Siamo onesti: che il personaggio ci piaccia o meno, che ci sia simpatico o antipatico, non possiamo negare la sua notevole evoluzione. Stiamo parlando di Carol Peletier. Sopravvissuta ormai da cinque stagioni al fianco dei protagonisti maschili, la sua è stata una vera e propria trasformazione . Non era che un’ombra fuggitiva quando tutto è iniziato, adesso invece fa ombra a tanti altri personaggi.
Ma facciamo un passo indietro e ripercorriamo la strada di Carol, stagione dopo stagione.
STAGIONE 1 – “Mi manca il mio vibratore” “Anche a me”
Carol Peletier compare nell’episodio tre “Tell it to the frogs” e uno dei suoi primi dialoghi è brevissimo. Ha lavato e stirato gli abiti di Rick che gentilmente la ringrazia ed è questo che le vediamo fare per tutto il tempo: semplici faccende da casalinga. È sorprendente pensare che questa piccola donna sarebbe diventata l’eroina (o antieroina, in The Walking Dead la differenza è sottile) della serie. Ma parte, senza dubbio, da una posizione di svantaggio, che si manifesta palesemente poco più tardi nello stesso episodio. La donna ha un marito violento e abusivo. È quindi importante citare la scena in questione.
Carol è in compagnia di Andrea, Amy e Jaqui e tra una chiacchiera e un’altra si sta occupando con loro del bucato, mentre suo marito Ed controlla la situazione da lontano. È un bel quadretto, le donne si stanno divertendo tant’è che quando Andrea esclama che le manca il suo vibratore Carol risponde con un “anche a me”, rivelando una parte di sé ironica (che ritroveremo anche più tardi) ma che dice tanto riguardo la relazione che ha con il marito. Quest’ultimo viene richiamato dalle troppe risate e decide di portare via la sua consorte. Le altre non sono d’accordo e la situazione si aggrava. C’è una colluttazione tra Ed e Andrea e infine l’uomo molla un violento schiaffo a Carol, che inizia a sanguinare da un labbro. Come se non bastasse, arriva Shane che già infastidito per altre questioni di tipo personale ferma Ed e lo pesta, intimandogli infine di non toccare più la moglie. La cosa interessante in tutto questo è proprio la reazione di Carol. Quando il marito vuole portarla via dice alle altre che non importa e sembra disposta ad andare senza lamentele, ma soprattutto, quando Ed viene picchiato da Shane si avvicina a lui piangendo e chiedendo scusa! Sa che quell’episodio potrebbe ritorcersi contro di lei più tardi e lo sanno bene anche gli altri ed è il motivo per cui hanno cercato di difenderla. Ma la Carol della prima stagione è una donna troppo insicura, troppo passiva, completamente succube del marito e della violenza domestica di cui è vittima da tempo.
Gli zombie, primi veri antagonisti della serie e in due occasioni differenti, saranno essenziali per ciò che segna l’inizio di una nuova vita per lei. La prima occasione si presenta proprio in questa stagione quando Ed viene morso e ucciso. Sarà Carol ad occuparsi del cadavere, colpendo disperatamente e ripetutamente il cranio dell’uomo, per evitare che si trasformi. Una scena drammatica in cui un Daryl confuso la guarda, con sorpresa e forse anche comprensione. Ma su questo ci torneremo dopo. Carol quindi perde suo marito, ma guadagna sicuramente una certa libertà. Prima che la stagione finisca si rivelerà anche essenziale per la salvezza dell’intero gruppo, quando tirerà fuori una granata dal suo zaino che permetterà a tutti di fuggire dal CDC. Non proprio del tutto passiva, quindi…
STAGIONE 2 – “Ho perso mia figlia, non la mia testa”
Con la seconda stagione Carol si trova subito ad affrontare un altro lutto. La scomparsa e poi la morte della sua giovane figlia Sophia. Lo ricordiamo tutti perfettamente. La bambina che, ormai trasformata in zombie, esce fuori da quel fienile è un ricordo indelebile nella mente dei fan della serie. Una scena iconica tra le più scioccanti di tutta la storia di The Walking Dead.
