Il finale di stagione della serie HBO The White Lotus ne è la prova definitiva: Mike White è sempre un passo avanti a noi.
La seconda stagione di The White Lotus si era aperta in modo speculare alla prima; il ritrovamento di un cadavere la cui identità resta nascosta fino all’epilogo della vicenda, unito ai capricci dei viziatissimi e ricchi vacanzieri, sembravano ricondurre alla fortunata prima stagione della serie tv creata da Mike White. Ciononostante, The White Lotus 2 è riuscita a stupirci ancora una volta, mettendo in scena una scrittura ancor più profonda rispetto al capitolo precedente e disseminando elementi simbolici a partire dalla fotografia fino alla colonna sonora. Il vero punto di forza della narrazione resta però l’imprevedibilità: pur ripresentandoci una situazione analoga a quanto visto nella stagione precedente, la nuova vicenda fonde ancor di più i confini tra giusto e sbagliato, soprattutto attraverso i suoi protagonisti, a cui è impossibile restare affezionati per troppo tempo prima che qualche azione orribile faccia nuovamente ricredere i telespettatori. Ed è proprio quando The White Lotus sembrava aver incontrato la sua perfetta personificazione in Tanya (Jennifer Coolidge), unico personaggio fisso della vicenda e indiscussa incarnazione dello stile tragicomico che contraddistingue la serie tv, Mike White stravolge di nuovo le carte in tavola attraverso un surreale finale di stagione che sfiora l’assurdo, ma in modo impeccabile.
Procedendo con ordine, è necessario analizzare la tematica centrale di questa nuova stagione ambientata in un resort di lusso di Taormina, e tornare a una settimana prima del ritrovamento di quel corpo, al momento cioè dell’arrivo sull’isola dei vacanzieri. Tra questi ritroviamo la coppia creatasi nella stagione precedente composta da Tanya (Jennifer Coolidge) e dall’annoiato Greg (Jon Gries), accompagnati dalla giovane assistente Portia (Haley Lu Richardson), l’arrogante finanziere Cameron (Theo James) insieme con la sua affettuosa moglie Daphne (Meghann Fahy), e il suo vecchio amico dai tempi del college Ethan (Will Sharpe), affiancato da sua moglie Harper (Aubrey Plaza). Queste ultime due coppie rendono da subito chiara la natura delle dinamiche – di potere, di classe, di intelligenza e di influenza finanziaria – che governano le loro conversazioni, dando vita ai dialoghi più interessanti della serie tv. Troviamo infine la famiglia Di Grasso, composta da tre generazioni di uomini nonno-padre-figlio (interpretati rispettivamente da F Murray Abraham, Michael Imperioli e Adam DiMarco). Ma è soprattutto l’arrivo al resort delle due escort siciliane Mia (Beatrice Grannò) e Lucia (Simona Tabasco) a rendere chiaro che, in questa nuova stagione di The White Lotus, il potere passa soprattutto dal sesso e da tutto ciò che ne deriva.
Sesso come strumento di potere ma anche manipolazione, tradimenti, gelosia, ossessione, vendetta. I protagonisti si fondono tra loro intrecciando i loro destini, su cui pesano gli elementi simbolici onnipresenti nell’hotel, come le Teste di Moro che adornano le suites, angoscianti promemoria dei pericoli che corrono le instabili coppie. Alla simbologia è affiancata dunque la superstizione, culturalmente sedimentata nel nostro paese, tanto da rendere l’ambientazione italiana un personaggio a sé stante; oltre alle Teste di Moro, a far da sfondo alla vicenda c’è infatti la suggestiva cornice mitologica dell’Isola Bella, oltre a tutte le altre leggende che prefigurano gli orrori derivati dalla gelosia ossessiva, rimarcata dall’arte dei dipinti della sigla d’apertura, dalla colonna sonora e, soprattutto, dai richiami al cinema italiano. Quest’ultimo diventa l’ombra della trama orizzontale che lega le due stagioni attraverso Tanya, che vive il suo soggiorno “come Monica Vitti“, seppur la somiglianza con l’attrice iconica sia molto distante, come le farà notare la direttrice dell’hotel Valentina (Sabrina Impacciatore), che la paragona piuttosto a Peppa Pig, rimarcando la natura grottesca della serie tv HBO, che rivive a suo modo il celebre film L’Avventura. Tanya come la Claudia di Monica Vitti viene infatti tradita, e vive rassegnata la sua tormentata relazione con un uomo che aveva regalato la stessa sorte a un’altra donna prima di lei, scomparsa proprio al largo delle coste siciliane.
La rivisitazione in chiave semi-parodistica, tragicomica e grottesca del classico del cinema italiano è la chiara dimostrazione dello scopo perfettamente raggiunto da The White Lotus, che estremizza ancora una volta dialoghi e situazioni al punto da recare quasi imbarazzo e disagio ai suoi telespettatori, trasportati in un universo così distante dalla realtà ma che incarna, al tempo stesso, la sua unica possibile e reale rappresentazione.
La realtà in The White Lotus è contorta, rovesciata, enfatizzata e illogica, come lo sono gli irrazionali sentimenti della sua protagonista Tanya, in contrapposizione a quelli strumentalizzati e ostentati degli altri protagonisti per raggiungere i propri scopi.
Questo continuo gioco di contrasti e, più in generale, la contrapposizione delle contraddizioni, è un’altra costante della serie tv di Mike White, che spoglia quella bellezza estetica da cui si circonda la classe abbiente della società fino ad arrivare alla sostanza, per poi scoprirla vuota. Lo stesso matrimonio tra Greg e Tanya si rivela essere un involucro di convenienza per l’uomo, che riparte per gli Stati Uniti poco dopo il suo arrivo sull’isola per allontanare da sé qualsiasi sospetto per ciò che succederà in seguito a sua moglie, accordandosi precedentemente con esponenti dell’alta società (e con la criminalità organizzata) del posto. Interessato all’eredità della ricca donna, Greg cede sua moglie a Quentin (Tom Hollander) e al suo yacht, simbolo di quell’opulenza che cela al suo interno complotti e compromessi morali.
Compromessi che stipulano anche tutti gli altri protagonisti sul finale della vicenda, in particolare Daphne e Ethan, costretti a trovare un nuovo modo di vivere le proprie relazioni che non li renda vittime della vita. La presa di coscienza arriva anche per Tanya, seppur troppo tardi; nell’universo kafkiano di The White Lotus, la sconfitta della donna arriva proprio a seguito di un’assurda vittoria, privandola della gloria (quella fittizia) e consegnando al contempo la sua interprete Jennifer Coolidge alla storia di questa serie tv.
Il finale di stagione apre dunque la strada a nuovi ipotetici e surreali scenari, consacrando definitivamente il nuovo linguaggio offerto dalla serie tv nell’universo della serialità televisiva. In questa storia senza vincitori né vinti – così come nell’eterna lotta fra sessi – è il potere dei compromessi ad avere la meglio, reso tuttavia impossibile dalla disparità delle parti. Ma la realtà creata da The White Lotus non è mai lineare, e troverà sempre un modo per stupirci, ribaltando ancora una volta i (presunti o reali) ruoli di potere.