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The Walking Dead e Negan ci stanno mettendo duramente alla prova

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Quello che ho sempre amato di The Walking Dead è come gli autori riescano a farci entrare così in simbiosi con i personaggi.

Nell’episodio 7×03 di The Walking Dead questo è uno degli aspetti su cui viene più posto l’accento. Psicologia straziante, devastante che ti prende e ti fa pensare solo a quando potrebbe finire.

Beh la verità è che la risposta non c’è. Per ora non potrà finire, per adesso non ci sono soluzioni, non ci sono vie d’uscita dalla cella, non ci sono piani d’attacco per Rick, non c’è speranza di riuscire a farla in faccia a Negan. Ci sono solo le possibilità che detta lui, il leader dei Salvatori. 

Per i primi 7 minuti dell’episodio non c’è nessun dialogo tra i protagonisti, nessuna interazione vocale. L’unico suono che sentiamo è la canzone Town Called Malice che accompagna la sequenza della scorcio di vita quotidiana di Dwight. E’ interessante vedere come le successive parole di Negan (“..e vivere come un Re!”) siano preannunciate da queste immagini.

La televisione, la birra, i giochi alcolici da tavola, le sigarette, i sorrisi, il tempo per fare le statuette, il pane fresco, una città che procede a ritmo elevato, il posto in prima fila per il cibo e per il solito teatrino di violenza e pestaggio, un dialogo tranquillo con il tuo capo. L’abbondanza di cui parla anche la canzone è abbastanza per far dimenticare tutto ciò che succede davvero, è abbastanza per far smettere di credere che un’alternativa sia possibile, (It’s enough to make you stop believing) è abbastanza per chiudere gli occhi e far finta che le cose brutte non succedano davvero.

Il mondo è diventato un posto orribile, dentro e fuori da quelle mura, quindi perchè non godere dell’abbondanza e dei privilegi se ciò che bisogna fare è solo ammettere di essere sudditi? Meglio smettere di sognare la vita tranquilla (Better Stop dreaming of the quiet life) perchè il tempo è breve e la vita è crudele (Time is short and life is cruel), canta la canzone. Alla sicurezza ci pensa Negan, basta stare alle sue regole e vivrai come un Re nel mondo di The Walking Dead. Puoi desiderare altro in quella situazione?

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I privilegi di Dwight e la sua posizione nel regno di Negan vengono espressi attraverso due semplici immagini: il panino colmo che contrasta con quello che viene dato a Daryl (ripieno di cibo per cani) e la sua possibilità di stare a guardare gli zombie e gli uomini che lavorano con loro dall’altra parte del cancello.

Gli stessi privilegi potrebbero essere di Daryl, un giorno, se lui accettasse di diventare Negan come tutti gli altri, se lui riuscisse a piegare il capo e ad inginocchiarsi, se riuscisse ad accettare le sue condizioni e a lavorare per lui.

Per Daryl, però, questa è solo una delle possibilità. Il percorso per arrivare a quel traguardo non è semplice, egli deve spezzarsi per poter essere un buon uomo per Negan, deve assaporare la paura, lo sconforto, l’umiliazione. Deve restare nudo e al freddo in una cella, deve mangiare un panino ripieno di scatoletta per cani, deve farsi curare per rimettersi in forza per lavorare per Negan. Deve sottostare alle regole. 

E’ tutto un grande contrasto. A partire dalla canzone Easy Street usata come strumento di tortura per non permettergli di dormire, per finire con la finta liberà che gli viene promessa. La cella buia e fredda si scontra con ‘il momento di sole’ (it’s our moment in the sun) che gli viene concesso solo per presentargli il panorama di possibilità a cui può ambire. E’ solo l’inizio (..and it’s only just begun) per Daryl, è solo l’ennesima prova di fedeltà per Dwight ed è solo un divertente passatempo per Negan (it’s time to have a little fun).

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Migliorerà se glielo permetterai. Negan si prenderà cura di te. Credimi.