Carol trascorre i primi sette episodi invasa da preoccupazione e tristezza, impotente di fronte a quello che è successo. Non può cercare Sophia lei stessa perché non sa combattere gli zombie quindi è costretta ad aspettare che se ne occupino gli altri. È una Carol triste e delicata che allora non suscitò molta simpatia nello spettatore (me compresa), ma che invece colpì il personaggio più impensabile, Daryl Dixon. Sarebbe ingiusto non citare la presenza e l’importanza che lui ha nella storyline di Carol, che dalla seconda stagione in poi sono una costante della serie. La sensibilità di Dixon viene fuori proprio grazie all’amicizia spontanea che nasce tra i due e la drammatica storia di Sophia è stata fondamentale per lui. In questa analisi dedicata a Carol, però, ci limiteremo a citarlo dove è strettamente necessario, altrimenti il discorso si dilungherebbe troppo. I gesti di Daryl sono importanti. Come dimenticare la dolcissima scena della rosa Cherokee?
L’uomo cerca come può di dare speranza a questa madre sofferente, le porta quella rosa, quasi rischia la vita per cercare la bambina e questo certamente attira l’attenzione di Carol. Dietro la ricerca di Sophia però c’è molto altro, c’è un desiderio da parte dell’uomo di dimostrare valore, di essere degno di appartenere ad un gruppo. Carol inizia ad affezionarsi a Daryl e anche dopo la sconvolgente scoperta di Sophia zombie, continua ad essergli amica. I due tra l’altro hanno un’esperienza in comune, quella degli abusi domestici, ed è il motivo principale per cui da allora fino all’ultima stagione trasmessa si siano sempre compresi. Dopo la morte della figlia, Carol avrebbe potuto abbattersi definitivamente, avrebbe potuto affrontare una fase di depressione, ma questo non accade. Ad un certo punto, parlando con Lori e Rick dice “Ho perso mia figlia, non la mia testa”. Non è più disposta a cedere alla passività e alla debolezza e lentamente è pronta a dimostrarlo. Durante la seconda metà della stagione non è ancora fisicamente forte, ma si occupa di ciò di cui può occuparsi. Tiene d’occhio Daryl, che nel frattempo è tornato ad isolarsi e a non essere parte integrante del gruppo e fa di tutto per convincerlo che invece si è guadagnato il suo posto (letteralmente ciò che gli dice, tra l’altro). Successivamente, Carol inizierà il suo vero e proprio sviluppo.
STAGIONE 3 – “Se Ed comparisse da quella porta vivo e mi dicesse di andare con lui, mi piace pensare che lo manderei al diavolo!”
Tra la seconda e la terza stagione c’è un salto temporale di otto mesi, il più lungo visto nella serie. Non sappiamo in dettaglio cosa sia successo al gruppo ma notiamo subito che sono diventati tutti più cordiali l’uno verso l’altro, una piccola famiglia. Ed alcuni personaggi sembrano anche diversi. Tra loro c’è proprio Carol. L’avevamo lasciata completamente terrorizzata davanti agli zombie e invece ora ha imparato ad usare un fucile. E, parola di Rick, ha pure una buona mira. È ufficialmente parte attiva del gruppo e si occupa di altre faccende, non solo di quelle domestiche. Per di più assiste Lori nella sua gravidanza e quando Hershel si infortuna e il suo destino è incerto, prende subito in mano la situazione e decide di esercitarsi (sui cadaveri degli zombie) a compiere un parto cesareo.
Durante la prima parte della stagione viene data per dispersa e poi morta dopo un attacco zombie (che scherzo del destino, come sua figlia), ma viene poi ritrovata viva, purtroppo troppo tardi per assistere Lori, già morta proprio a causa del parto. Carol dimostra quindi di avere una grande resistenza fisica che non ci saremmo mai aspettati. Anche caratterialmente è molto più sicura. La sua amicizia con Daryl si è approfondita e si lascia scappare qualche battuta a doppio senso in sua presenza. Successivamente ammonisce con serietà Axel, uno dei carcerati sopravvissuti nella prigione, per averci provato con la minorenne Beth e, ancora più importante, è la scena in cui suggerisce ad Andrea un piano per uccidere il Governatore, grande antagonista della stagione.
Carol è quindi palesemente una donna diversa, sempre più attiva all’interno del gruppo. Sta cercando di accantonare il suo passato ed è molto bello il momento in cui dopo aver spiegato a Beth l’influenza mentale che certe persone possono avere, parlando proprio della sua esperienza con l’ex marito, dichiara “Se Ed comparisse da quella porta vivo e mi dicesse di andare con lui, mi piace pensare che lo manderei al diavolo!” e la ragazzina risponde “Lo faresti”. La rivincita sta iniziando e anche chi le sta intorno ne è consapevole.
