Quel che abbiamo visto nella 6×06 di The Walking Dead va ad incastrarsi in qualche modo con le scene (vere) di questi giorni per gli attentati in Francia. Un gruppo di uomini quasi mai inquadrati interamente, quindi se vogliamo senza volto, senza un particolare che li identifichi, irrompono improvvisamente nello scenario The Walking Dead, attuando un agguato a colpi di spari e inseguimenti ai nostri sopravvissuti rimasti per strada a dirigere il traffico dei vaganti. Daryl apripista con la sua moto e al seguito Abraham e Sasha sul macchinone guidano il lungo serpente di non morti per la strada allontanandoli da Alexandria come nei piani. Quando, per l’appunto, vengono attaccanti da questi assalitori sconosciuti.
Abbiamo avuto, quindi, in questa settimana tristissima, una sorta di metafora di attacco terroristico anche nello scenario del nostro serial fantahorror preferito. Per fortuna in una fiction il dolore e la morte non sono reali come quelli che abbiamo visto a Parigi e sarebbe opportuno che morti assurde come quelle avvenute nella capitale francese avvesissero solo per finta, ma purtroppo non è così. L’uomo è il peggior pericolo per l’uomo. Lo abbiamo visto nella realtà e ce lo ribadisce ancora una volta anche The Walking Dead in questo episodio, dove infatti tornano in ballo per l’ennesima occasione le peggiori qualità dell’aspetto umano: la violenza, il cinismo, il tradimento, il voltafaccia. Come quello che accade a Daryl dopo esser rimasto solo in quel bosco vestito da inferno bruciato ed incontra un trio di sopravvissuti che pensano sia uno dei loro inseguitori e lo rapiscono e derubano, volendolo poi usare come merce di scambio ‘per non inginocchiarsi più’ ,come dice il tipo con la pistola, con chi li obbligava a farlo. Ma Daryl è Daryl e riesce a liberarsene in un primo momento, ribaltando la situazione, previo però poi tornare indietro, dopo aver sentito dei rumori, e salvandoli infine dall’essere trovati dagli uomini che li cercavano.
Il nostro Dixon pensa anche di reclutarli dopo averli salvati ‘io vengo da un posto dove le persone sono come prima’ e dopo aver assistito alla morte di uno di loro, una giovane ragazza malata (e presumibilmente la diaspora dell’inseguimento è la scatola di insulina). I soli due rimasti sembrano fidarsi di Daryl, mentre Daryl pensa che dopo averli salvati ed avergli dimostrato di non appartenere a chi credevano, anche lui possa farlo con loro. Per sicurezza rivolge anche le fatidiche domande che solitamente si rivolgono a una ‘nuova conoscenza’ (Quanti zombie hai ucciso, quante persone…).
Le risposte, sebbene ondivaghe (aver ucciso appena un paio di dozzine di vaganti appariva ancora più strano di non aver ucciso mai nessun vivo) e come un pò tutto il ‘farfugliamento’ relativo alla loro storia e i loro discorsi, sembravano l’ingresso di due nuove persone per Alexandria, che viste le ultime perdite comunque potevano essere una forza in più, al di là del discorso prettamente umano. Ma, non appena Daryl gira loro le spalle nel rimettersi in cammino e portarli al sicuro, questi vigliaccamente voltano le spalle a lui, derubandolo un’altra volta sia della balestra che della moto. ‘Ci dispiace’ è l’unica cosa che sa dire la ragazza in sella alla moto e pronta a scappare. ‘Vi dispiacerà’ l’avvertimento a muso duro del nostro D.D. e siamo sicuri che presto se ne renderanno conto.
Questa ‘parabola’ che ha visto protagonista Daryl riaccende uno degli interrogativi per eccellenza presenti in The Walking Dead : è giusto dare fiducia, un’opportunità alle persone, al prossimo? E’ giusto il perdono? O come spesso avviene è un boomerang?
IL NORMALE CINISMO – A cospetto di questo ‘eterno dilemma’, fissare uno zoom estremamente significativo sulla scena dell’amputazione al braccio di uno degli inseguitori morso dallo zombie, è d’obbligo. Ciò che emana, ciò che colpisce uguale al taglio che stronca è il cinismo totale di come l’uomo che esegue l’amputazione dica all’altro ‘dopo mi prendo l’orologio’. Mi perdonerete se mi soffermo su questo ‘dettaglio’ ma il riflesso che ne consegue non può passare inosservato: un cinismo asettico, privo di quasiasi flusso di sangue che appartenga ad una umanità che sia tale. E l’accettazione ‘naturale’ da parte dell’uomo che è stato morso sia nel farsi tagliare il braccio che di acconsentire alla ricompensa(?) dell’orologio è la sublimazione finale di questa negazione di umanità. Viene facile quindi chiedersi: puoi mai l’uomo arrivare a ridursi a un tale livello?
Purtroppo sì. E lo vediamo anche nella realtà.
L’ULTIMO REDUCE ABRAHAM E LA NUOVA SASHA – L’altra linea della storia di questo episodio vede come protagonisti Abraham e Sasha.
Perse le tracce di Daryl finito nel bosco bruciato, i due decidono che è più conveniente aspettare per farsi trovare da lui.
