Attenzione: evita la lettura se non vuoi imbatterti in spoiler di The Veil
A fine aprile del 2024, su Hulu, sbarca un nuovo thriller che promette non solo tensione ma anche spionaggio, intrighi e anche un pizzico di femminismo. In Italia la possiamo vedere su Disney+ (e non è sola, qui le serie da recuperare sulla piattaforma), si chiama The Veil e il volto protagonista lo conosciamo molto bene. Elisabeth Moss, che i veterani della serialità riconoscono dalla magnifica Peggy Olson di Man Men, è Imogen (che è, ovviamente, un nome in codice). Quest’ultima, agente astuta dell’MI6 inglese, è una donna con un passato strano e complesso, turbolento e intrigante. Il compito è quello di scortare una presunta capitana dell’ISIS fino a Parigi, dove i servizi segreti francesi e quelli statunitensi la aspettano per interrogarla e per capire se davvero è chi pensano. Imogen, che è molto più scaltra di tutti loro, manda avanti le sue indagini personali, cercando di leggere la donna che le è accanto per tutto il viaggio e, nel mentre, legandosi a lei in maniera quasi indissolubile.
The Veil, infatti, non è solo una spystory che regala ciò che promette, ma è soprattutto l’intricato gioco di potere che si delinea tra le due donne.
E che rende tutta la serie molto più interessante e avvincente.
Elisabeth Moss, per il ruolo di Imogen, è perfetta. Non solo perché la sua Offred di The Handmaid’s Tale le ha insegnato cosa significa il thriller, la palpitazione, l’intrigo. Soprattutto, è perfetta perché ha un volto riconoscibile, freddo e quasi distaccato. Il che la rende un’ottima protagonista in una storia in cui i segreti sono al centro di tutto. The Veil, infatti, si delinea come thriller ma ciò che ci resta più impresso, alla fine, è il modo in cui Steven Knight (che conoscerete senz’altro per aver diretto ed ideato Peaky Blinders) porta avanti una storia di passione, solidarietà e femminismo. Il tutto senza mai farcelo notare troppo, inserendo questi temi in maniera certosina, nei dettagli.
Elisabeth Moss, che nella sua carriera ha sempre interpretato delle donne quantomeno complesse, si rispecchia perfettamente nel ruolo di Imogen.
Che non è solo una donna indipendente e furba, è soprattutto una donna complicata, fallibile e imperfetta. Ma ne è consapevole ed è molto brava a sfruttare tutto ciò a suo favore. Imogen, in The Veil, è il fulcro della storia ma è anche colei che permette ad un’altra donna di entrare in quel fulcro. The Veil è femminista, soprattutto perché ciò che racconta è la consapevolezza.
Come si diceva, Elisabeth Moss è stata Peggy Olson, la segretaria di Don Draper in Mad Men. Lo stesso personaggio che ha saputo ribaltare i ruoli di genere, nella narrazione della serie, ma non solo. La sua Peggy, infatti, rimane una protagonista iconica nel mondo della serialità (e per molti aspetti non è l’unica). Ma i più, probabilmente, la conoscono per aver interpretato uno dei ruoli più difficili del piccolo schermo, Offred. The Handmaid’s Tale, tratta dall’omonimo libro di Margaret Atwood, è una delle storie più complicate e di difficile comprensione che si siano mai viste (qui per la nostra recensione). Ma è anche una storia necessaria, distopica e fondamentale. Elisabeth Moss ha saputo, in questo, mettersi in gioco con tutta se stessa. Lasciandoci, peraltro, un’interpretazione difficile da dimenticare. Incarnando perfettamente la protagonista descritta nel libro. Una donna costretta, come tante altre nel regime teocratico di Gilead, a procreare per una famiglia che non è la sua.
Un ruolo, quello di Offred, che di sicuro forgia Elisabeth Moss alla narrazione thriller ma anche alla sua stessa gestione.
In The Veil, infatti, uno dei punti cardine è proprio la sua bravura nel gestire i momenti critici, quelli con più suspence, con più risentimento. Quelli che creano l’intera serie, intervallati da momenti di assoluta tenerezza, gestita con freddezza e lucidità.
