Sono passati ben tredici anni dalla fine di The Wire, il drama capolavoro trasmesso dal 2 Giugno 2002 al 9 Marzo 2008 su HBO. Tutti conoscono la fama di quella che il Writers Guild of America ha posizionato al nono posto nella classifica delle serie tv meglio scritte di sempre, ma forse non altrettanti sono informati sui retroscena che riguardano storia, cast e scrittura del prodotto, retroscena che dicono molto sulla sua genesi e sulla straordinaria qualità che lo contraddistingue.
Noi di Hall of Series ne abbiamo raccolti 10.
1) Il realismo di The Wire: i fondamentali contributi di David Simon e Ed Burns
Uno dei motivi per cui The Wire è in grado di fornire una rappresentazione così plastica e puntuale della realtà di Baltimora è il background professionale dei due nomi che stanno dietro alla sua realizzazione. Prima di dedicarsi alla stesura di libri e sceneggiature, David Simon ha lavorato come giornalista per il The Sun, acquisendo vaste conoscenze non solo su criminalità e malfunzionamento delle istituzioni, ma anche sulle perversioni della stampa, che trova ampio spazio nella quinta e ultima stagione della serie. I trascorsi di Ed Burns sono ancora più in tema. Originario di Baltimora, Burns ha lavorato come detective presso il dipartimento locale per vent’anni e ha insegnato presso una scuola pubblica della città.
2) Il rischio cancellazione è stato sempre dietro l’angolo
Non sempre la qualità di un prodotto è commisurato al successo ottenuto dallo stesso. Sebbene The Wire sia osannata dalla critica come una delle serie tv migliori di sempre, il pubblico della HBO non le ha riservato un trattamento particolarmente benevolo al tempo della messa in onda. David Simon ha dichiarato che ogni finale di stagione è stato scritto in modo da funzionare anche come eventuale finale di serie per evitare che la storia restasse monca. A causa degli ascolti, infatti, la cancellazione ha rappresentato uno spauracchio con cui fare costantemente i conti. Simon ha raccontato di aver dovuto pregare i vertici della rete affinché la serie non fosse rimossa dal palinsesto. Per fortuna le sue richieste hanno trovato accoglimento e tutt’e cinque le stagioni di The Wire sono state consegnate alla storia della serialità televisiva.
3) Era già stata decisa una trama per la sesta stagione
In realtà le stagioni in questione sarebbero potute essere addirittura sei. Quando The Wire è giunta al termine, nella mente di David Simon si era già delineata l’impalcatura di un ipotetico seguito. Il soggetto sarebbe stato l’esplosione della popolazione latina nel sud-est di Baltimora. “L’immigrazione è, e probabilmente è sempre stata, una potente fonte di frizione e di scontro ideologico nella vita pubblica americana” ha sostenuto l’autore svelando l’idea che aveva in serbo. Purtroppo gli ascolti registrati fino a quel momento lo hanno costretto a lasciarla allo stato embrionale.
4) The Wall: lo spin-off di The Wire mai prodotto
Per lo stesso motivo lo spin-off che Simon aveva in cantiere non ha mai visto la luce. La serie, il cui titolo sarebbe stato The Wall, avrebbe seguito da vicino l’ascesa al potere di Tommy Carcetti e avrebbe approfondito il versante politico delle vicende raccontate in The Wire. Simon aveva già abbozzato la sceneggiatura e radunato dei collaboratori con cui curarla, ma la HBO ha stroncato il progetto sul nascere.
5) La sigla di The Wire: cinque versioni di un unico brano
Vi è sembrato di cogliere parole familiari pronunciate dalle diverse voci che intonano la sigla nel susseguirsi delle stagioni? Non è stata solo un’impressione: si tratta della stessa canzone, intitolata Way Down In The Hole. La versione originale, interpretata da Tom Waits, è quella che inaugura gli episodi della seconda stagione. La prima è una cover realizzata dal gruppo gospel The Blind Boys of Alabama. Terza, quarta e quinta stagione sono introdotte rispettivamente dai rifacimenti di di The Neville Brothers, DoMaJe e Steve Earle.
6) Nessuno voleva la morte di Stringer Bell
The Wire ha inanellato una serie di morti a effetto in grado di lasciare lo spettatore completamente sotto shock. Una delle più inaspettate è senza dubbio quella di cui è vittima Stringer Bell, avvenuta al termine della terza stagione. Il personaggio, un leader carismatico magistralmente interpretato da Idris Elba, era una delle personalità di spicco della serie e vederlo fuori dai giochi ha suscitato il malcontento di molti, persino della moglie di Simon. “Mi ha detto che ero un idiota” ha riferito l’autore senza ricorrere a mezzi termini, per poi spiegare la motivazione posta alla base di una scelta sicuramente sofferta, forse azzardata, ma ben ponderata e con un preciso significato.
