The Walking Dead 11×21 cela la svolta della serie e ribadisce fino a che punto la storia umana può ripetersi e ricadere negli stessi errori. Ci sono ormai tante cose che caratterizzano The Walking Dead fin dai primissimi episodi. Alcune abbiamo imparato ad apprezzarle, altre no, altre ancora le abbiamo eviscerate fino all’ultimo brandello pur di capirne i dettagli. Una cosa fra tutte, cioè che il vero pericolo siano i “vivi” e non i “morti”, la abbiamo già chiara da un pezzo, ma assume sempre qualche tonalità nuova.
Come in tutti gli ultimi episodi della serie la voce di Judith cattura alcuni momenti del passato rendendoli l’incipit della puntata. Le parole di oggi sono dedicate in particolare a Maggie a cui ormai è affidato il difficilissimo ruolo di erede di leader della comunità dei nostri sopravvissuti. Le parole della piccola della famiglia Grimes parlano al posto suo. Mostrano forza, determinazione, coraggio, speranza nel concetto della loro famiglia e, giustamente, denotano anche la paura di perderla, di aver lottato tanto per poi non avere più niente per cui morire in pace.
“Finora ho imparato solo a combattere. Abbiamo così tanto alle spalle e ancora di più davanti. Cerco di convincermi che ci sia speranza, che se stiamo insieme c’è speranza. Sbaglio?”
I nostri protagonisti ormai sono stati rapiti e minacciati talmente tante volte che non sembrano spaventati, proprio come non lo siamo noi mentre li vediamo schivare colpi ed essere inseguiti o legati o picchiati. Questo affiatamento tra pubblico e personaggi permette agli autori, ancora una volta, di giustificare la semplicità con cui escono da alcune situazioni e si rimettono in gioco.
Il gruppo composto da Maggie, Carol, Gabriel, Rosita, Connie e Daryl riesce a riunirsi e a tracciare il primo vero colpo di scena di queste puntate: il ritorno ad Alexandria. Da lì tutte le strade possono ripartire, da lì Pamela Milton potrà guardare e capire attentamente quale forza ha il gruppo che voleva disfare per i suoi scopi, come aveva fatto con tutti gli altri prima di loro.
Questi avvenimenti si mettono in netta contrapposizione alle regole dettate sempre con disprezzo dalle voci dei generali del Commonwealth. “Il mondo gira quando ognuno sta dove deve stare“, una frase che suona spiacevole alle orecchie di chiunque ascolti. Una dittatura così non può più esserci in un mondo del genere, non finché i nostri protagonisti saranno in vita o comunque non finché ci sarà la speranza che almeno una delle loro vite possa proseguire, anche solo in un’idea.
Per questo quando sentiamo dire “oggi è il primo giorno di un nuovo inizio” ci vengono un po’ i brividi. Questa è una frase che abbiamo già sentito tante volte, ma pronunciata da persone che potevano farlo davvero, che potevano dare un significato reale e glorioso ai progetti che vedevano. In quei giorni c’era luce. C’erano Ezekiel, Maggie e Rick in piedi davanti ai cittadini di Alexandria. Sapevano che i Salvatori sarebbero tornati, sapevano che avrebbero perso degli altri amici negli eventi a seguire, ma sapevano soprattutto che i loro ideali erano forti.
Ora vediamo Alexandria buia, spenta, cupa. Vediamo campi di lavoro, persone a cui vengono tolti i nomi e i diritti, persone che vengono chiamate con numeri, poveri che lavorano per i ricchi. Vediamo delle storia già sentiti per un “bene superiore” che in realtà non esiste nella storia umana.
La tenacia con cui ognuno dei nostri personaggi (da Ezekiel a Negan, da Carol a Connie, e via dicendo) cerca di mettersi a disposizione dell’altro e del concetto di famiglia ci dà l’ultima possibile speranza su come potrebbe finire questo ormai vecchio mondo di The Walking Dead. Perché è proprio come dice Gabriel: “come decidiamo di finire è importante“
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