Eccoci qui per la recensione della nuova puntata di The Walking Dead 10×06. Questo episodio ha visto protagoniste quattro storyline all’apparenza slegate tra loro ma che con il tempo potrebbero dimostrarsi più che concatenate. Tutte sembrano puntare in un’unica grande direzione, cioè quella dello scontro finale con Alpha.
Carol e Daryl hanno rapito un sussurratore, Negan è stato accettato da Alpha, l’epidemia causata da Gamma ad Alexandria sta divagando e Eugene potrebbe aver trovato una via d’uscita a cui puntare dopo gli scontri.
Eccole qui, le quattro carte che predispongono totalmente il tavolo agli ultimi due episodi della prima metà di stagione.
La prima storyline che ci viene presentata è quella di Carol e Daryl. La donna, ancora alla ricerca della sua vendetta personale sta continuando a perseguire un suo piano ben studiato. Un piano che, a quanto pare, non merita di essere condiviso totalmente con nessuno, nemmeno con Daryl. Un piano che, come ben sappiamo, causerà delle perdite e quindi dei sensi di colpa.
Dal canto suo l’uomo-balestra (cit.) non può che seguirla e starle accanto, palesemente combattuto tra l’affiancarla nella sua missione personale e tra il riportarla indietro per farla ragione. I due ormai si conoscono fin troppo bene, Daryl sapeva che Carol non sarebbe tornata indietro o che avrebbe trovato un altro modo per fare ciò che voleva quindi decide di seguirla e aiutarla proponendo alcune semplici regole. Cerca di capire le sue vere intenzioni, di smascherarla trovando la pistola , di farla allontanare nel momento in cui si trovano troppo vicini all’orda.
Ma si tratta di Carol, una donna che ha perso un altro figlio e che per una volta ha l’occasione di vendicarsi. Una donna che conosce la preziosità dell’aiuto di Daryl e la sua caparbietà. Sa che non può rimandarlo ad Alexandria, né tanto meno rinunciare ad un alleato così importante e capace di cavarsela in qualunque contesto.
Mente Carol si prepara a partire per uscire da Alexandria la vediamo raccattare tutte le cose utili alla causa. Solo alla fine, mentre sta varcando la soglia della stanza, si volta indietro a cercare la pistola. “Ci sono ancora delle munizioni”, ma forse non è l’arma migliore per il suo nuovo piano. Quel cassetto e quella pistola sepolta però assumono un significato molto più importante nel momento in cui Carol sceglie di tornare indietro e aprirlo. E’ come se uscendo avesse la netta sensazione di dimenticarsi qualcosa, o la paura di scordare il vero obiettivo: vendicare Henry, uccidere Alpha.
Quella pistola poi non viene trovata da Daryl, così come non viene trovata la fascetta per catturare il sussurratore, quindi nemmeno noi possiamo sapere se Carol abbia preso la decisione di portarsela dietro oppure no. L’altro simbolo della loro storyline è senza dubbio la doppia ghianda. Oltre a ricordarci il braccialetto della 10×01 e oltre ad esser interpretato dagli stessi personaggi come portafortuna, quel semplice oggetto diventa qualcosa in più. Le parole che lo accompagnano “be safe” (fa sempre male sentire quella frase) e “abbiamo la fortuna dalla nostra parte” accordano il significato più profondo di un legame che non può spezzarsi nemmeno davanti al rischio della propria vita o a sotterfugi e ideologie diverse.
Daryl viene messo alla prova “o siamo abbastanza o non lo siamo“ e accetta, seppur molto consapevole del rischio, di seguire Carol oltre il confine. Lo fa non perché pensa sia la cosa giusta, ma perché non può permettere a se stesso di far combattere in questa battaglia Carol da sola. Lo fa perché, pur mettendo a rischio le comunità e il loro precario equilibrio, sa che Carol è parte integrante di quei gruppi. E questo è ancora più importante quando si ritrova a spezzare il collo ad un vagante molto simile a Carol ed è costretto a cospargersi delle sue interiora per sopravvivere. Quindi.. “con un piano così stupido tanto vale che andiamo noi” perché solo insieme possono uscirne vivi, sia dallo scontro con Alpha, sia dallo scontro con il proprio dolore.
La seconda storyline è senza dubbio quella di Negan e il suo diventare parte del branco di Alpha. Le sue intenzioni (esser rimasto chiuso in una cella 8 anni, quindi voler diventare parte dei nemici per sconfiggere le comunità) puzzano di bugia fin dai primi passi che muove con Beta e i suoi uomini.
