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The Walking Dead 8×15 – Ultimo respiro, ultimo desiderio

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Siamo ormai agli sgoccioli di questa ottava stagione di The Walking Dead, quindi come è giusto che sia, in questa puntata si sono chiuse diverse “questioni in sospeso”. E’ un po’ come se arrivati a questo punto si dovesse davvero ricominciare dall’inizio della guerra. La domanda è: i capi si concederanno la reciproca possibilità di costruire il nuovo mondo o combatteranno per eliminarsi a vicenda? Per la risposta, probabilmente, dovremo aspettare fino ad ottobre.

Per analizzare questo episodio partiamo dagli avvenimenti “secondari”, quelli utilizzati principalmente per spostare l’attenzione dalla trama principale (guerra allo sfinimento sì/guerra allo sfinimento no) alle sottotrame. Incominciamo quindi da Eugene, Rosita, Daryl, Padre Gabriel e Aaron.

Aaron, ormai sfinito dalla fame e dalla sete, è sempre alle prese con le ragazze di Oceanside. Dopo l’uccisione di Natania per mano di Enid, l’uomo non si è dato per vinto ed è rimasto nella loro terra per convincerle a combattere.

“Voi avete incolpato Enid per la morte di Natania, ma non è così. Sono stati i Salvatori”. Aaron, nell’ennesimo disperato tentativo di essere ascoltato da Cyndie, riversa tutta la verità sulle sue spalle. “Ciò in cui vi hanno trasformate. Vi hanno fatto del male e ve lo stanno facendo anche ora”.

Sono parole pesanti da ignorare, soprattutto quando ci si rende conto in fretta che sono terribilmente vere. Che cos’è Oceanside se non una semplice e continua sopravvivenza? Sopravvivere chiudendo le porte in faccia a chiunque è tutto ciò che queste ragazze, donne e bambine vogliono? Aaron punta tutto su questo: il valore (da cui il titolo anche della puntata). Il valore di una vita vera che non capiranno mai “se non farete una cosa: combattere”.the walking dead“Non voglio aiutarti ma temo la morte. […] Sono ancora la stessa persona che ha chiuso fuori i suoi parrocchiani tanto tempo fa, faccio quello che devo per sopravvivere, come te”

Dopo la morte improvvisa del dottor Carson, Padre Gabriel si è allontanato dalla speranza e dalla certezza di avere un ruolo fondamentale nella storia della vita del suo gruppo. Egli tenta debolmente di opporsi alle regole imposta da Eugene e, a tratti, sembra quasi cercare in lui un segno di conforto per ricominciare. D’altra parte lui è pur sempre la persona che lo ha fatto fuggire dal Santuario.

E’ difficile capire esattamente che cosa passi per la mente di Eugene. E’ difficile capire se reciti, che cosa voglia davvero, da che parte sia il giusto nella sua visione. Daryl e Rosita non tardano a ricordargli che razza di uomo egli sia “tutti quelli che sono morti dopo sono colpa tua“, “sei un egoista, sei un codardo e sei un traditore. Hai tradito gli unici amici che tu abbia mai avuto. Se ti sparassi il mondo sarebbe un posto migliore“.

 

Ciò che ha fatto in passato, guidato da chissà quale coraggio, non ha più importanza.

Non serve aver salvato Rosita da Lucille. Non serve aver coperto la fuga di Gabriel e Carson. Non serve aver dato la possibilità a Sasha di uccidere Negan. Per Eugene conta solo Eugene. La sua “patetica vita” è contesa tra le comunità e nessuno oserà fargli del male, quindi alla fine dei conti il suo obiettivo è stato assolutamente raggiunto. Lui vivrà, consapevole o meno di essere una delle chiavi per la fine della guerra. 

 

Al Santuario, mentre contro ogni aspettativa non vediamo l’ora che Negan torni, Simon ha assunto il controllo della situazione.

Spinto dall’assurda ideazione di se stesso, dal sostegno di Dwight e dalla (quasi) totale certezza che Negan non possa più fare ritorno eccolo lì, pronto al nuovo ordine mondiale. Gregory prova a giocare con lui e lo mette alla prova “sapevo che potevi farcela” o, ancora, “tu sei il tipo di uomo che..“. Prova anche ad alzare la voce e a mettersi in una posizione di rilievo con il solo risultato di far perdere a Simon il controllo.

