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Il punto forte di The White Lotus è il cinismo

The White Lotus
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Il seguente articolo può contenere SPOILER sulle prime due stagioni di The White Lotus.

The White Lotus è uno dei gioielli più brillanti della produzione recente di HBO. La serie antologica creata e diretta da Mike White ha fatto letteralmente incetta di premi tra Emmy e Golden Globe in entrambe le due stagioni distribuite finora. Uno degli elementi portanti di The White Lotus è senza dubbio il cinismo, caratteristica che appartiene a quasi tutti i protagonisti della serie. I personaggi riflettono i difetti dell’alta borghesia occidentale moderna, posizionati in contesti di socializzazione in cui sono obbligati a esprimere sé stessi e le proprie criticità. The White Lotus è stata rinnovata per una terza stagione che sarà ambientata in Thailandia e che punterà a rinnovare l’enorme successo e clamore mediatico raggiunto dalle prime due, ambientate rispettivamente alle Hawaii e in Sicilia.

Il cinismo, un elemento così repellente ma allo stesso tempo impossibile da non apprezzare

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Nicole Mossbacher, interpretata da Connie Britton nella prima stagione

Piaccia o non piaccia, la serialità moderna ha riscoperto il cinismo, e sempre più spesso lo utilizza come materia prima nella narrazione. Il cinismo non è più un elemento totalmente negativizzato e limitato ai soli villain, ma è al centro della società moderna per come viene raccontata nelle serie tv. Ci sono tanti esempi di estremizzazione di questo concetto, serie che hanno sfruttato le mille sfaccettature della società per spettacolarizzare le differenze di classe ancora prima di The White Lotus. Squid Game e il filone del k-drama con il recente The 8 Show sono un esempio calzante dell’evoluzione della narrativa moderna in questo senso. Ma anche serie di tutt’altro genere come The Boys, o un altro recente successo in casa Netflix, Ripley. Entrambe, seppur in modo diverso, sono caratterizzate dalla spettacolarizzazione del cinismo in tutte le sue forme, sia dal punto di vista sociopolitico, nel primo caso, che prettamente estetico nel secondo.

La forza attrattiva di questo tipo di serie conta molto sul potere fascinoso del cinismo.

Lo spettatore resta quasi ammaliato dalle azioni dei personaggi, rimanendo intrappolato in un vortice di curiosità che lo invita a vedere fin dove questi riescano a spingersi. E’ così che il classico espediente dell’empatia si trasforma profondamente in un nuovo tipo di rapporto tra pubblico e personaggi. The White Lotus basa gran parte della propria narrativa su questo concetto. Già di per sé, il contesto in cui si dispiega la trama è perfetto per questo tema. La serie mette in mostra tutto l’erotismo della noia borghese, ma gli stessi personaggi sono delle pedine: sono come cavie da laboratorio posizionate in un contesto collettivo in cui finiscono inevitabilmente per scontrarsi l’un l’altro. Da carnefici, i protagonisti di The White Lotus, diventano presto vittime del proprio modo d’essere cinico e anti progressista.

The White Lotus e la spettacolarizzazione dell’eccesso

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Jennifer Coolidge, interprete dell’iconica Tanya

Una caratteristica accomuna pressoché tutti i personaggi di The White Lotus: la noia (non proprio quella di Angelina Mango). Una noia latente che impregna il carattere dei personaggi e che li spinge a compiere i gesti più meschini e inaspettati. Nella prima stagione della serie, ambientata in un resort di lusso nel verde delle Hawaii, gli ospiti sono tutti ricchi e privilegiati, totalmente inconsapevoli del peso che le loro azioni possono avere sugli altri. Questo aspetto crea fin da subito un netto contrasto con lo staff del luogo, composto principalmente da local, che lavora instancabilmente per soddisfare le esigenze degli ospiti. Alcuni dei lavoratori diventano presto degli strumenti, utilizzati come oggetti dai protagonisti per il proprio divertimento personale. Emblematico è invece il caso del personaggio di Armond, interpretato brillantemente da Murray Bartlett. Questi è l’eccentrico direttore del resort, sobrio da cinque anni, in lotta con le dipendenze da alcool e droghe.

