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The Strain, il gioiello nascosto di Guillermo Del Toro

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Avete mai sentito parlare di The Strain? Forse no. Sembra incredibile, ma un vero gioiello è passato pressoché sotto silenzio fra i serie tv addicted italiani. Anche se lo show è nel catalogo Disney+. Ebbene, se non l’avete visto, vi consigliamo caldamente di recuperarlo, perché, soprattutto per gli appassionati di horror e sovrannaturale, questa è una serie assolutamente imperdibile.

Ma di cosa parla The Strain?

L’argomento vi sembrerà inizialmente assolutamente banale. Lo show, infatti, parla di vampiri. E qui, leggendo, tirerete tutti in sospiro. D’altronde è vero, esistono moltissimi prodotti cinematografici e televisivi che trattano l’argomento. Ma il punto è che The Strain lo fa in maniera assolutamente originale.

The Strain

Sembrerebbe impossibile trattare un argomento esplorato in qualunque modo possibile e immaginabile senza che risulti banale. Eppure la serie ci riesce alla perfezione. Forse, uno dei motivi è che lo show è firmato anche da Guillermo Del Toro. Il geniale regista e sceneggiatore messicano, si sa, è appassionato di fantasy, horror e occulto. Non a caso la sua opera prima, Cronos, è ispirata a un racconto di Edgar Allan Poe. Ma si capisce fin da subito che The Strain è un prodotto in cui ci ha davvero messo il cuore. Innanzitutto, è tratta da una trilogia di romanzi scritta dallo stesso Del Toro insieme a Chuck Hogan, altro creatore della serie. La trilogia, intitolata Nocturna, è stato il primo lavoro letterario di Del Toro e si è rivelato un progetto probabilmente molto più ambizioso di quanto egli stesso pensasse. Dai romanzi, intitolati La Progenie, La Caduta e Notte Eterna sono poi nati dei fumetti pubblicati da Dark Horse Comics, il più grande editore di fumetti indipendente degli Stati Uniti. Da lì alla serie tv effettiva il passo è stato breve.

La storia di The Strain comincia come un qualunque film catastrofista: un aereo atterra all’aeroporto JFK in piena notte, carico di passeggeri. C’è un enorme problema, però: l’aereo non sembra dare segni di vita alla torre di controllo. Fermo sulla pista, con i motori spenti, ha tutte le tendine degli oblò abbassate. Sembra quasi la carcassa di un animale morto, gelido e immobile. E infatti, al suo interno, tutti i passeggeri sono morti. E in modo estremamente misterioso. A una prima occhiata, sembra che una forza superiore si sia materializzata fra loro, depredandoli di ogni soffio vitale.

Il caso è talmente strano che viene contattato un celebre epidemiologo, Ephraim Goodweather, che si reca sul posto insieme alla partner Nora Martinez e al collega Jim. Non sembrerebbe che ci sia traccia di virus all’interno dell’aereo, ma parecchie cose non tornano. Innanzitutto, non c’è traccia di sangue. Solo delle strane secrezioni visibili agli ultravioletti, che sembrerebbero ammoniaca. Inoltre, fra il carico del velivolo risulta una misteriosa cassa di legno, enorme e finemente intagliata, della quale non si riesce a rintracciare il proprietario.

La cassa misteriosa si rivela poi essere piena di terra. Non vi ricorda nulla?

Se ci pensate bene, nel romanzo Dracula di Bram Stoker, dal quale è stato tratto l’omonimo film di Francis Ford Coppola, come è arrivato Dracula a Londra? Esattamente, in una cassa piena di terra. Naturalmente, essendo l’Ottocento, il mezzo con cui il Re dei Vampiri si è spostato era un veliero. In questo caso, persino lui ha deciso di concedersi qualche tocco di modernità.

Il punto è che il Re dei Vampiri di The Strain è molto diverso da quello dell’iconografia classica. Non è affascinante, non ha sembianze propriamente umane. Sembra essere una creatura vomitata direttamente dall’Inferno. Il Padrone, così viene chiamato, è un essere gigantesco, pelato, senza naso, pallidissimo e con pupille di un rosso incandescente. Inoltre, come tutti i vampiri, succhia il sangue. Ma il modo in cui i vampiri di The Strain bevono sangue umano è del tutto inusuale. Le creature, infatti, presentano una specie di “tubo” che fuoriesce dalla bocca, lungo e dotato di appendici in grado di perforare pelle, muscoli e vasi sanguigni.

The Strain

Ciò che rende The Strain incredibilmente originale è dunque questo: non solo dipinge i vampiri come dei veri e propri animali predatori, ormai privi di qualunque fascino umano. Ma cerca persino di fornire una loro descrizione scientifica.

Il Vampirismo di The Strain è dipinto come una sorta di epidemia. Gli uomini che vengono contagiati perdono la loro anima e diventano solamente degli involucri vuoti, pronti a ospitare il nuovo “ospite”. Quest’ultimo è costituito da un cumulo di vermi bianchi, che si riproducono di secondo in secondo, infestando il corpo e modificandone la struttura genetica. Gli Strigoi, così vengono chiamati i vampiri, sono privi di personalità, intelligenza e libero arbitrio. A meno che il Padrone non voglia loro concedere questi privilegi.

Insomma, si può dire quindi che The Strain fornisce una versione del vampirismo decisamente diversa da quella classica. Prendiamo i vampiri di Castlevania, per esempio. Nonostante sia una serie splendida, lo show targato Netflix veicola un’idea di vampiro tutt’altro che spiacevole. Sono bellissimi, affascinanti, dotati di forza sovrumana e altri simpatici superpoteri. Guardando la serie, quasi verrebbe voglia di essere come loro. Invece, guardando The Strain, ti rendi conto che il vampirismo è una maledizione che non augureresti neppure al tuo peggior nemico.