Ci bastano pochi dialoghi, poche informazioni e pochi gesti per farci capire l’abissale differenza tra Simon e Negan. In soli tre minuti Simon è in grado di: giocarsi un’alleanza, essere impulsivo colpendo un uomo che non gli avrebbe mai potuto fare del male, dimostrare di non avere pietà (“non ti avrei mandato via, ti avrei ucciso“). 

Nessuna persona ha valore agli occhi di Simon, tanto meno il suo stretto collaboratore nell’elaborare successivamente l’ammutinamento contro Negan. Questo è il suo più grande errore: non vedere il VALORE delle persone.

Egli organizza tutto, si mette a capo del gruppetto ma chiede a Dwight di fare il lavoro sporco (uccidere Negan). Magari lo fa addirittura per incolparlo successivamente ed ergersi ancora di più a capo dei nuovi Salvatori.

Ma comunque.. nulla di tutto ciò conta.

Negan che sa quanto valgono le sue persone è già una mossa avanti a tutti. Egli sa cosa dire ai suoi uomini per farli sentire “al sicuro”.

Si comporta in modo diverso con Dwight e Simon per far credere ad entrambi di aver appianato le loro divergenze. “Perdona Simon” perchè è sicuro di poterlo incastrare in modo più plateale. Si complimenta con Dwight e lo promuove per vedere fin dove si spinge il suo tradimento. Li usa, entrambi, a suo vantaggio. Rafforza la sua posizione di leader vincendo in astuzia (il falso piano contro Rick e il doppio gioco con Dwight), vincendo nel combattimento e appendendo Simon al cancello come post it per tutti i traditori. 

“Negan, sono Carl.”

“Stavo aiutando qualcuno, mi hanno morso. Non dovevamo nemmeno fare quello che stavamo facendo. Io stavo solo aiutando qualcuno e ora non ci sono più. Forse nemmeno tu. Forse mio padre ha costretto i tuoi uomini a tradirti e ti ha ucciso, ma io non credo. Credo che tu ci sia ancora e stia lavorando sulla via d’uscita. Forse ne sei fuori, forse pensi che siamo una causa persa e vuoi solo ucciderci tutti.

Credo che tu pensi di dover essere quello che sei. Mi chiedo solo se è quello che volevi. Desideravo chiedertelo, vorrei esserci riuscito. Forse ci sconfiggerai; se lo farai ci sarà qualcun altro contro cui combattere. La via d’uscita è lavorare insieme, è il perdono, è il pensare che non deve più essere una lotta perchè non è così. Spero che mio padre ti offra la pace, spero che tu l’accetti, spero che tutto possa cambiare. Per me è cambiato. Ricomincia. Tu ancora puoi.”

Quando Michonne conclude la lettura, Negan è probabilmente in uno dei momenti peggiori in cui lo abbiamo visto finora. Non ha bisogno di pensare ad una risposta. Lui è Negan. Lui ha la chiave per la sopravvivenza e per la vittoria. Perché dovrebbe importargli qualcosa delle ultime volontà di un ragazzino?

Negan è Negan, ma come ha scritto Carl “pensa di dover essere quello è“.  Negan è anche umano, proprio come chiunque nel mondo di The Walking Dead. Lì, mentre ascolta le parole di Michonne, anche Negan è vulnerabile. E’ palese: per quanto abbia in pugno la vittoria non riesce ad essere soddisfatto.

E’ stato tradito dai suoi uomini. Ha visto un elicottero alla discarica e non è più certo che la sua strada sia l’unica strada. E’ ferito nell’orgoglio, è arrabbiato. E’ in difficoltà e non può farlo vedere, quindi si limita a dare una risposta secca.

“Da tutto questo non si può più uscire ormai. Non accetterei la tua resa se venissi da me in ginocchio. Vincere non significa sconfiggere, vincere significa uccidere ognuno di voi fino all’ultimo. Questo è ricominciare. Io non l’ho mai voluto. Rick l’ha fatto accadere. Tu diglielo. Ora basta parlare”. 

Ma la sua minaccia, per la prima volta in The Walking Dead, risulta davvero svuotata di cattiveria. 

“Ricordo..

il mio ottavo compleanno al KCC con quella torta gigante e zia Edie che si è presentata sorprendendoci tutti. Ricordo mamma, ricordo Coger, ricordo la scuola e il cinema e la pizza del venerdì sera. E i cartoni e nonno e nonna alla chiesa, le grigliate estive e la piscina che mi avevi comprato. Sarebbe servita nella prigione.

