Attenzione: evita la lettura se non vuoi imbatterti in spoiler della terza stagione di The White Lotus
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Mike White si nutre del disagio, dell’ipocrisia e delle tensioni di classe. Nel resort di lusso in cui getta queste anime prave, l’autore tratteggia con perfidia e sadico umorismo ogni difetto e vizio. I protagonisti della serie sono tipi umani, maschere teatrali. La serie tv di Mike White inizia come un giallo, per trasformarsi in breve in una satira sociale a tinte noir. La morte di uno degli ospiti serve solo come input per la storia. Non c’è, in fondo, alcun omicidio da risolvere, nessun detective dalla mente geniale che risolva il caso. La morte in questione è solo l’ultimo atto di un dramma derisorio sui ricchi e la contemporaneità (qui la nostra recensione del finale della terza stagione).
Mike White guarda la palude del mondo con occhi cinici, scavando nel fango, cercando dei fiori di loto che non sono in grado di sopravvivere. Ciò che riporta a galla sono invece ninfee marcescenti, troppo impantanate per poter tornare a vivere. Così i personaggi di The White Lotus sono infognati nella loro personale palude di egoismo e superbia. Come i golosi danteschi, anche loro sembrano incapaci di togliersi di dosso la poltiglia. E, seppur ci siano alcune notevoli eccezioni, la maggior parte recita sempre la stessa filastrocca. C’è chi è schiavo del denaro, chi della propria hybris, chi del sesso, chi dell’amore. Sono tutti incatenati ai ruoli predefiniti, come figure delle carte dei tarocchi.
C’è un pattern ricorrente, che non sarà di certo sfuggito a chi di esoterismo è appassionato, che collega taluni personaggi di The White Lotus ad altrettante carte dei tarocchi.
Nello specifico agli Arcani Maggiori, ventidue carte che sembrano disegnare una vera e propria epopea dell’anima. Il cammino che tracciano è parallelo a quello della vita umana: la crescita, la sofferenza, la consapevolezza, la conquista di sé stessi, la perdizione. Le carte dei tarocchi non parlano mai in modo diretto. Sussurrano. Lanciano allusioni. Si offrono come enigmi da sciogliere, come sogni da interpretare. Dietro ogni figura si cela un linguaggio antico e profondo, capace di comunicare con quella parte di noi che non ha bisogno di spiegazioni, ma che semplicemente sa.

Il Matto – Saxon, Shane e Cameron
Il Matto è colui che apre il viaggio degli Arcani Maggiori. Spesso rappresentato con un piccolo fagotto sulla spalla e lo sguardo rivolto al cielo, sta per fare un passo nel vuoto. Non ha meta, eppure è già in cammino. Simbolicamente, è lo spirito libero, l’inizio e la fine, l’alfa e l’omega. Indossa abiti sgargianti, spesso disordinati, e a volte è accompagnato da un cane, simbolo dell’istinto che lo protegge o lo mette in guardia. Il Matto è il caos creativo, il potenziale puro.
Nei misteri antichi, il Matto potrebbe ricordare Dioniso, dio dell’estasi, della trasgressione e del rinnovamento ciclico. Come lui, il Matto danza tra mondi, tra regole e libertà, portando lo scompiglio che precede la creazione. In The White Lotus l’archetipo del Matto trova la sua realizzazione nei tre “rich bros” d’eccezione. Shane, Cameron e Saxon condividono un conto in banca sostanzioso, la sicurezza di una famiglia ricca da far schifo e un’assoluta mancanza di empatia.
Sono tre privilegiati che non conoscono i “no”, che si muovono nel mondo pensando che ogni cosa sia loro dovuta. Sono infantili, viziati, arroganti e tronfi. Sicuri che ogni successo sia meritato, quando in realtà sono miserabili e poveri nello spirito. C’è il potenziale del Matto, ma non viene messo a frutto lasciando che la follia abbia invece la meglio. Il caos si riversa in ogni loro decisione portandoli a scadere in peccati estremi come l’adulterio, l’omicidio e persino l’incesto.
L’Imperatore – Timothy, Nicole e Harper
Se la carta dell’ Imperatrice simboleggia la natura che fiorisce spontaneamente, l’Imperatore rappresenta la legge che ordina il cosmo. Seduto su un trono di pietra ornato da teste di ariete, egli stabilisce i confini, crea regole, protegge e governa. È la forza della volontà strutturata, del pensiero razionale che costruisce città, governi, civiltà. È associato a Zeus o Giove, il sovrano degli dèi, colui che lancia fulmini per mantenere l’ordine divino.
Tuttavia, l’Imperatore illuminato non è un tiranno, ma un padre giusto, che sa proteggere senza soffocare. Nella prima stagione il ruolo era impersonato da Nicole, donna in carriera prima che madre, che ha retto la tensione crescente a Maui lasciandosi andare solo a brevi momenti di isteria. Controllata e composta, Nicole rappresentava il caposaldo dell’intera famiglia, la colonna portante che ha tenuto insieme tutti gli altri membri. Dell’Imperatore conserva dei tratti anche il personaggio di Harper nella seconda stagione (qui la nostra recensione). Nel gruppo di falsi amici, è l’unica a dare voce ai propri pensieri e a mostrarsi sempre sconvenientemente sincera. Infine, nella terza stagione, troviamo Timothy. Il patriarca che perde la ragione, che rischia di sacrificare i propri figli su un altare pur di non affrontare il dramma del fallimento.

