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Il vero plot twist di The Undoing è non avere plot twist

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ATTENZIONE: all’interno dell’articolo sono presenti spoiler su The Undoing

La serie HBO con Hugh Grant e Nicole Kidman è stata una delle più seguite di questo inizio 2021. Un prodotto ben fatto, con un format breve ma intenso, delle interpretazioni davvero di altissimo livello e un’ambientazione perfettamente coerente con il mood della storia. La vicenda ruota attorno a un omicidio che si consuma a New York, una città spesso immortalata nella sua veste grigia, stratificata, che ingloba in sé mille contraddizioni. Lo scintillio di Manhattan incontra le luci fioche e sommesse degli appartamenti al piano terra, quelli sulla strada. E subito si genera una commistione di strati sociali che si incontrano quasi per caso. Un contrasto atipico, velatamente suggerito, che lascia presagire un punto di rottura, uno strappo, una deviazione.

La famiglia Fraser è una famiglia felice. Grace e Jonathan incarnano il volto pulito della New York di successo, quella che ce l’ha fatta con le proprie forze, quella che ha saputo conquistarsi una posizione. Il lavoro, la casa, l’educazione del figlio, le cene di gala. Tutto sembra svilupparsi all’interno di una bolla dorata che è destinata a esplodere da un momento all’altro. E in effetti è così che vanno le cose. La giovane Elena, la mamma di un compagno di classe di Henry Fraser, viene trovata morta nel suo studio, brutalmente uccisa da un assassino che si è poi dileguato nella notte, facendo perdere le sue tracce. La stessa notte sparisce anche Jonathan, nessuno riesce più a rintracciarlo. Grace è spaventata e angosciata, ma il vero tormento inizia nel momento in cui la polizia si presenta a casa sua e comincia a farle domande su Elena e su suo marito.

La finzione si spegne all’improvviso, risucchiata da una realtà brutale che assorbe tutte le inquietudini di una donna rimasta sola con i suoi tormenti. Sola, al centro di un castello di dubbi che si fa via via più intricato e buio.

The Undoing è un thriller che sa maneggiare molto bene l’angoscia dei personaggi e degli spettatori. Sa entrarti nella testa, tenerti col fiato sospeso. Ma incide ancor di più con forza su quell’area della psiche in cui si annidano i dubbi e si mascherano le sensazioni. Vi avevamo già detto come uno degli elementi chiave del successo della serie sia stato proprio il non avere un colpo di scena vero e proprio. O meglio: il non avere un colpo di scena diventa il vero colpo di scena. Sembra un ragionamento contorto, ma non lo è. Già all’inizio, infatti, disponiamo di diversi elementi per tentare di abbozzare una soluzione del caso: Jonathan è l’ultima persona ad aver visto Elena e, la notte stessa della sua morte, scompare nel nulla e fa perdere le proprie tracce. Un atteggiamento quantomeno ambiguo, che deve per forza celare una verità scomoda.

Man mano che la narrazione va avanti, scopriamo che quel marito all’apparenza così amorevole e irreprensibile, qualche piccolo difetto ce l’ha. Jonathan e la vittima dell’omicidio avevano una relazione extraconiugale. Il dottor Fraser ha mentito a sua moglie, ripetutamente. Ha nascosto un segreto importante. Ha mostrato il suo lato più buio, quello capace di fingere, di indossare con scioltezza una maschera, di celare la sua natura manipolatrice. Il dubbio che l’assassino possa essere stato proprio lui ci accarezza per un po’. E però lo accantoniamo, lo sopprimiamo. Ci diciamo che la verità sta da tutt’altra parte. Che il sadico assassino di Elena non può essere certo Jonathan Fraser.

Allora ci sforziamo di individuare il vero colpevole, ci immergiamo nella ricerca della verità, che non può certo essere così banale, così scontata.

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Joe Mendoza, il marito della vittima, sembra essere l’indiziato numero uno, ma ha un alibi e le prove che pian piano emergono ci portano a capire che non può essere stato lui ad uccidere la donna. E allora chi? Il campionario di personaggi su cui puntare l’indice non è vasto. Eppure noi arriviamo a dubitare di ciascuno di loro, persino del giovane Henry, che avrebbe potuto avere un movente abbastanza credibile per far fuori l’amante di suo padre. Ma la verità è che tutto è già abbastanza chiaro, bisogna solo tirar fuori la forza per mettere insieme i pezzi.

The Undoing sa smascherare con maestria le finzioni. Non solo quelle dei personaggi, ma anche le nostre. È indicativo ad esempio come la stessa Grace, imprigionata per una vita nella menzogna, riesca ad arrivare prima di noi alla verità. Il quinto episodio ci fornisce tutti gli elementi per svestire la finzione anche dell’ultimo alone di dubbio che ci è rimasto. Jonathan è un sociopatico, è la madre stessa ad ammetterlo. E non è più credibile nessuna altra opzione. Eppure, dobbiamo arrivare esattamente alla fine per accettarlo definitivamente. Dobbiamo ascoltare la confessione uscire dalla sua stessa bocca per crederci davvero. Dobbiamo guardare gli occhi spiritati, da folle, per giungere finalmente ad abbracciare la verità.

Quel dubbio che all’inizio della storia ci aveva solo sfiorato, trova la sua risposta. Ma perché non abbiamo voluto dargli ascolto? Perché abbiamo preferito trascurarlo, nonostante fosse quello più fondato?

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The Undoing funziona bene proprio perché sa trascinarci di forza nell’illusione in cui è precipitata Grace. L’illusione di una felicità artificiale, costruita sulla menzogna. L’illusione di un padre modello, di un marito premuroso, di un professionista serio, di un uomo che salva la vita ai bambini. Per noi spettatori il siparietto della famiglia felice dura solo un episodio, eppure non riusciamo a scrollarci di dosso quella bugia, quell’illusione neanche troppo convincente. Perché?
Perché la verità fa male ed è squallida, orribile. Anche quando è così lapalissiana, così chiara che sarebbe stupido non vederla. The Undoing scommette sul nostro cumulo di certezze ben calcificate. Ci si arrampica su e poi lo disgrega dalle basi, lo disintegra.

È uno strappo inferto sul dorso dei nostri convincimenti più radicati, per questo è così difficile da accettare. Ed è in questa direzione che si inserisce il vero colpo di scena della serie: la cosa più difficile da sopportare è che le nostre convinzioni, le nostre certezze, abbiano un debito con la menzogna, siano costruite attorno a una bugia. Guardarla all’improvviso, quella bugia, averla avuta sempre sotto gli occhi senza mai vederla veramente, è la più sconvolgente di tutte le verità. E The Undoing lo sa. Per questo non ha bisogno di impressionarci con un plot twist sensazionale, tirato fuori dal cilindro. È sufficiente rompere qualcosa dentro di noi, non pescare un espediente narrativo fuori di noi. In questo senso, l’assenza di un vero colpo di scena è essa stessa il colpo di scena. E funziona.

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