Mi hai raccontato delle passeggiate che facevamo quando avevo 3 anni. Tu che mi tenevi la mano fino alla fattoria dei Ross. Non pensavo di ricordarle ma è così, perchè ricordo il sole, il mais e quella mucca che si è avvicinata e mi ha guardato negli occhi. Hai parlato di quelle cose, ma non sono solo quelle cose.

E’ come mi sentivo tenendo la tua mano. Mi sentivo felice e speciale, mi sentivo al sicuro. Pensavo che crescere significasse trovare un lavoro e forse farsi una famiglia, essere un adulto. Ma significa tenere te stesso e chi ami al sicuro, più al sicuro che puoi perchè le cose succedono. Succedevano anche prima. Ti hanno sparato prima della catastrofe; sembrava quasi che fosse accaduta perchè ti avevano sparato.

Voglio farti sentire al sicuro papà, farti sentire come mi sentivo io quando mi tenevi la mano. Vorrei che ti sentissi così solo per cinque minuti, darei qualsiasi cosa per questo.

Volevo uccidere Negan, vorrei averlo fatto, forse sarebbe finita. Non credo che sia finita ora. Sei tornato là fuori, ma non credo che si siano arresi e che mai lo faranno. Ci sono dei lavoratori lì, papà. Sono persone normali, persone anziani, giovani, famiglie. Non vuoi che loro muoiano.

Ci manca poco per ricominciare da zero e abbiamo degli amici ora. E’ quel mondo più grande di cui parlava Jesus. Il Regno, Hilltop devono esserci altri posti, altre persone, un’altra possibilità che tu cambi e continui a cambiare, che tutti diano agli altri l’opportunità di vivere una vita, una VERA vita.

Quindi se non la fanno finita loro devi farlo tu, devi dar loro una via d’uscita, devi instaurare una pace con Negan, trovare un modo per andare avanti. Non dobbiamo dimenticare cos’è successo ma puoi evitare che si ripeta. Nessuno deve vivere in questo modo. Ogni vita vale qualcosa. Ricominciate da zero.

Mostrate che si può stare di nuovo al sicuro senza uccidere, che si può stare tranquilli, pensare di nuovo ai compleanni, alla scuola, al lavoro e perfino alla pizza del venerdì sera, alle passeggiate tra padre e figlio che si tengono per mano. Fa che possa succedere papà e fai quelle passeggiate con Judith, se ne ricorderà. Ti voglio bene”

La lettera dal figlio al padre è la conclusione perfetta del percorso di Carl Grimes in The Walking Dead.

Nelle scorse puntate abbiamo visto Rick in difficoltà all’idea di affrontare quelle parole. L’incontro con Morgan e gli avvenimenti al pub con i Salvatori lo fanno convinto ad affidarsi a quelle righe, prima di perdere nuovamente la strada.

La voce di Carl parla e racconta solo di cose positive. Ricordi di un mondo passato che potrebbe ritornare grazie a suo padre. Tutto ciò che propone sono immagini, speranze, persone che non hanno smesso di vivere nella sua memoria. Rick legge e intanto intorno a lui splende la luce del sole. Si vedono Maggie (alle parole “mondo più grande“), Siddiq, Michonne che passeggia con Judith, Hilltop piena di vita e di persone che costruiscono e conservano.

Al contrario, mentre Michonne comunica con Negan tutto ciò che è intorno a lui parla di tradimento, guerra e sangue.

Le inquadrature non sono casuali. Al Santuario c’è luce, ma essa è grigia e fredda. Lo sguardo di Rick è sereno, affaticato, ma consapevole della bellezza e della verità di quelle parole. Lo sguardo di Negan è teso, severo e la maggior parte del suo corpo di rifiuta di dare ascolto a “quel ragazzino” (infatti distrugge la radiolina).

La morte di Carl in The Walking Dead ha colpito entrambi, ovviamente in maniera diversa. Le sue lettere sono andate dritte al punto e riusciranno ad avere l’effetto desiderato. Ci riusciranno perchè Carl Grimes aveva capito qual era la vera chiave per il futuro. L’ha voluta mettere nero su bianco perchè le parole dette volano via (anche Negan dice “basta parlare”) ma quelle scritte possono essere riprese in qualsiasi momento.

Prima di salutarci, vi invitiamo a guardare il promo sottotitolato dalla nostra gemellata The Walking Dead ITA. Sulla loro pagina Facebook ! Se non vi si apre il video qui sotto andate a questo link!

https://www.facebook.com/thewalkingdeadita/videos/1604735106310818/

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