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The Walking Dead 8×11 – Morti, vivi, fedeli

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L’episodio 8×11 di The Walking Dead andato in onda questa settimana prende il suo titolo dal discorso finale di Negan. Il capo dei Salvatori, dopo aver ideato l’ennesima arma psicologicamente e praticamente distruttiva, afferma infatti che “Rick e i suoi si piegheranno in qualche modo: vivi, morti o in una schifosa via di mezzo“.

La puntata, chiaramente di passaggio per lo svolgimento della trama, riprende alcuni punti tralasciati nel corso delle ultime due stagioni. Il passaggio di schieramento di Dwight, la voglia di vendetta di Tara, la fuga del dottor Carson dal Santuario con Gabriel e l’aiuto di Eugene. E, ancora, l’autoproduzione di proiettili, l’imminente necessità di rifornimenti e la salvezza della piccola Gracie.

Il filo conduttore di questa 8×11 può essere individuato nei discorsi sulla fede da parte di Padre Gabriel.

Si parte da un momento iniziale in cui lui e il dottor Carson sono in macchina, sperduti e sempre più consapevoli che l’infezione stia procedendo velocemente. Gabriel, infatti, è debole e fa fatica a vedere da vicino. E’ proprio in quegli istanti che da lontano uno zombie arriva strisciando, insinuandosi nei loro pensieri e nei loro piani.

La situazione di partenza è quindi lo smarrimento accompagnato da una presenza potenzialmente fatale. E’ praticamente un grande tutto nel passato al primo episodio della prima stagione quando la zombie della bicicletta senza metà del corpo incontrò Rick appena uscito dall’ospedale. 

A questo punto iniziale si sommano tutte le altre storie intrecciate. Persone che non riescono a guardare avanti, persone che lo fanno fin troppo. Persone che hanno capito qual è il loro ruolo e persone che credono di averlo fatto. Persone che vengono perdonate, ma che non riescono a perdonare a loro volta. Persone che in nome di un obiettivo uccidono e persone che in nome di una fede si fanno uccidere.

La marcia verso Hilltop è una delle parti predominanti dell’episodio e ogni personaggio che la compone rappresenta una diversa reazione agli eventi recenti.

“Abbiamo appena perso il ragazzo. Smettiamola”. La posizione di Rosita è la stessa posizione di Daryl. Entrambi hanno già commesso degli errori a causa dell’impulsività in questa guerra. La morte di Carl per un gesto così altruista e trasparente ha fatto rivalutare le loro priorità e la loro umanità. Nonostante siano arrabbiati, impauriti e sfiduciati cercano di non cedere alle emozioni per riuscire comunque a raggiungere il loro obiettivo.

E’ per questo motivo che incrociando gli occhi di Judith, Daryl smette di urlare. E’ per questo motivo che Rosita non può fermare Tara nella sua ricerca di vendetta.

“Perchè non hai provato a fermarmi?”

“Nessuno avrebbe potuto fermare me”

Ognuno di loro deve trovare il suo percorso per elaborare i lutti, le sconfitte, le umiliazioni e i suoi personali fallimenti.

A loro si aggiunge Dwight, personaggio sempre più interessante a cui viene lasciato un po’ di spazio sullo schermo.

Per la prima volta dopo moltissimo tempo possiamo osservarlo parlare con Daryl come se fosse davvero due esseri umani. Dwight si “scusa” spiegando i motivi delle sue azioni e il nostro arciere lo ascolta, senza fare troppi commenti. “Tutto quello che ho fatto, l’ho fatto per Sherry. Non lo rende giusto o qualcosa da perdonare, ma è la verità. L’unica che mi resta.”

A questi suoi pensieri si contrappongono ovviamente le parole di Tara: “non puoi cambiare squadra e aggiustare le cose”.

Quello che fa pensare, a parte l’ormai provata fedeltà di Dwight e il suo reale odio per Negan, è che a pronunciare la sentenza sia proprio Tara. Proprio lei.

La stessa persona che ha puntato una pistola contro tutto il gruppo di Rick alla prigione sostenendo il Governatore. La stessa persona che è stata salvata e perdonata senza battere ciglio, solo con un pugnetto fra le mani. A parere personale gli autori hanno fatto pronunciare a lei quelle parole proprio come provocazione, per dimostrare quanto l’odio possa cancellare la razionalità e la fiducia costruite con il tempo. 

Sul fronte Negan e Santuario invece gli eventi sono in continua evoluzione.

Negan non è stupido e in qualche modo è possibile che sospetti le false dichiarazioni di Simon sui compiti assegnati. Il leader dei Salvatori sente che le sue fila si stanno attorcigliando. Gli serve un nuovo punto di partenza, anzi una ripartenza. 

Dopo aver perso il medico (dottor Carson) e il prete non può permettere che anche Eugene gli sfugga di mano. Egli ha imparato come comprarselo, perciò gli basta parlare di “avamposto personale“, donne e vino che il grande inventore annuisce senza battere ciglio.

Il suo compito è ripristinare, se non anche aumentare, le scorte di munizioni a disposizione dell’esercito che dovrà vincere la guerra. Non solo, però. Le parole di Eugene stimolano Negan ad un’altra più atroce possibilità.