Non è un caso che dopo i consigli del dottor Carson e di Sherry Daryl venga messo seduto di fronte a quello che potrebbe essere il suo futuro se accettasse le condizioni. Un angolo grazioso, pulito, in ordine, un microonde, una vecchia poltrona su cui rilassarsi, una libreria, la TV. Poi invece può dare un’occhiata anche alle sue altre opzioni, può vedere i prigionieri come lui lavorare con gli zombie. Tutto è di Negan, tutti lavorano per lui, anche i morti.

Daryl deve fare una scelta: può morire, può essere una lettera arancione nella lista dei lavoratori peggiori, oppure può essere Negan.

La porta lasciata aperta dal sostituto di Dwight è solo una prova per vedere se il concetto è chiaro, se la lezione è stata recepita. Perché qualunque cosa abbia fatto, può farti di più se non stai alle sue regole.

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Le poche parole di questo episodio sono pesate al grammo. Daryl disse a Dwight e Cherry ‘vi dispiacerà‘. Dwight risponde, nel presente con un ‘non lo sai, ma lo saprai‘ che non lascia la porta aperta a molte interpretazioni.

La posizione di Dwight è una di quelle più complesse in questa puntata. Chi è davvero? Un uomo che ama e prova pietà, che ha paura, che tiene un conteggio (il numero 39) per controllare qualcosa. Egli non ha un animo malvagio, ha accettato di chinare la testa per salvare Sherry e lei ha fatto lo stesso per salvare lui. E’ meglio così che essere morti. Lui ne è convinto. E’ convinto che rinunciare a tutto sia meglio che morire, perchè in fondo è così: Dwight non ha più nulla. Non ha più un nome (viene chiamato D. e se vuole un nome completo allora deve usare quello di ‘Negan’), non ha più il suo volto, non ha più sua moglie, non ha i suoi vestiti, la sua libertà, la sua bontà, la sua voglia di divertirsi e provare piacere.

Daryl questo non lo accetta. Il suo ‘non mi inginocchierò mai‘ che corrisponde al tenersi il suo nome è l’unica cosa che Negan non può togliergli. Lo ha sottratto al suo gruppo, gli ha sottratto gli amici, gli ha sottratto la dignità, i vestiti, le armi, le lacrime. Può avere tutto, ma non il suo essere Daryl.

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La grande protagonista di questa puntata, insieme a Daryl, Dwight e Negan, è la musica. Le tre canzoni svolgono un preciso ruolo: si parte da una situazione iniziale, quella di Dwight, passando per uno strumento di tortura (Easy street di Jim Bianco) per arrivare a Daryl che alla fine cede e si spezza con Crying di Roy Orbison.

La foto che ritrae Glenn morto è il colpo di grazia. Il bene, i sorrisi carichi di speranza al ritorno da Hilltop sono solo un ricordo lontano (I could smile for a while). Un ricordo che può essere usato come arma per piegare anche il guerriero che si era alzato per tirare un pugno a Negan, un ricordo che ha il solo scopo di far versare quelle lacrime che Dwight attendeva (standing all alone, alone and crying).
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Come ho detto all’inizio, quello che ho sempre amato di The Walking Dead è come gli autori riescano a farci entrare così in simbiosi con i personaggi. Questa puntata è magistrale sotto questo aspetto perchè la speranza sembra scivolare lentamente sempre più lontano.

Entriamo in contatto con Daryl e con la sua forza che vacilla. Tremiamo quando pronuncia il suo nome davanti a Negan, ma sappiamo che oltre ad una dimostrazione di libertà è una punizione per se stesso. E’ il suo prezzo da pagare per aver causato la morte del suo amico e lo spiega anche a Dwight. ‘Capisco perchè lo hai fatto, perchè hai accettato: pensavi a qualcun altro. E’ per questo che io non posso’.

E così la sofferenza di Daryl diventa la nostra solitudine. Il suo rimorso diventa il nostro rimorso. La umiliazione diventa la nostra umiliazione. La sua solitudine e il suo sconforto ci entrano come una folata di vento nel cuore e sulla pelle. E insieme a lui, infine, ci pieghiamo all’inevitabile dolore di quella fredda, gelida cella buia.

 

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