Negan è al tempo stesso affascinato e inorridito da ciò che vede, sente e capisce. Le regole del branco che scopriamo un po’ insieme a lui, le gerarchie sociali (mangia solo chi è parte del gruppo, il rito di iniziazione), le punizioni e le prove assomigliano molto di più a quelle di animali selvatici che a quelle di un gruppo di uomini che si definisce organizzato.
Questo non rappresenta certo un problema per lui. E’ stato abituato a cose peggiori, è sopravvissuto a tante persone e a tanti ruoli. E’ maturato, spietato e, soprattutto, sa cosa vuole. Uccidere un animale nel bosco e scuoiare uno zombie non sono cose più difficili di uccidere Brandon o un gruppo di vaganti affamato. Non è difficile nemmeno inginocchiarsi davanti ad un nuovo capo, se sai di volerlo eliminare.
Quando viene catturato e capisce di doversi integrare, Negan comincia a fare quello che sa fare meglio. Non solo parla senza interruzione, ma mette in discussione tutto e fa dubitare i vari personaggi delle scelte e dei gesti compiuti quasi per inerzia (l’inginocchiarsi di Beta, il non avere diritto al cibo). Lo fece ad Alexandria, prelevando gli uomini giusti e convincendo per un po’ Rick che le sue regole fossero le regole giuste. Lo fece con i Salvatori fidelizzando non pochi uomini e lo fa adesso, guadagnandosi prima il rispetto degli altri sussurratori e poi l’ammissione al branco.
La terza storyline è quella che riguarda Alexandria. Dante si sta trovando ad affrontare uno strano virus intestinale che noi tutti sappiamo originare dalla contaminazione dell’acqua da parte di Gamma. I casi si moltiplicano a vista d’occhio senza che l’infermeria possa far fronte a ciò che succede.
Siddiq è ancora alle prese con i suoi ricordi che, ormai sicuramente, nascondono qualcosa di più di ciò che ci è stato mostrato alla fine della scorsa stagione. Coco e Rosita lo riportano più volte alla realtà ma le sue visioni e il suo stress stanno prendendo il sopravvento. La paura indotta da Alpha lo sta distruggendo.
In qualche modo, ad Alexandria, sta vincendo Alpha, di nuovo. Ad inizio stagione avevamo visto i gruppi che fieramente si addestravano ad una possibile guerra. Erano forti, ben organizzati, strutturati e, ai nostri occhi, invincibili. Ma poi l’acqua contaminata, le orde mandate ad intervalli regolari, l’albero a Hilltop, il seme del dubbio, la riduzione dei confini, tutto li sta logorando e trascinando verso la debolezza. La debolezza, sia fisica che psicologica, uccide. “Li distruggerà”. Alpha aveva visto lungo e aveva ragione.
Le altre e ultime parti della puntata, non meno importanti di quelle di cui abbiamo già parlato, riguardano Eugene e la sua radio. Questi sono i pezzi degli episodi di The Walking Dead di cui abbiamo bisogno per guardare avanti, per non perdere la speranza. Servono ai nostri protagonisti tanto quanto servono a noi per capire che cosa ci sarà dopo l’ennesimo scontro.
Eugene ha amplificato il segnale del suo strumento per cercare qualcosa, non importa che siano nuovi alleati o nuove interessanti conoscenze. Importa solo che lui abbia uno scopo per le comunità e che il suo personaggio si stia rivelando molto più che un “semplice” genio.
Le radio o simili sono sempre state il simbolo della speranza in The Walking Dead. Dalla prima puntata nel carro armato con la voce gracchiante di Glenn, al confronto tra Rick e Negan sulla morte di Carl. Dalle comunicazioni in un periodo delicato per le comunità tra Judith ed Ezekiel, fino ad ora, a una voce forte ma dolce con un accento di Pennsylvania.
Prima di cedere all’incanto della speranza però, nel nuovo mondo, bisogna ricordarsi che prima di tutto “le persone sono una minaccia“. Non ci si può far ingannare, la guardia va tenuta alta, altrimenti si rischia di captare le onde sbagliate, come quell’invito a Terminus fatto sempre tramite radio. Anche nella bellezza bisogna distinguere i buoni dai cattivi, ma noi sappiamo che chi costruisce una radio e la potenzia con prudenza, alla fine vuole solo costruire qualcosa in più per chi ci sarà dopo.
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