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Che fatica, The Walking Dead. Ma che grande saga 

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Cult, anglicismo entrato pienamente a far parte dell’italiano parlato contemporaneo, deriva dal latino cultus sostantivo di colĕre, ovvero coltivare, onorare, venerare. Diventa, nel linguaggio dei prodotti culturali, l’oggetto simbolico che ha raggiunto un successo tale da divenire esemplare per la generazione di appartenenza e per le prossime. Un cult è The Walking Dead, opera dal respiro dantesco che riesce a catturare anche chi non ama gli zombie, ma vuole esplorare i meandri dannati di una società collassata.

Le serie e i film sugli zombie hanno lunga vita precedente (un classico noto esempio è “Zombi. Dawn of the Dead” di George A. Romero, 1978), tuttavia The Walking Dead rappresenta un momento di passaggio essenziale nella storia della serialità, soprattutto per lo sviluppo dei generi horror e survival. Nulla di ciò che è stato scritto e girato dopo non guarda al paradigma per eccellenza.

11 stagioni hanno accompagnato la nostra crescita, dal 2010 al 2022.

C’è chi non hai mai perso una puntata, chi prima o in parallelo ha letto il fumetto, considerato in USA il più importante fumetto seriale dell’ultimo decennio, creato da Robert Kirkman e disegnato da Tony Moore (successivamente da Charles Adlard). E c’è chi, come me, ha vissuto un’esperienza singolare: compiere una maratona, vedere tutta The Walking Dead dalla prima all’ultima puntata in meno di due mesi. Una fatica, talvolta, perché non mancano i momenti lentissimi le cui scene potevano essere molto più incisive e rapide come le tavole dei disegni; del resto i cali sono naturali in una serie long form. Però che saga e che esperimento straniante viverla interamente nel 2022, proprio quando sarebbe andata a chiudersi definitivamente.

The Walking Dead
Rick Grimes (570×321)

La storia, come tutti sappiamo, comincia con Rick Grimes (Andrew Lincoln) che si risveglia dal coma scoprendo che il mondo così come lo conosceva è collassato e le persone, tutte, si sono trasformate in creature dall’aspetto mostruoso.

The Walking Dead, morti non morti che camminano.

Rick è un agente di polizia, custode dell’ordine, che si trova improvvisamente in mezzo a un inferno di rottami e auto abbandonate. Si imbatte in una ragazzina per cercare di salvarla dalla desolazione che impera intorno, ma è invece costretto a spararle quando si accorge che non è più umana, ma mostro.

Che mondo è quello in cui un poliziotto buono deve sparare a una ragazzina innocente? Questa è la prima domanda della serie.  Non sappiamo qual è l’origine del male che ha invaso la terra – in particolare ci troviamo in Georgia, ad Atlanta – se non che vi è stato l’insorgere di un virus e il diffondersi di un’epidemia fatale, come verrà spiegato nell’ultima puntata della prima stagione. Quella che Stephen King ha definito l’episodio più bello di sempre.

Ci è chiaro che sta iniziando una saga incentrata sulla sopravvivenza degli esseri umani in un mondo lacerato e distrutto per loro stessa mano, in una visione apocalittica della scienza, della tecnologia e del post-moderno.

Molti studiosi di media culture ricollegano lo sviluppo di trame di film e serie tv basate sugli zombie alla cesura storica dell’11 settembre 2001. È dopo l’attacco alle Torri Gemelle che i contenuti post-apocalittici, ambientati in scenari distopici, sono diventati più popolari che mai, generando remakes, sequel e storytelling transmediali come nel caso di TWD, che dal soggetto originale del fumetto giunge alla rivisitazione della serie, di cui Robert Kirkman rimane ideatore e produttore esecutivo. Dentro questa “ambivalenza” postmoderna (Bauman, 2015) inizia un cammino faticoso, sia per i protagonisti che per noi spettatori, che dura giorni, settimane, mesi, anni, alla ricerca di un safe place in cui ricostruire la propria casa e ridare forma a una società nuova basata sul diritto e sulla cooperazione pacifica. Sempre in fuga ma sempre insieme, i nostri eroi ed eroine, per sopravvivere, lottano costantemente per trovare, da Atlanta ad Alexandria, luoghi sicuri in cui rinascere.