Seppur partendo da prospettive diverse, Stringer e Colvin cercano entrambi di riformare il mondo della droga, e questo è irriformabile. Appartiene ai gangster e ai poliziotti in carriera che vogliono fare soldi, e quindi Colvin e Stringer avevano bisogno di avere lo stesso arco, tematicamente parlando, per rendere il punto della questione da un punto di vista politico. Nel momento in cui lasci che un personaggio oppure ciò che può piacere al pubblico o altri fattori esterni veicolino la storia che hai in mente al posto tuo, allora ti comporti da dilettante.
7) Nel cast è presente un famoso boss della droga
I precedenti lavorativi degli sceneggiatori hanno innescato un incredibile intreccio che si è ripercosso sul cast di The Wire. Negli anni in cui ha lavorato in polizia Burns è stato a capo delle indagini che hanno portato all’arresto di uno dei più famosi boss della droga che Baltimora abbia mai conosciuto: Melvin Williams. Poco dopo l’arresto, mentre lavorava per il The Sun, David Simon ha scritto su di lui una serie di articoli intitolati Soldi facili: anatomia dell’impero della droga. Ebbene, dopo aver scontato la pena Williams è uscito di galera e ha interpretato il ruolo del diacono di Baltimora nella terza e quarta stagione di The Wire, un uomo saggio e compassionevole che si prodiga in aiuto dei giovani coinvolti a vario titolo nelle violenze di Baltimora est.
8) Bubbles e Omar sono esistiti anche nella vita reale
I personaggi di Omar e Bubbles sono ispirate a persone realmente esistite. Il primo è una parziale trasposizione di Donnie Andrews, rapinatore di droga di Baltimora arrestato proprio da Ed Burns. Durante gli anni passati in prigione, Andrews subì una conversione che lo portò a diventare un mentore anti-gang e a prendere sotto la sua ala molti giovani detenuti. Dopo aver collaborato con lui per la stesura del libro The Corner, scritto a quattro mani, Simon e Burns intercederono in favore del suo rilascio, avvenuto dopo 22 anni di galera. Dell’eroinomane a cui è ispirato Bubbles conosciamo solo un soprannome: Possum. Anche lui era un informatore e utilizzava cappelli per segnalare alla polizia potenziali obiettivi criminali. Nel 1992 Simon ha scritto un articolo su Possum diventato anche un necrologio; l’uomo è morto di AIDS poco dopo esser stato intervistato.
9) Felicia Pearson: Snoop anche nella vita vera
Felicia Pearson non condivide soltanto il nome con il personaggio da lei interpretato in The Wire – quello che Stephen King ha definito “la più terrificante villain femminile mai apparsa sugli schermi televisivi” – ma anche il background personale. Dopo la morte della madre adottiva, Pearson lascia la scuola per dedicarsi allo spaccio, tenuto proprio nelle strade di Baltimora est. Un giorno, durante una rissa, uccide con un colpo di pistola una sua coetanea. Dopo cinque anni di carcere, viene rilasciata per buona condotta e per aver commutato parte della pena in lavori svolti all’interno della struttura detentiva. I suoi precedenti le rendono difficile trovare un’occupazione, così Pearson torna a stabilirsi presso uno dei famosi angoli di spaccio che sono la location privilegiata della serie. Sembra la premessa di un loop, ma il destino ci mette lo zampino. Il compianto Michael Kenneth Williams, l’attore che ha prestato il volto a Omar, incontra la giovane Pearson in un bar e ne resta colpito al punto da portarla sul set di The Wire perché esponga le sue doti anche agli altri. Il resto è storia.
10) Tutti pazzi per The Wire eccetto il sindaco
Oggi The Wire è una serie unanimemente acclamata, ma all’epoca della messa in onda c’era uno “spettatore” a cui proprio non andava giù. Si tratta di Martin O’Malley, che a quel tempo ricopriva la carica di sindaco di Baltimora. David Simon racconta di aver ricevuto una telefonata in cui il primo cittadino chiedeva che fossero inserite nella sceneggiatura alcune delle iniziative da lui intraprese in favore della città. Andre Royo, l’interprete di Bubbles, ha rincarato la dose con uno sgradevole retroscena. “Il sindaco ci odiava perché pensava che mettessimo in cattiva luce la città di Baltimora. Ordinò ai poliziotti di cogliere ogni occasione per intralciarci. La gente veniva arrestata e la produzione finiva per essere posticipata perché alcuni attori erano in carcere.”