L’Appeso – Rick, Mark e Dominic
Un giovane è sospeso a testa in giù, ma non soffre. Il suo volto è sereno, come se avesse scelto lui quella posizione. Nei tarocchi, l’Appeso è l’archetipo del sacrificio volontario per ottenere una visione superiore. Come Odino che si impicca all’albero Yggdrasill per ottenere la saggezza delle rune, l’Appeso rinuncia a tutto per vedere oltre l’illusione del mondo materiale.
È il prezzo della trasformazione autentica. Bisogna interrogarsi e mettere tutto in discussione per poter andare avanti. O almeno tentare. Perché il viaggio interiore che i tre “appesi” di The White Lotus compiono porta sicuramente a risultati drasticamente diversi. Laddove Mark deve venire a patti con l’omosessualità del padre per salvare il suo matrimonio e accettarne le dinamiche di potere, Dominic è incapace di superare a pieno la propria dipendenza sessuale. Il viaggio in Sicilia non coincide con l’agognato ricongiugimento con i familiari perduti, né tantomeno con il figlio, ma porta piuttosto a una frattura generazionale ancora più profonda.
L’ultima e più traumatica risoluzione è quella di Rick nella terza stagione (in esclusiva su Sky). Spinto da un desiderio di vendetta insaziabile, Rick si spinge fino in Thailandia per mettere a tacere le voci, per potersi finalmente liberare dalla corda dell’appeso. Peccato che quel cappio gli si serri inesorabilmente attorno al collo, impedendogli di vedere che è lui stesso a stringere sempre di più.
La Papessa – Chelsea, Rachel e Portia
La Papessa è il tempio del silenzio. È colei che custodisce i segreti dell’inconscio, seduta tra le colonne del tempio, con un velo dietro di sé che cela un mondo nascosto. Teneva in grembo, nei mazzi più antichi, il rotolo della Torah o un libro semiaperto, incarnando la conoscenza esoterica, quella che non si rivela con facilità.
In lei vivono la Luna e l’acqua, simboli dell’intuizione e delle profondità emotive. È spesso associata a Iside, la dea egizia velata, e a Persefone, la regina dell’oltretomba. La Papessa parla in sussurri, nei sogni, nei presagi. È la voce che suggerisce “ascolta, non agire”. È il potere del non detto perché la sua sapienza non è razionale, ma profondamente ancestrale e femminile. Chelsea è davvero la Papessa dei tarocchi.
D’altronde è lei a profetizzare, sin dall’inizio, la tragedia in arrivo. Il tre è il numero ricorrente che rincorre la ragazza, novella Cassandra di The White Lotus.
E, proprio come Cassandra, Chelsea non viene ascoltata e muore a causa del suo dono. Rachel, d’altro canto, non riesce a far valere il proprio potere e svincolarsi dalle spire serpentine di Shane. Ritorna da lui, consapevole dell’infelicità che le porterà questa scelta. Portia, invece, è la testimone silenziosa della sua storia. Riesce a salvarsi perché dà ascolto all’istinto prima che sia troppo tardi.

L’Eremita – Lochlan e Quinn
Vecchio, piegato ma non spezzato, l’Eremita cammina nel buio con una lanterna che illumina solo pochi passi davanti a sé. È il saggio che ha rinunciato ai clamori del mondo per cercare la verità nell’intimità del suo cuore. Egli è Diogene nella sua botte, ma anche l’anziano Merlino che abita nelle foreste del tempo.
L’Eremita insegna che la ricerca della verità è solitaria, che la luce non si trova fuori, ma dentro di noi. È il momento dell’introspezione profonda, del ritiro, della maturazione dell’anima. In The White Lotus non ha le fattezze di un vecchio artritico, ma semmai della giovinezza in piena fioritura. Quella, nello specifico, di Lochlan e Quinn. Il primo è, come lui stesso precisa, un people pleaser, il cui interesse principale è quello di accontentare gli altri. Insieme conturbante e ingenuo, Lochlan rappresenta la gioventù inconsapevole. Quella che sente, vede e vive il mondo attraverso un filtro pastello. La morte sfiorata nel finale di stagione lo assurge ad agnello sacrificale, pronto a morire per i peccati del padre.
L’altro Eremita è Quinn che, al termine della prima stagione di The White Lotus, abbandona la famiglia e torna a Maui. Isolato dal resto del mondo, socialmente inadatto a prenderne parte, Quinn trova il suo posto nella quiete dell’oceano all’alba. Il suo è davvero l’inizio un viaggio solitario.
La Torre – Piper, Paula e Alfie
Un fulmine squarcia una torre, facendola crollare mentre figure precipitano nel vuoto. È l’orgoglio punito degli dèi, come la torre di Babele abbattuta per superbia. La Torre rappresenta le strutture mentali, emotive, materiali che abbiamo costruito su fondamenta instabili. Quando la verità irrompe, tutto ciò che è falso cade. Pur dolorosa, questa distruzione è liberatrice: solo dopo il crollo può nascere un edificio più solido e autentico.
Solo che, se Piper, alla fine della fiera, si conferma una principessa viziata, chiusa nella sua torre e per nulla intenzionata a lasciarla. Il percorso di Piper, proprio come Paula e Alfie, è lastricato di buone intenzioni, peccato che nessuno di loro sia in grado di dimostrarsi coerente. Ogni gesto e ogni parola è ammantato di una arroganza tanto fine quanto più greve delle persone che li circondano. Come Alice sono bravi a dare ottimi consigli, a giudicare il prossimo e a puntare un dito imbevuto di miele, ma poi gettano la maschera.
Lo fa Piper quando si rende conto di non poter vivere un giorno in più senza aria condizionata. Tocca a Paula quando vende, per un viaggio in prima classe, i suoi ideali politici. Lo fa Alfie con la sua mascolinità tossica da principe ceruleo, convinto di poter salvare una escort da se stessa. Ognuno di loro mente a se stesso, sapendo perfettamente di mentire, incapace di guardarsi davvero allo specchio e accettarsi imperfetti.