STAGIONE 4 – “Non pensavo di poter essere forte. Non sapevo di poterlo essere. Ma già lo ero”.
Con la quarta stagione Carol Peletier attira definitivamente l’attenzione degli spettatori o almeno di quelli che non avevano prestato particolare interesse al personaggio. La sua decisione di uccidere di nascosto due persone malate per evitare il contagio all’interno della prigione ha spaccato il fandom in due ed ha fatto molto discutere. Ma non è stato che il primo di tanti eventi difficili in cui la vediamo coinvolta da quel momento in poi. A causa del gesto citato poc’anzi, Rick decide di bandirla, costringendola quindi a vagare da sola e ritroverà il gruppo solo la stagione successiva. Nel frattempo, dopo l’attacco del Governatore, i nostri protagonisti si dividono in alcuni sottogruppi e lei si unisce a Tyreese, Judith e due bambine che in precedenza le erano state affidate e che lei aveva giurato di accudire come se fossero sue figlie. L’episodio completamente dedicato a loro, The Grove, forse uno dei più drammatici e belli della serie, mette a dura prova Carol che sarà costretta a vedere prima una delle bambine morire per mano dell’altra e successivamente ad uccidere la ragazzina omicida perché instabile mentalmente e quindi pericolosa per tutti.
The Grove è la dimostrazione che nel mondo di The Walking Dead non esiste più una giustizia e che la decisione di uccidere altri esseri umani non è assolutamente facile, ma viene fatta consapevolmente, quando necessario. Dobbiamo dimenticarci delle leggi e della morale di un tempo. Ora si deve solo sopravvivere. E la sopravvivenza ha un costo molto elevato. Questo Carol ormai lo ha capito e in realtà lo aveva capito, in qualche modo, già mentre viveva la sua relazione con l’abusivo Ed. Dopo aver ucciso Lizzie, Carol decide di confessare a Tyreese gli omicidi compiuti alla prigione (una delle vittime era la compagna dell’uomo), pronta ad affrontare il destino che deciderà per lei. Sorprendentemente lui la perdona. Non dimenticherà, così come neanche lei lo farà, ma non vuole ucciderla. Sa che persone come Carol siano fondamentali. Anche lui riconosce la forza della donna che in precedenza aveva dichiarato a Rick “Non pensavo di poter essere forte. Non sapevo di poterlo essere. Ma già lo ero”
STAGIONE 5 – “Hai detto che sarei potuta sopravvivere. Avevi ragione”
Carol inizia la quinta stagione in modo straordinario, salvando il suo gruppo da una situazione particolarmente difficile e mortale. Fa esplodere parte dell’edifico dove i suoi amici sono rinchiusi, lo assalta e permette loro di scappare. Gesto che alcuni spettatori avranno percepito come “redenzione” per i torti compiuti precedentemente. Non i personaggi della serie però. Non la accettano di nuovo all’interno del gruppo perché ha salvato loro la vita, ma semplicemente perché è tornata. Daryl le corre incontro, l’abbraccia e sembra non volerla lasciare più andare via e Rick, incredulo, non può fare altro che ringraziarla e abbracciarla a sua volta. Successivamente le farà capire che ha compreso il perché del suo gesto alla prigione, che lo ha accettato. Anche lui ha dovuto affrontare alcuni momenti critici ed ora è sulla stessa lunghezza d’onda della donna. Ma la Carol di questa stagione mostra il lato di sé più complicato, certamente però anche pragmatico, altruista e ormai consapevole della maniera con cui affrontare questo mondo.
Nella prima parte della stagione sente ancora il peso delle ultime tragedie e non riesce a reintegrarsi nel gruppo. Per di più odia la possibilità di vedere qualcun altro morire e questo la manda in crisi, facendole addirittura pensare di abbandonare tutti di sua spontanea volontà. A sostenerla in questo momento di crisi (nell’e episodio Strangers ma soprattutto in Consumed) è il suo affezionatissimo Daryl, che mantiene vivo in lei il fuoco della speranza, un po’ come aveva fatto nella seconda stagione. Il rapporto tra i due si è intensificato di stagione in stagione e solo in futuro la natura della loro relazione verrà chiarita, ma per il momento sono due anime affini che si sostengono nel momento del bisogno e che si amano profondamente.
