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The Walking Dead: The Ones Who Live – La Recensione: nessuno si lascia indietro

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Ci ho provato. Sappi che ci ho provato.”: poche parole, semplici, pronunciate da una voce familiare. La prima volta è inquadrato di spalle, gli vediamo solo i capelli; ma oltre alla sua voce ormai, dopo così tanti anni, riconosciamo anche quelli. L’inquadratura si allarga accompagnata dalla voce di un servizio televisivo, e poco dopo vediamo anche quello. È successo qualcosa di tragico, le riprese mostrano e raccontano solo distruzione. Vediamo un telefono spento, non funzionante chissà da quanto tempo, e sullo schermo vediamo il volto di una donna che conosciamo bene: è Michonne. Poi finalmente, in un riflesso, vediamo anche il suo. Rick Grimes è vivo, Rick Grimes è tornato: The Walking Dead ormai è finita, ma The Walking Dead: The Ones Who Live lo ha riportato da noi.

È con queste immagini che si apre l’ultimo spin-off del franchise di The Walking Dead nonché suo terzo sequel, dopo quelli dedicati a Maggie e Negan (Dead City) e a Daryl (Daryl Dixon). Miniserie in 6 puntate distribuite tra febbraio e marzo 2024 negli USA e giunte in Italia su Sky Atlantic il 30 dicembre, The Walking Dead: The Ones Who Live racconta le storie di Rick e Michonne tra i 5 e gli 8 anni dopo l’esplosione del ponte che aveva fatto credere al gruppo che Rick fosse morto. Non lo era, e questo noi lo sapevamo già. Ma sotto sotto lo sapeva anche Michonne. La serie racconta chi i due sono diventati, e i numerosi tentativi fatti per ricongiungersi in un mondo ostile.

Se non volete conoscerne l’esito, questo è il momento di mettere fine alla vostra lettura. In caso contrario, benvenuti nella recensione di una serie che mi è inaspettatamente piaciuta, e pure parecchio.

La trama (per quanto possibile sintetica e senza spoiler) di The Walking Dead: The Ones Who Live

Andrew Lincoln è Rick Grimes in The Walking Dead: The Ones Who Live
Credits: AMC Studios

Parecchi anni sono passati dall’ultimo incontro tra Rick e Michonne, anni che hanno visto i due protagonisti affrontare di tutto senza mai perdere la fiducia sulla sopravvivenza l’uno dell’altra. Spoiler: avevano ragione. Rick è stato recuperato dopo l’esplosione del ponte da una non amichevolissima Jadis/Anne che lo ha portato dritto alla Repubblica Civica Militare (CRM). È un designato, obbligato a lavorare per 6 anni nella zona periferica a difesa della Repubblica prima di poter vivere la sua vita in città. Dalla Repubblica, però, non può uscire. Nessuno può farlo. Ci prova più e più volte, altrimenti non sarebbe Rick Grimes, ma a ogni tentativo corrisponde un fallimento. Arriva addirittura a tagliarsi di netto una mano per provare a scappare, per poter tornare da Michonne, ma viene prontamente riportato indietro.

Quando gli viene proposto dal tenente colonnello Okafor di entrare a far parte dell’esercito del CRM per provare a cambiarlo dall’interno, Rick vede nella proposta un’ultima via di fuga. Dopo aver provato a scappare di nuovo senza successo, però, comincia ad adeguarsi alla sua nuova vita, facendo carriera nei ranghi militari per provare – appunto – a costruire un mondo migliore a modo di qualcun altro, ma pur sempre in qualche modo. Ma durante una missione insieme a Okafor, il suo elicottero viene abbattuto e il tenente colonnello viene ucciso. Rick sopravvive, pronto a sconfiggere chiunque sia il responsabile dell’attacco. Pronto, sì, ma solo fino al momento prima di scoprire di chi si tratta davvero.

Inaspettatamente, dopo anni di tentativi andati a vuoto, Rick si trova avanti proprio Michonne.

Michonne che ne aveva fatti altrettanti, di tentativi. Michonne che non aveva mai smesso di sperare, anzi, di credere che Rick fosse ancora lì da qualche parte. Dopo aver dato alla luce suo figlio RJ e dopo aver cresciuto lui e Judith ad Alexandria, il bisogno sopito di andare a cercare Rick era diventato di nuovo impellente. E allora eccola lì di nuovo in giro, anche se il mondo di The Walking Dead: The Ones Who Live è tutto fuorché un posto sicuro. Per Michonne però questo non è mai stato un problema, e l’unica cosa che riesce a vedere è il suo obiettivo: riportare a casa l’amore della sua vita, il padre dei suoi figli, l’Uomo Coraggioso che RJ non ha mai potuto conoscere.

