Il cinico realismo che connota la narrazione in The Wire trova una delle sue più alte espressioni nell’uscita di scena dei personaggi. Le morti imbastite dalla serie capolavoro di David Simon riescono a risultare straordinariamente potenti senza l’ausilio di alcuna forma di enfasi forzata o di spettacolarizzazione, ma solo per il tramite di un’autenticità assoluta e viscerale che ne rappresenta l’esatta cifra drammatica. Fulminee e brutali, le dipartite di cui la sceneggiatura è costellata colpiscono con l’intensità di un pugno allo stomaco e lasciano spiazzati, sconvolti; esterrefatti.
Riviviamone l’effetto con la classifica delle 5 morti più scioccanti di The Wire.
Attenzione: da qui partono gli spoiler!
5) Preston “Bodie” Broadus
Un soldato che mantiene la sua postazione anche a costo della vita. È questo che Bodie conferma di essere in quelli che si rivelano i suoi ultimi istanti.
Siamo alla fine della quarta stagione di The Wire. A furia di uccidere, Marlo ha falcidiato la vecchia guardia e Bodie è rimasto l’unico tra quelli appartenuti alla banda di Barksdale a possedere un proprio angolo di strada.
È l’angolo in cui le conquiste di Marlo lo hanno relegato, ma Bodie non intende deporre le armi abbandonandolo, anzi: vuole continuare a combattere, e se il nemico è troppo forte per essere sconfitto, allora lascerà che il campo di battaglia diventi la sua tomba. Sospettato di essere in combutta con la polizia per via del suo incontro con McNulty, Bodie subisce un agguato da parte degli uomini di Marlo. Invece di mettersi in salvo resta lì, a difesa di ciò che è suo, e in quel fiero tentativo di resistenza finisce ucciso da un colpo di pistola sparatogli alle spalle.
4) Wallace
Nel caso della morte di Wallace, lo shock si identifica tutto con l’impatto emotivo che la sua esecuzione è in grado di provocare. Davanti alle pistole che gli vengono puntate addosso, Wallace svela la sua vera pelle: quella di un ragazzino inerme e spaventato, vittima di un contesto totalmente inadatto ai suoi anni. Quando viene inchiodato da un paio di armi pronte a sparare, Wallace piange, implora, si appella all’amicizia che ha condiviso con Bodie e Poot, compagni trasformatisi in sicari. La sua reazione travolge lo spettatore, ma non modifica il corso della storia, che la ignora per condurlo a una morte tragica e brutale. The Wire si presenta sin da subito come una serie che non fa sconti, ma forse è proprio quando si incarna nel terrore disperato di Wallace che la sua spietatezza ci appare per la prima volta in tutta la sua evidenza.
3) Russell “Stringer” Bell
Sembrava destinato a un’ascesa inarrestabile, Stringer Bell, a una scalata che valica i confini della strada per irrompere nei salotti che contano. E invece non è andata così. Il progetto di passare dal traffico di droga alla gestione di flussi di denaro opportunamente ripulito finirà abortito, e le bugie che Stringer proverà a utilizzare come armi gli si ritorceranno contro a mo’ di boomerang tornato indietro a sferrargli il colpo di grazia. Imbrogliato da Clay Davis e braccato dalle pistole di Omar e Brother Mouzone, Stringer fa l’unica cosa che gli rimane: affrontare la morte a viso aperto e a testa alta. Quel “Che aspettate, figli di pu****a?” pronunciato rabbiosamente è l’ultimo, potente ruggito che il leone di Baltimora rilascia prima di venire abbattuto dai proiettili.
2) D’Angelo “Dee” Barksdale
Voleva cambiare, D’Angelo Barksdale. Voleva lasciarsi alle spalle quella vita che lo teneva imprigionato e costruirsene una nuova, lontana dalla droga, dal malaffare, dalle ombre che Baltimora proietta addosso ai suoi sciagurati figli. Voleva cambiare, ed è per questo che è diventato una minaccia da eliminare agli occhi di chi, invece, intendeva ancora beneficiare dello status quo. Un’aggressione improvvisa, una cintura stretta attorno al collo, la maniglia di una porta a fare da leva, ed è finita: Dee soffoca in un silenzio di tomba e nella solitudine più totale. È una morte sconcertante per il modo in cui avviene, frastornante per la rapidità con cui si consuma, ingiusta per il potenziale che va a stroncare. È solo la seconda stagione e The Wire perde uno di quelli che si annoveravano tra i suoi personaggi più importanti e carismatici.
1) Omar Little
Nell’ultima stagione di The Wire la lotta tra Marlo e Omar procede senza esclusione di colpi. Lo scontro finale tra i due aleggia nell’aria in maniera sempre più insistente, lasciando pregustare un duello all’ultimo sangue. Ma la resa dei conti è un fantasma destinato a non prendere corpo. Omar non soccombe per mano del suo avversario né dei suoi tirapiedi, ma di Kenard, un personaggio posto ai margine della storia, un semplice ragazzino che si sarà sentito grande a impugnare la pistola contro uno dei nomi più malfamati del quartiere e a far fuoco. Quello che fredda Omar è un colpo secco e improvviso, quasi sfacciato, un’istantanea a tinte forti della dura legge della strada, quella per cui qualsiasi passo, per quanto innocuo possa sembrare da compiere, può risultare fatale.