Armond è un punto di riferimento per tutti i personaggi di The White Lotus, ospiti e staff.

Rappresenta un eccesso smodato in grado di trasformare anche chi non appartiene all’alta borghesia in un prodotto della stessa. Un altro tema centrale della serie è l’ipocrisia di fondo nelle scelte dei personaggi. Alcuni di questi ostentano valori e principi che, una volta messi alla prova, si rivelano totalmente vuoti e inconsistenti. E’ il caso di Rachel, interpretata da Alexandra Daddario, una giornalista con poca fiducia nei propri mezzi che si ritrova a dover scegliere tra la propria indipendenza professionale e una vita di lusso insieme a un marito ricco ma totalmente incapace di guardare in faccia la realtà, oltre che un viscido manipolatore. Rachel combatte contro l’ego del marito per tutta la serie, ma è evidente quanto faccia fatica a prendere una posizione definitiva, consapevole di ciò che andrebbe a perdere.

Casi come questo ci fanno capire come nella serie non ci siano personaggi positivi o buone intenzioni, ma soltanto esseri umani messi di fronte alle proprie fragilità

Lucia e Mia (Simona Tabasco e Beatrice Grannò) nella seconda stagione

L’esempio calzante è Tanya, unico personaggio insieme a Greg presente in entrambe le stagioni. L’evoluzione del personaggio interpretato da Jennifer Coolidge rappresenta al meglio questo tema. Nella prima stagione Tanya è una donna fragile, totalmente in balia degli eventi e della propria solitudine che la donna vive come una condanna. L’amore di Greg si rivelerà essere una trovata meschina per approfittarsi di lei, ma Tanya, nonostante i propri privilegi sociali, non è in grado di distinguere tra bene e male e diventa la appetitosa vittima di un sistema cinico che non fa sconti a nessuno. Perennemente alla ricerca di affetto, la donna si affida al denaro, sua unica risorsa, per cercare compagnia e sentirsi apprezzata. In questo modo il denaro è lo strumento più immediato per corrompere le relazioni umane più autentiche. The White Lotus muove una critica pungente al materialismo e alla superficialità della società attuale.

Attraverso la lente del cinismo, la serie evidenzia come l’incessante ricerca di piaceri effimeri e di un miglioramento del proprio status sociale sia soltanto un vuoto e inconcludente passatempo. The White Lotus non si limita a usare il cinismo come principale elemento narrativo. Se ne serve soprattutto per esplorare le complessità della società moderna, mettendo tutti sullo stesso piano indistintamente dalla classe sociale di appartenenza. Nella seconda stagione, ambientata invece in Sicilia, la serie si concentra più a fondo sulle relazioni umane e sulla strumentalizzazione della sessualità. La maggior parte dei rapporti tra i personaggi sono viziati da interessi personali, manipolazione e tradimenti continui. Le coppie coinvolte in questo gioco di intrighi scoprono di essere infelici e insoddisfatte, mentre le relazioni in generale appaiono prive di consistenza, temporanee.

Anche la seconda stagione di The White Lotus è un pugno allo stomaco della società moderna

In questa stagione i personaggi utilizzano il sesso come strumento di potere per ottenere vantaggi e per sopraelevare il proprio status sociale sugli altri. Alla fine tutti lottano con lo stesso obiettivo e senza preoccuparsi della comunità. Un’altra caratteristica appartenente ai personaggi della seconda stagione è un senso di alienazione e disillusione comune. I protagonisti cercano di riempire il proprio vuoto esistenziale in modo cinico, a dimostrazione del fatto che la felicità a cui aspirano sia in realtà irraggiungibile. The White Lotus è un trattato sulla natura umana che presto si arricchirà di un nuovo capitolo e di nuove tematiche pungenti che, siamo sicuri, appassioneranno e coinvolgeranno il pubblico ancora una volta.