E così si ritrovano in un posto ‘al sicuro’, così come recita il titolo della 6×6. Un momento quasi di ‘pausa’ alle vorticose faccende abituali. Ne nasce una sorta di siparietto dai toni quasi rilassati, che gioca su dei botta e risposta anche pungenti tra i due. E che nell’assenza di pericolo, in un primo momento, produce nell’adrenalina di Abraham che non riesce a staccare mai la spina, l’attesa anche nello spettatore del colpo di scena improvviso, del combattimento, che però proprio non c’è. Questo sembra quasi turbare Baffo e in qualche modo ‘infastidire’ Sasha che lo stuzzica proprio su questa sua debolezza. L’Abraham irrequieto quindi, che vorrebbe risolvere qualsiasi cosa, uccidendo anche zombie solitari vestiti a festa che vanno in giro per conto loro ‘perchè le questioni irrisolte mi fanno girare i coglioni’, decide di uscire per fare ‘shopping’, mentre Sasha prova a ricaricare le pile tentando di riposare. Proprio lei Sasha, appena uscita da una tormenta di rabbia che l’aveva devastata psicologicamente dopo la morte del fratello Tyreese e del compagno Bob, è in una fase di rinsavimento e di brusca frenata rispetto ai ‘numeri’ che aveva dato in precedenza.
Un atteggiamento che alla fine funge da sprone per Abraham, il quale, a modo suo, riesce a trovare anch’egli una forma di ravvedimento. Nella scena sul terrazzo, dove trova quel soldato zombie appeso (che chissà per quale assurda dinamica è rimasto impigliato sul punto di cadere di sotto) Abraham quasi si specchia con il vagante che gli rantola contro. E ringhiandogli a tutta forza a sua volta la sua rabbia e la sua frustrazione, si sfoga e si libera di tutta quell’energia ‘marcia’ di cui è saturo e prigioniero. Rivede tanto di sè nelle uniformi e nei lustrini militari e gli succede qualcosa dentro, riuscendo così a ‘sbloccarsi’ e accendendosi un sigaro trovato su un’auto abbandonata, aspetta l’inesorabile caduta dello zombie attaccato ad un sempre più flebile gancio che lo regge, e nel momento dello scatto definitivo che fa andare giù il vagante, è come se si liberasse di una parte del suo passato che lo opprimeva.
Il bottino dello ‘shopping’ poi, non è niente male, e nella scena del suo ritorno all’ufficio, il valigione che porta con sè appoggiato sul tavolo a malo modo perchè pesante, dà un’altra volta un’ottica ‘curiosa’. Esaltato dal gran colpo trovato, infatti, Abrahamone è così carico di propositi – abbiamo le birre, l’aria condizionata, una recinzione! – che lo vediamo anche fare il macho con Sasha, che però rimanda al mittente le avances.
C’è da credere, comunque, che sicuramente Rick sarà molto contento del contenuto del valigione. Anche qui tra l’altro c’è una curiosità che ci riporta, ‘ironia della sorte’, all’attualità (come dicevo all’inizio) ed è rappresentata appunto da questo ritrovamento da parte di Abraham,ossia di un bel pò di RPG, lanciagranate portatili anticarro, armi che sono di fabbricazione sovietica e in dotazione spesso proprio a guerriglieri e terroristi in Medio Oriente.
Ma ecco poi tornare Daryl, il viso di Sasha quando lo scorge dalla finestra è luminoso come un cielo senza macchia e alla fine, come vediamo nella scena del ritorno verso Alexandria sul furgone, Abraham tutto ben vestito con la giacca da decorato, lascia trasparire nel suo sorriso un bagliore nuovo di speranza, di un futuro in cui poter ancora credere. E a proposito di speranza…
Mi è sembrata la voce di qualcuno alla radio, uh?!
Chi sarà?
P.S.
Riallacciandomi alla metafora sugli inseguitori di Daryl ad inizio puntata con gli accadimenti di venerdì scorso a Parigi, vorrei aggiungere che se mi è scappato questo tipo di correlazione è forse solo perchè lo sgomento è così alto a 3-4 giorni di distanza, da non concedermi una messa da parte neanche per un passatempo ‘sacro’ come The Walking Dead.
Più di un amico poi, mi ha mandato messaggi confessandomi di aver visto scenari ‘tipo The Walking Dead’ nelle scene di panico reali dell’attentato al Bataclan. Le urla e la gente che scappa impaurita, i corpi senza vita trascinati che lasciano scie di sangue, le lacrime.davano in effetti qualche flash di alcune scene a cui assistiamo nella nostra serie preferita. La realtà e la fiction della morte che si associano e si dividono nell’immaginario mentale attraverso lo schermo di una tv.
Da una parte ho pensato a quanto sia di unico livello e valore assoluto l’impatto visivo di questa serie, da un’altra ho trovato evidente la presa di coscienza dura e cruda di quanto nella realtà sbattuta in faccia drammaticamente com’è, sia feroce la morte e assurda la malvagità, la perversione dell’uomo e di come questi sia incredibilmente incline nell’autodistruggersi.
Quante volte The Walking Dead ci racconta storie sulla disumanità dell’uomo, su quanto sia la bestia più cattiva nei confronti dei suoi simili? Altro che zombie, altro che mostri. Ed anche nella confusione della reazioni a queste tragedie scorgiamo prese di posizioni estreme, come potrebbero essere quelle di un Rick, di una Carol, ad altre più volte a rigettare quell’odio che accresce altro odio, come un Morgan o un Daryl.
Sono metafore sottili, ma non per questo forzate o assenti dalla massima libertà di interpretazione, quindi prendetele come tali. In conclusione proprio prendendo spunto dalla passione che abbiamo in comune per questa serie mi sento di mandare un abbraccio a tutti i walkers di The Walking Dead France con l’augurio che la morte e l’odio tra gli uomini possa essere solo la rappresentazione in una fiction che ci piace e che ci unisce tutti nella passione di un commento e mai più una storia reale che ci accomuna tutti nel dolore di un dramma vero. Forza!