The Walking Dead
The Walking Dead – (599×337)

È la comunità dei sopravvissuti che – creando legami di amicizia, proteggendosi l’un con l’altro, trasformandosi in famiglia affettiva – è destinata a costruire il mondo nuovo. Restituendo all’umanità quello che ha perso, soprattutto intelligenza, emozioni, pensiero; le parti degli emisferi cerebrali che ai Walking Dead sono state troncate, inducendoli a essere corpi morti ambulanti, che divorano e mordono per puro istinto, senza coscienza di esistere, seguendo i rumori e facendosi massa informe e angosciante. L’horror soprannaturale però, seppur caratterizzante, non è l’elemento cardine.

Il soprannaturale è il paratesto della storia e della straordinaria evoluzione dei personaggi.

La saga con eroi e antieroi amatissimi come Rick Grames (Andrew Lincoln), Daryl Dixon (Norman Reedus), Negan (Jeffrey Dean Morgan), un po’ come Game of Thrones, non pone necessariamente al centro il soprannaturale. Esso esiste e permea la storia, ma più importanti sono i personaggi, le loro straordinarie evoluzioni, quindi le relazioni e il messaggio morale che sottende alla trama.

Violenza e horror sono paratesti intorno a concetti come il senso di famiglia e comunità di Rick, Carl, Judith, Michonne, Daryl, Carol, Glenn, Maggie, Abraham, Sasha, Rosita, Morgan e tutti gli altri main characters a cui ci siamo legati. Intorno a un umanesimo cristiano di cui portavoci sono Hershel e Gabriel.

The Walking Dead
Rick e Carl Grimes – (535×301)

Tutte le fiabe che conducono verso una morale, anche quelle più orrorifiche, iniziano con “once upon a time”. The Walking Dead sposta l’incipit in “what if”. Cosa succederebbe se elettricità e tecnologia sparissero, se le persone si trasformano in zombie che camminano e attaccano? Se anche noi, nel raggio di un secondo, possiamo diventare uno di loro? Se ogni giorno dobbiamo lottare per sopravvivere ricorrendo ai nostri istinti più basici e primordiali? Secondo il motto: attacca o sarai attaccato.

TWD si interroga, negli anni, sulla vita umana, in cosa consiste, cosa può diventare se viene corrotta e cede a un destino disumano. Il quesito esistenziale è uno dei suoi punti di forza. Chiara Poli nel suo saggio “C’è solo un leader” individua inoltre nel rapporto con il fumetto originale un altro dei punti di forza della serie, che incrocia i percorsi e gli sviluppi, per poi proseguire autonomamente, stupendo così sia i lettori che i neofiti e facendo sì che il passaggio transmediale dall’uno all’altro risulti suggestivo e non tautologico.

Anche i numeri di TWD ne mostrano la grandezza e la capacità di reggere al tempo, come tutte le epiche universali. Dal suo debutto su AMC, con i suoi 177 episodi, lo show ha guadagnato un’enorme popolarità viaggiando tra i 4 e i 6 milioni di spettatori e raggiungendo l’apice nella quinta stagione (2014) con oltre 17 milioni di spettatori per la première. L’ultimo episodio “Riposa in pace”, nel giorno di uscita, ha ingaggiato oltre 2 milioni di spettatori.

Tessere una classifica dei migliori episodi della serie è difficile; l’affezione ai personaggi è tale che la fine dello spettacolo non sazia e dunque quantomai attesi sono gli spin-off che possano proseguire il racconto, al momento 3: Maggie e Negan a New York (una storia di perdono e redenzione incredibile che ha visto Jeoffrie Dean Morgan stravolgersi nel volto e nell’interpretazione, tra la settima e l’undicesima stagione), Daryl in Francia e la ripresa del fil rouge di Rick e Michonne. Andrew Lincoln ha lasciato la scena nella nona stagione rimanendone – nonostante tutto – protagonista ma al contempo passando il testimone a Norman Reedus, Deryl che, insieme a un Negan redento e dotato di nuovo fascino, guida le nuove avventure del gruppo. L’eroica e coraggiosa diade regge bene l’assenza di Lincoln grazie a un’interpretazione intensa, certamente legata alla grande amicizia e intesa che unisce Norman Reedus e Jeoffre Dean Morgan nella vita reale.

Per quanto sia stata una lunga faticosa scalata, TWD rimane un caposaldo da guardare, studiare, analizzare, oggetto di saggi scientifici e tesi di laurea e oggetto di venerazione, seppur a fasi alterne, tra amore e odio, dell’immensa fandom mondiale. Non ci resta che scaldare i motori, con un rewatch o riscoprendo i fumetti, e felicemente aspettare che la grande saga continui.