Al fianco di Yumna Marwan, attrice libanese che interpreta la presunta dissidente Adilah, Elisabeth Moss riesce a risaltare perfettamente la storia ideata da Steven Knight. Il quale, lo sappiamo, ha uno stile asciutto e molto diretto, non ama i mezzi termini e usa il realismo come un’arma ben congeniata. Le due donne, che hanno dei ruoli chiave, intraprendono un viaggio inusuale. Che inizia con una serie di menzogne ma che finisce con una realizzazione importante. Imogen, fingendosi un’operatrice di un’ ONG, porta Adilah a fidarsi di lei. O almeno così crede. Adilah, per parte sua, ha molti segreti da nascondere a Imogen ma è bravissima a confonderli con i sentimenti. E a creare, quindi, un forte dubbio nello spettatore.
Steven Knight, infatti, all’inizio gioca molto con uno strano equilibrio di potere che si crea tra le due donne, dovuto soprattutto a ciò che c’è di non detto. Il segreto, la parte nascosta, è ciò che fa sì che le due donne si riconoscano tra loro.
Entrambe in bilico, entrambe all’erta, entrambe a rischio. Sarà proprio questa strana connessione a legarle in maniera indissolubile. Nella menzogna, le due trovano un rapporto sincero solo l’una con l’altra.
The Veil è l’occasione che Elisabeth Moss può sfruttare per slegarsi dai suoi ruoli più iconici ma senza perderli davvero, portandoli con sé. Per creare una prova attoriale ottima ma soprattutto convincente. Steven Knight, in The Veil, crea un fronte maschile e uno femminile, facendoli muovere in parallelo ma sempre su due piani di consapevolezza diversi. Da una parte le due donne, scaltre, impavide e custodi di segreti enormi, coalizzate. Dall’altra gli agenti Malik e Charles, rispettivamente francese e statunitense, che non sanno convivere, nemici senza alcun motivo, incapaci di comprendere le donne con cui hanno a che fare.
In questo gioco tra ironia e potere, Elisabeth Moss guida il fronte femminile mettendosi in gioco in un ruolo che sembra lontano da lei ma che risulterà esserle molto più familiare di ciò che si possa pensare.
Il ruolo di Imogen in questo caso le è congeniale perché le permette di mostrare un lato più oscuro e più opaco, un lato meno empatico. Pur avendo sempre interpretato delle donne forti e risolute, e quindi anche imperfette, Elisabeth Moss ha sempre utilizzato dei ruoli che attirassero un minimo di empatia, di compassione e di comprensione. La sua Imogen, invece, è controversa e anche piuttosto cattiva.
Non più Peggy Olson, per la quale tifavamo in maniera spassionata, né Offred (o June), per la quale provavamo compassione. Questa volta il thriller di Steven Knight, The Veil, porta Elisabeth Moss a essere quel personaggio borderline. Quello di cui non sappiamo cosa pensare, che sa essere spietato ma anche tenero. Imogen porta l’attrice a spingersi oltre, rimanendo ben salda alle sue radici. Perché nella sua Imogen c’è Peggy e c’è anche Offred, ma non nel modo in cui penseremmo. Le ritroviamo nella tensione, nella lungimiranza, nella ribellione e anche nella freddezza e nella razionalità della spia inglese.
Elisabeth Moss, in The Veil, riesce nell’impresa di consolidarsi al genere thriller, grazie alla sua ironia e alla sua bravura nel gestire i momenti di tensione.
Se nel rosso del vestito di Imogen, nell’ultima puntata di The Veil, ci vediamo Offred, il problema è solo nostro. Elisabeth Moss si distacca completamente da quel ruolo e in The Veil riesce a far trapelare un lato di sé e della sua attorialità assolutamente inedito, che riesce a mantenere un saldo legame con la sua carriera e il suo passato. The Veil, thriller psicologico da recuperare, consacra Elisabeth Moss in quello strano olimpo di attori che hanno l’abilità di rimanere fedeli a se stessi, reinventandosi in modi sempre diversi.