Altra peculiarità che accresce il fascino di The Strain: la sua incredibile attualità.

Essendo il vampirismo trattato come un’epidemia, si ha modo di osservare tutti gli effetti che una pandemia globale può avere sul mondo. Quando il misterioso morbo comincia a girare per New York, infatti, si cominciano ad adottare misure di sicurezza quali coprifuoco, precauzioni igieniche aggiuntive e mascherine. Considerando che la serie è del 2014 noi, spettatori reduci dal lockdown osserviamo allibiti le strade della città che si svuotano dopo le nove di sera e ascoltiamo con ancora maggior sconcerto gli annunci che pregano le persone di fare attenzione agli assembramenti e all’igiene.

È quasi impressionante come una serie che parla del sovrannaturale abbia precorso i tempi in maniera così precisa e puntuale. E noi spettatori non possiamo fare altro che condividere la stessa ansia dei protagonisti, costretti a vivere in una città che si immerge sempre più in un clima post apocalittico.

Ennesimo punto di forza dello show: i protagonisti e i villain.

The Strain

Non è infrequente che ci siano serie tv di alta qualità, ma che peccano nella resa di qualche personaggio. Anche i migliori sbagliano ed è capitato che guardando il nostro show preferito abbiamo storto il naso davanti a un palese e fastidioso out-of-character. Bene, questo in The Strain non accade mai. Nonostante sia uno spettacolo corale, con vari personaggi e diverse storyline che si intrecciano, non c’è mai uno scivolone o una nota stonata. Con tutte le loro mille sfaccettature, i personaggi sono sempre coerenti con loro stessi. E questo non significa che siano piatti, o che non subiscano una evoluzione. Anzi. A volte, superficialmente, si può pensare che alcuni comportamenti siano estremamente contraddittori. Ma osservando con maggiore attenzione, ci si rende conto che le apparenti incongruenze dei personaggi, altro non sono che quelle che abbiamo noi, come esseri umani. Prendiamo per esempio la splendida Dutch, hacker incaricata dal Padrone e dal suo scagnozzo, Thomas Eichhorst, per far saltare internet in tutta New York. La donna ha una vita personale decisamente complicata e nel corso della serie compie un sacco di scelte avventate. In più di un’occasione la vediamo essere convinta di una cosa, per poi cambiare idea all’ultimo minuto.

Dutch ha provato ad amare e odiare una persona con la medesima intensità. È capace di allontanare qualcuno insultandolo per poi tornare sui suoi passi. Può uccidere a sangue freddo, ma anche tagliarsi un braccio per salvare le persone a cui tiene. Tutto questo è davvero così incoerente? In realtà no. Sono tutti atteggiamenti di una persona passionale, impulsiva, impetuosa. Anche egoista, certo. Ma bella proprio perché autentica, con tutti i suoi pregi e difetti. E lo stesso vale per tutti i protagonisti della serie. Abbiamo Abraham Setrakian, anziano antiquario scampato all’Olocausto. Fin dai primi minuti in cui compare possiamo capire di avere davanti a noi un personaggio a dir poco monumentale. Nella prima scena a lui dedicata, l’uomo si trova dietro al bancone del suo negozio. Improvvisamente, entrano due ragazzi con l’aria da teppisti di strada. Uno dei due cerca di vendere a Setrakian un orologio, ma, approfittando di un momento di distrazione, allunga la mano nel tentativo di rubare l’incasso. Il vecchio, con una mossa fulminea, lo afferra per la mano e gli punta un coltello proprio sull’arteria. Terrorizzati i due bulli, li fa fuggire a gambe levate, congedandoli con un “C’è altro che posso fare per voi stasera, signori?“.

Se state cercando ingressi in scena gloriosi, quello di Abraham Setrakian merita di entrare nella top ten. E vi garantiamo che questo personaggio, come tutti gli altri della serie, non fa che migliorare nel corso del tempo. Così come il villain principale dell’anziano protagonista, Thomas Eichhorst. Quest’ultimo è un vampiro e il servo più fedele del Padrone, che gli ha concesso autonomia di pensiero. La creatura, dunque, non è un semplice involucro, ma nonostante il vampirismo ha mantenuto la sua mente e i suoi ricordi. Durante la Seconda Guerra Mondiale, Eichhorst era uno dei più temibili generali delle SS e operava nel campo di concentramento di Setrakian. I due sono uniti da un legame di odio morboso e ossessivo, che va avanti da oltre mezzo secolo. Nonostante la sconfitta del Padrone per Setrakian sia un’ossessione, il suo vero rivale è Eichhorst. Il loro è un sadico gioco al gatto con il topo, che provoca sommo piacere all’ex generale nazista. Al punto che non si dimentica mai di umiliare il vecchio chiamandolo non per nome, ma con il numero identificativo del campo di concentramento. E non senza un sorrisino soddisfatto sulle labbra, come quello di un gatto che si lecca i baffi prima di bere il latte.

Ma questi sono solo alcuni degli straordinari personaggi che popolano l’universo narrativo di The Strain.

Francamente, per analizzare tutti i meravigliosi personaggi della serie servirebbe un vero e proprio saggio. Cosa che non sarebbe possibile, anche perché ci sarebbero degli inevitabili spoiler. E il nostro obiettivo è invogliarvi a guardare la serie, non certo a scoraggiarvi con delle rivelazioni assolutamente fuori luogo. Quindi, bando agli indugi. Se siete dei fan del sovrannaturale, ma anche della poesia che può scaturire dal dramma e dalla pura bellezza dell’umanità, questa è la serie che fa per voi.

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