Se è vero che Gabriel è stato infettato ricoprendosi delle budella di zombie, allora è vero che anche solo una goccia di sangue infetto può contagiare.

Basterà quindi intingere quei nuovi proiettili nel sangue marcio perchè diventino fatali anche solo colpendo una spalla? Sembrerebbe proprio di sì. Se si rivelasse vero potrebbe essere una svolta interessante nel mondo di The Walking Dead.

Tornando invece a Gabriel, il suo percorso in questo puntata continua insieme al dottor Carson.

Egli sta pian piano diventando cieco e sta succedendo proprio nel momento in cui deve avere più fede. Questo riferimento biblico lo aiuta e ci aiuta a sperare che almeno la sua parte si concluda nel migliore dei modi, ma lo sappiamo bene che non può essere così.

Per quanto il mondo di The Walking Dead possa donare (antibiotici, salvadanai miracolosi con chiavi di auto e cartine, un proiettile che si pianta al posto giusto), tornerà sempre a chiedere il conto.

“Ci sta ancora guidando lui, credici e vedrai”

Non esiste una fede perfetta a cui aggrapparsi, così come non esiste la certezza di poter sopravvivere a qualunque cosa. Puoi anche essere un dottore ed essere indispensabile a tutte le comunità, puoi simboleggiare la speranza nel tuo saper proteggere una gravidanza, puoi anche scappare dal Santuario. Come tutte le altre persone in questo mondo, però, “BASTA UN SECONDO ED E’ FINITA“. 

Tutte le altre parti della puntata sono invece dedicate ad Hilltop, ultimo avamposto ancora in piedi e libero dello schieramento di Rick e Maggie.

Qui le cose vanno in un’unica direzione: ricostruire, tenere duro, non abbandonare la speranza. Le sfaccettature sono tante, ma l’obiettivo è quello per chiunque.

Da una parte ci sono Morgan, Carol ed Henry. Viene sottolineato ancora una volta quanto una persona non possa ragionare ed agire da sola senza sbagliare. Carol è fondamentale nella ripresa di Morgan, lo è stata e lo sarà ancora. La donna è già passata da quella fase, quella in cui ha visto bambini uccidere e poi morire o non uccidere e morire comunque. Ha capito che non tutto è colpa sua e che non sempre si può intervenire per cambiare il corso degli eventi. Morgan invece no, ha solo visto suo figlio e Benjamin morire cercando di seguire le sue orme.

Crede di potercela fare, ma alla fine capisce che provare a preservare un minimo dell’innocenza di Henry mentendogli è la cosa più giusta. Decide di ascoltare Carol e mettere da parte un po’ del suo dolore in nome di qualcosa di più grande.

Maggie, come una vera leader, osserva tutti gli avvenimenti e le loro evoluzioni. Si mostra decisa a salvare la sua gente prima di qualunque cosa, ma poi valuta ogni aspetto. Nel suo studio privato si sfiora la pancia e guarda Gracie, chiedendosi magari se stia agendo correttamente per portare avanti quel carico di speranza.

Hilltop è alla fame, “la mia gente viene prima, non ho scelta“.

L’avamposto con le mura di legno è sempre stato un punto di ritrovo importante. Se una stagione fa il ritrovarsi lì aveva significato l’inizio della rivincita, ora significa solo fare il bilancio della situazione e trovare un modo per continuare a resistere. Sono sempre di meno, sono sempre più affamati. Vale per Gabriel, ma anche per Carol, Morgan, Maggie che deve prendere decisioni, Enid che fare i conti con la perdita di chi gli aveva ridato fiducia.

Fondamentale in quei momenti di sentenze sbagliate e rischio di commettere gli errori è quindi Carl Grimes sotto forma della gratitudine di Siddiq.

“Volevo solo ringraziarti per l’ospitalità”

“Non è un gran chè”

“Ti sbagli. E’ tutto”

Ad Hilltop è sepolto Glenn ed è in nome del suo insegnamento che Rick, Maggie ed Ezekiel hanno pronunciato il discorso di guerra contro Negan. Dopo tutto quel tempo e dopo tutti quegli eventi serviva uno scossone (la morte di Carl e il motivo del suo morso). In quel momento, quando Siddiq comunica a Maggie di essere un medico, è come se tutto cambiasse e venisse mostrato sotto una luce diversa.

Carson è morto (non lo sanno ancora, ma lo sospettano) ma c’è Siddiq. Hanno perso delle persone, ma dietro a quel recinto interno ce ne sono altre, proprio come in passato. Se tutti hanno un talento è bene sfruttarlo. Maggie lo sa, lo vede. Al tempo stesso lo sa anche Negan che sfrutta Eugene con ogni sua parola. Così viene permesso ai prigionieri di guadagnarsi il loro posto in quella comunità, vengono ridotte le razioni per tutti senza distinzioni e, di conseguenza, viene più facile pensare di aver davvero trovato la strada per la vittoria.

“Come potremmo vincere?”

“Guardati intorno Gregory, come potremmo perdere?”

“Aprite i cancelli. E’ Rick!”

Vi lascio con il promo e lo sneak peek del prossimo episodio sottotitolati dalla nostra gemellata The Walking Dead ITA! Passate dalla loro pagina a questo link e mettete un bel ‘mi piace’! Se avete problemi ad aprire il video cliccate qui.

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