Michonne in una scena di The Walking Dead: The Ones Who Live
Credits: AMC Studios

Per riuscirci deve superare più di un ostacolo lungo il cammino. Uno tra tutti, un’esplosione che le brucia i polmoni e la costringe a un anno di convalescenza. Un bombardamento provocato proprio dal CRM, un po’ il suo marchio di fabbrica. Michonne ancora una volta si riprende, perché non sono i vaganti quelli che davvero non muoiono mai. Ma a ogni azione corrisponde una reazione, e la sua va a colpire proprio l’elicottero sul quale viaggia Rick. Mai condizione fu più casuale, violenta e contemporaneamente fortunata. Lo scontro tra i due si trasforma nell’incontro più desiderato, voluto, cercato di sempre. Otto anni, otto lunghi anni dopo l’ultima volta, Rick e Michonne sono di nuovo insieme. Eppure ritrovarsi non è semplice, e non è che l’inizio.

Le prime due puntate di The Walking Dead: The Ones Who Live sono fondamentali.

Ci permettono di sapere cosa è successo in tutti questi anni, quali sono stati gli sviluppi dei personaggi, cosa hanno vissuto, pensato, provato. Sono però le quattro puntate successive quelle nelle quali la serie prende davvero vita propria. Una vita che funziona perché riesce a trovare il giusto compromesso tra il distacco e l’unione con la serie madre. The Walking Dead: The Ones Who Live si presenta fin da subito per quel che è: molto più di una storia di vaganti. L’ostilità, come anche la serie madre ci aveva insegnato, non sta tanto in loro quanto nelle persone che sono rimaste. E le persone in questione, l’esercito del CRM, hanno una visione ben precisa del mondo che vogliono creare.

Ritrovarsi per Rick e Michonne è già stato difficile, ma ancora di più lo è uscire da una città che fa della sicurezza e della segretezza il suo motto. Una città nella quale non vogliono vivere e che può facilmente minacciare l’incolumità dei loro figli soprattutto a causa di Anne, ormai già carta conosciuta. Il focus post-apocalittico della serie si distacca dunque facilmente da quello della lotta tra la vita e la morte, per diventare una contrapposizione tra visioni del mondo. È più giusto voler mettere al sicuro la propria famiglia o cercare di migliorare l’intera umanità? È giusto sacrificare centinaia, migliaia, milioni di persone per costruire un mondo più duraturo per se stessi? In un mondo pieno di morte, ha ancora senso puntare sull’amore?

Rick Grimes è il protagonista di The Walking Dead: The Ones Who Live
Credits: AMC Studios

La risposta a questa domanda è un grandissimo sì, e Michonne questo lo dice chiaro e tondo.

L’amore è praticamente il carburante che mette in moto The Walking Dead: The Ones Who Live: senza l’amore tra i protagonisti la serie non esisterebbe. Ma l’amore è anche ciò che fa aprire gli occhi a Rick e Michonne in modo uguale e contrario, facendogli trovare un punto d’incontro non scontato dopo anni che per forza di cose li hanno resi persone diverse da quelle che erano. L’amore per Michonne e per i suoi figli convince Rick a capire che tornare a casa può essere la scelta giusta, mettendo da parte la paura di perderli definitivamente e che loro muoiano per colpa sua. Lo stesso amore fa capire a Michonne che tornare a casa non basta, se ciò che c’è attorno – leggi il CRM – non fa che disseminare minacce per la sua famiglia e l’umanità intera.

E se posso permettermi un momento di dolcezza, questo amore è ciò che crea i momenti più emotivamente impattanti della serie anche per noi spettatori. Il ricordo di Carl, rivederlo bambino e poi giovane, ancora vivo, con il cappello perennemente sulla testa e lo sguardo dolce e forte che lo ha sempre caratterizzato, spacca un po’ i cuori dei fan di vecchia data. O di certo ha spaccato il mio. Rivedere padre Gabriel e la sua fede, ritrovare anche se in pochi flash i volti di Daryl, Maggie, Negan, Carol è la risposta giusta al bisogno della serie di trovare un legame con The Walking Dead, un legame che se non è stilistico è certamente emotivo. E anche tecnico, devo dire, perché le inquadrature e la temperatura colore della serie madre sono ancora lì, esattamente dove le avevamo lasciate.

E adesso, come fare un punto finale per questa serie senza fare troppi spoiler?

Credo che solo una frase possa venire in mio aiuto in questo momento: nessuno si lascia indietro. In una serie che fa della contrapposizione tra modi di vedere il mondo il suo marchio di fabbrica, questa frase è certamente ciò che guida i nostri protagonisti. Lo fa sempre, nelle piccole scelte da compiere sul momento e in quelle grandi, anzi che dico, enormi relative alla possibilità o meno di tornare a casa ma anche, soprattutto, di sopravvivere. Se c’è una cosa che gli anni non hanno cambiato è proprio questa, lo spirito di sacrificio che da sempre caratterizza Rick e Michonne. Non solo due protagonisti: due prescelti. Ma due prescelti, che insieme, nessuno può fermare.