Entrambi, in singolo, sono personaggi che si donano completamente al bene comune, anche se in modi diversi. Nel caso di Carol, e questa stagione l’ha confermato pienamente, usando ingegno e astuzia. Dopo aver rischiato di morire (nuovamente, vorrei aggiungere, questa donna davvero incarna il detto “chi non muore, si rivede”) e dopo altre perdite all’interno del gruppo, decide di affrontare il dolore tenendo tutto dentro di sé e dedicandosi solamente al bene del gruppo. Nella seconda parte di stagione affianca Rick e spesso prende decisioni come se fosse un secondo leader. Soprattutto quando i nostri protagonisti arrivano nella comunità sicura di Alexandria.
I suoi provvedimenti potrebbero essere visti come drastici, ma nessuno di essi ha portato a conseguenze negative. Non questa volta. Mai più che nella quinta stagione tutto ciò che è uscito dalla bocca di Carol si è rivelato essere vero. Ha confidato a Daryl di non essere più sicura di poter salvare le persone e che seppur ci provano, la morte potrebbe arrivare lo stesso. E così è stato per Bob, Beth, Tyreese, persino Noah. Ha fatto bene a non fidarsi degli abitanti di Alexandria, non perché non fossero brave persone, ma perché palesemente impreparate ad affrontare il mondo e quello che sta succedendo. E anche questo si rivela essere vero in diverse circostanze durante gli ultimi episodi della stagione. E fa bene ad essere dura con il piccolo Sam che non ha idea di cosa potrebbe accadergli se le mura di Alexandria dovessero cedere. Tra gli zombie, gente come il Governatore o i Cannibali e ora anche i Wolves di cui solo un paio di personaggi sono a conoscenza, direi che ci ha visto giusto ancora una volta. Infine, seppur brusca, la decisione di uccidere Pete non è sbagliata e negli ultimi attimi del season finale è il capo di Alexandria stesso a dare quell’ordine a Rick. Il violento ed abusivo Pete, che per lei rappresentava l’ombra dell’ex marito Ed, viene affrontato senza paura a dimostrazione della sua volontà di chiudere quel capitolo definitivamente.
Carol Peletier è un personaggio che nessuno avrebbe immaginato potesse arrivare dove è ora. Gli autori stessi avevano deciso di ucciderlo nella terza stagione, ritirando poi quella possibilità dopo aver ascoltato il punto di vista dell’attrice che lo interpreta, Melissa McBride, che con il suo grande potenziale ha contribuito senza dubbio a renderlo ancora più apprezzabile e a cui i media hanno, di anno in anno, dedicato sempre più spazio. Ciò che rende speciale Carol Peletier non è solo la sua storia complicata, il suo percorso lento e graduale in cui sono inclusi umanissimi errori, quindi molto realistico, ma anche il suo aspetto estetico. Melissa McBride ha deciso di non tingersi più i capelli, lasciando che la sua chioma argentea diventasse uno dei simboli per eccellenza del personaggio (Gareth, capo dei Cannibali, infatti, la soprannomina grey-haired queen bitch = stronza dai capelli grigi). Carol non è un personaggio sessualizzato, non dipende dal rapporto sentimentale con qualcuno (e per fortuna questa è una cosa che in The Walking Dead non fanno, a parte, in alcuni momenti, con Maggie Greene) ed è diventato un simbolo, l’esempio di chi può rimettersi in piedi nonostante tutto. Si tratta pur sempre di un personaggio di finzione, ma ci piace pensare che donne soggette a violenza domestica nella vita reale possano acquisire coraggio anche da una storia inventata. La stessa Melissa McBride riceve lettere da vittime di abusi che la ringraziano, quindi in questo caso possiamo affermare che il lavoro svolto dalla serie televisiva è notevole ed ha oltrepassato anche il livello di puro intrattenimento.
Carol è diventata ufficialmente uno dei personaggi principali della serie sul quale autori e canale televisivo hanno intelligentemente investito. Ovviamente non è l’unico degno di nota ma ultimamente tra i più apprezzati e da fan, spero di vederla ancora a lungo.
Molti ormai ripetono continuamente quelli che il pubblico stesso ha proclamato come motti del personaggio: “Guarda i fiori” o il più recente “mangia i biscotti”. Se però c’è una frase che possa descrivere perfettamente Carol (oltre a quelle già citate accanto alla divisione delle stagioni) io riporterei ciò che lei stessa, una volta, ha detto a Daryl “Dopotutto, guarda quanta strada hai fatto”.
(Un saluto agli amici di The Walking Dead Italia, The Walking Dead ITA, Caryl Italia ed agli amici del gruppo di The Walking Dead Italia Fans!)