hogan, creatori dello show, e allo stesso tempo essere uno prodotto più coerente dal punto di vista creativo rispetto alle tante altre serie del suo stesso genere.
The Strain più che la mitologia cerca di enfatizzare la biologia.
Inizia tutto nell’aeroporto JFK di New York, dove un volo oltreoceano proveniente da Berlino è atterrato a luci spente e senza comunicazione, con i suoi passeggeri apparentemente colpiti da una malattia mortale, ad eccezione di quattro sopravvissuti. Il protagonista assoluto di The Strain è l’epidemiologo Ephraim Goodweather interpretato da un ottimo Corey Stoll (Billions, House of Cards), che si reca sul posto insieme al suo team del CDC, il nostro Centro per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie, composto da Nora Martinez (Mia Maestro), con cui ha una relazione e Jim Kent (Sean Astin) che iniziano a sospettare un’epidemia virale. In un’ambientazione inquietante, la loro confusione aumenta quando apprendono subito che l’aereo trasportava un’enorme cassa ritrovata nella stiva e soprattutto quando i corpi dei passeggeri senza vita, cominciano stranamente a sparire dall’obitorio. Ma non è tutto, perché anche i quattro sopravvissuti in quarantena iniziano a comportarsi in maniera strana, trasformandosi lentamente in delle creature simili a dei vampiri, che scopriamo essere chiamate Strigoi.
Dunque se avete in testa i vampiri sexy di True Blood e di The Vampire Diaries siete completamente sulla strada sbagliata, perché qui abbiamo a che fare con dei veri e propri mostri spaventosi. Gli Strigoi sono creature che iniettano un virus attraverso il passaggio di parassiti che entrano nell’ospite che a loro volta si nutre di essere umani che subiscono lentamente dei cambiamenti fisici che inevitabilmente lo trasformano in un vero vampiro Strigoi. E’ solo l’inizio di un antico male che cerca di impadronirsi del mondo intero, queste creature sono guidate da colui che sembra essere il leader, “Il Padrone,” una creatura enorme e potente che ovviamente sarà uno degli antagonisti dell’intero show. Ci troviamo di fronte ad uno spettacolo a tinte horror e in fondo non c’è da essere sorpresi considerato che lo The Strain è frutto della mente geniale di Guillermo del Toro, il quale ci ha ormai abituati ad assistere a sangue e terrore in quasi tutti i suoi lavori cinematografici.
Entrano in gioco altri personaggi fondamentali ai fini della trama, interpretati in maniera straordinaria da uno splendido cast.
In primis un vecchio che scopriamo essere sopravvissuto all’olocausto, Abraham Setrakian (David Bradley). L’uomo sa esattamente cosa significa questa storia e si dirige direttamente all’aeroporto per avvertire il CDC del carico non contrassegnato che hanno trovato nella stiva. Tuttavia, non tutto va come previsto perché Abraham viene arrestato poiché le sue affermazioni veritiere sugli strigoi vengono considerate come folli teorie di un vecchio pazzo. Mentre è in prigione, Abraham riceve una visita inaspettata di un visitatore: è Thomas Eichhorst (Richard Sammel) che seppur presenti un aspetto umano, è in realtà un vampiro strigoi e un nemico storico del vecchio. Attraverso dei flashback veniamo a conoscenza che Eichhorst era un comandante nazista, un uomo malvagio che in questo particolare campo di concentramento recluta Abraham per un “progetto speciale” che risulta essere poi l’enorme cassa che viene ritrovata nell’aereo e che contiene qualcosa che non è affatto promettente. La vera forza trainante dietro tutte le malefatte di Eichhorst però è il personaggio del miliardario Eldritch Palmer (Jonathan Hyde). Palmer è un vecchio disperato e malato le cui ragioni per aiutare gli esseri malvagi, a differenza di Eichhorst, sono in qualche modo diverse, Palmer infatti vuole l’unica cosa che i suoi soldi non possono comprare, la vita eterna.
Lo show si focalizza anche sulle vite di alcuni sopravvissuti che uniscono le loro forze per combattere il male.
Mentre il virus inizia a devastare l’umanità, c’è però chi cerca di sopravvivere, tra cui Gus (Miguel Gomez), un criminale che è stato recentemente rilasciato dal carcere e sta cercando di rigare dritto in modo da poter prendersi cura della sua famiglia. La sua ricerca di un lavoro onesto però non lo porta molto lontano poiché lo porta direttamente a Thomas Eichhorst. Stesso destino per Dutch Velders (Ruta Gedmintas), un hacker che vive negli USA con la sua ragazza. La donna viene assunta da Eichhorst per chiudere Internet e soprattutto qualsiasi forma di comunicazione tra New York e il mondo esterno, ma lo fa però senza conoscerne il reale motivo. Infine c’è Vasiliy Fet (Kevin Durand), un disinfestatore che conosce New York come il palmo della sua mano e che porta a termine il lavoro anche quando si tratta di vampiri. Da sottolineare anche il ruolo di Zach Goodweather (Ben Hyland, Max Charles) il figlio di Ephraim, un personaggio che non brilla particolarmente ma che è impegnato in un ruolo a dir poco importante per la storyline.
Ben presto le strade di tutti questi personaggi si incrociano e di conseguenza sotto la guida delle conoscenze di Abraham Setrakian, si preparano ad una battaglia simile a scacchi tra i coraggiosi sopravvissuti e gli sbavanti Strigoi, contando poi sul supporto di un gruppo di un’altra specie di creature ibride che danno la caccia agli Strigoi con un unico obiettivo, la morte del “Padrone”.
Il regista messicano, premio Oscar con The Shape Of Water, nel corso degli anni ha dimostrato di essere un regista e un produttore di altissimo livello. Si conferma per l’ennesima volta con The Strain, con la collaborazione anche di Carlton Cuse (Lost), rappresentando il mondo vampiresco in una versione più macabra ed innovativa, dove il vampirismo è un organismo parassita. La serie è arrivata sui nostri schermi con quasi dieci anni di ritardo, poiché il regista nel 2006 non riuscì a trovare un accordo con la Fox per sviluppare il progetto che fu poi trasformato successivamente in una trilogia di libri con l’aiuto di Hogan. Nel complesso, è davvero una buonissima serie, che non raggiunge di certo i ranghi di una delle più grandi serie horror di tutti i tempi, ma offre di base un concetto interessante, ottimi personaggi e una narrazione avvincente.
Insomma se ancora non avete avuto l’opportunità di vedere The Strain e state pensando di farlo, vi assicuro che non sarebbe una cattiva idea, particolarmente se siete amanti del genere horror, perché per quello garantisce il maestro Guillermo del Toro.