La terza stagione di The Witcher si è finalmente conclusa a un mese di distanza dal rilascio dei suoi primi cinque episodi in maniera piuttosto divisiva, ma senza far parlare troppo di sé. Certo, probabilmente non dovremmo stupirci di questo “silenzio” se ripensiamo al costante calo registrato nelle visualizzazioni degli episodi della sua prima tranche, ma notare questa diminuzione di interesse nei confronti di quello che dovrebbe essere uno dei prodotti di punta di Netflix ci ha dato molto a cui pensare. Perché, nonostante siano ancora tanti ad apprezzare la serie, in generale, la gente sta perdendo fiducia in questo franchise? Tutto ciò si deve solo ed esclusivamente all’abbandono della nave da parte di Henry Cavill o c’è qualcos’altro che in The Witcher 3 è andato storto? Sulla scia di quanto fatto per la prima parte di stagione, oggi andremo ad analizzare quello che a nostro parere non ha funzionato negli ultimi tre episodi sbarcati su Netflix il 27 luglio.
Attenzione: spoiler come se piovessero su The Witcher 3. Siete avvisati!
Politica: che confusione!
Se c’è una cosa che all’interno di The Witcher, in generale. non sta funzionando al meglio, questa è la gestione della politica e degli intrighi. A causa di tanta frettolosità che vuole accorpare in poco tempo storyline che necessiterebbero di ben più tempo per essere bene introdotte e sviluppate, la serie finisce spesso vittima di una narrazione a tratti contorta e che più che risultare intrigante finisce per deludere su più fronti. Con questo vogliamo dire che The Witcher non dovrebbe concentrarsi su questi aspetti? Tutt’altro: gli appassionati della saga letteraria e dei videogiochi ad essa ispirati sanno benissimo che questa componente è assolutamente necessaria per il dipanarsi della trama, ma questo non giustifica le modalità con cui essa spesso viene messa in gioco. Se andiamo a parlare di questi tre episodi finali, infatti, viene a tratti difficile comprendere il complesso gioco delle alleanze e degli schieramenti che, pur contando su una buona base, a causa di un lavoro di taglia e cuci finiscono per sembrare labili e poco profonde. In particolare, i golpe che si susseguono nel corso del Conclave di Thanedd paiono troppo rapidi, così come i cambi di bandiera. Questi atti, infatti, talvolta mancano di logicità, come quando lo schieramento redaniano cattura tutti i maghi senza distinzione, nonostante intenda fermare solo Vilgefortz e gli altri maghi alleati di Nilfgaard.
Caratterizzazioni che cambiano improvvisamente
Se c’è una cosa che ci ha profondamente infastidito è la gestione che alcuni personaggi hanno avuto nel corso della stagione intera e che si confermano sul finale. Forse per ricercare un effetto sorpresa che possa meravigliare lo spettatore, alcuni personaggi infatti sembrano cambiare il proprio comportamento in maniera un po’ troppo repentina per risultare credibili. Ciò può per esempio essere rappresentato dal personaggio di Cahir: se nella prima parte della stagione avevamo criticato il suo agire apparentemente sconclusionato, nel sesto episodio arriviamo infatti all’apice dell’incoerenza quando egli afferma di voler essere ucciso da Ciri. Se si fosse davvero pentito delle sue azioni fin dai primi episodi di The Witcher 3 perché non cercare di redimersi fin da subito? Perché continuare a uccidere per riottenere la fiducia dell’Imperatore? Solo per potersi avvicinare così a Ciri? Qualsiasi sia il motivo non restiamo convinti della scelta, forse anche a causa di una recitazione poco convincete.
Stessa cosa si può dire di altri personaggi dello schieramento nilfagaardiano come Francesca e Fringilla, che spunta di colpo nel pieno delle sue forze alla battaglia di Thenned senza che ci venga data una vera e propria spiegazione dopo che l’avevamo vista passare il tempo a ubriacarsi. Che dire poi delle maghe, che si riscoprono delle buone samaritane protettive nei confronti delle proprie allieve defunte quando, ve lo ricordiamo, nella prima stagione erano ben liete di trasformare quelle non abbastanza capaci in anguille? Noi non lo dimentichiamo.
Nodi di trama centrali di The Witcher 3 liquidati in fretta e furia
Lo abbiamo detto, uno dei peggiori difetti di The Witcher 3 è legato alla frettolosità. Questo vale sia per quanto riguarda la politica sia per quanto concerne altri elementi di trama che, per essendo stati evocati per tutto il corso della stagione si risolvono in un nonnulla. Volete un esempio? Impossibile non citare a riguardo la morte di Rience. Dopo essere stato al centro di tantissime speculazioni ed essere stato considerato un grande problema a cui porre rimedio, il mago del fuoco compare nel sesto episodio solo per mezza scena per morire nel giro di una decina di secondi dopo essere sbucato dal nulla. Altro elemento che ci ha lasciato con l’amaro in bocca è poi stato il momento in cui Ciri, interagendo con il monolito all’interno della Torre di Tor Lara, viene trasportata nel deserto Korath. Dopo aver sentito infinite volte parlare di questi fantomatici monoliti, non abbiamo avuto nemmeno il tempo per capire come effettivamente il potere della ragazza potesse interagire con essi. Una menzione d’onore va quindi a Istredd che, dopo aver passato anni alla ricerca di queste strutture, ignora che la più grande di esse si trovi sotto il suo naso.
Ciri is the new Daenerys
No, non c’entra il fatto che entrambe abbiano i capelli biondo cenere o che siano delle predestinate. Quello che andiamo a lamentare oggi non ha niente a che vedere a una somiglianza tra le caratterizzazioni delle due quanto invece ad alcuni dialoghi proferiti dalle visioni di Falka che Ciri ha durante il suo lungo e aspro viaggio nel deserto di Koreth. Gli sceneggiatori della serie, parlando di “fuoco e sangue” e “distruggere i raggi della ruota” sono infatti finiti per ricalcare in maniera quasi pedissequa dei dialoghi e monologhi presenti all’interno di Game of Thrones. Che si tratti solo di un omaggio? Da parte nostra non possiamo dire di aver particolarmente gradito la cosa.
Finale anticlimatico
Visionando questi episodi finali di The Witcher 3, una domanda ci è sorta spontanea: perché gli autori della serie non hanno scelto di lasciare come finale di stagione gli eventi verificatisi l’episodio 6, un momento di completa svolta sia per gli equilibri geopolitici del Continente che per le sorti dei tre principali protagonisti? Non sarebbe stato forse più impattante lasciare lo spettatore con il fiato sospeso dopo la grande battaglia presso Thanedd? Certo, forse questo nostro giudizio sarebbe diverso se non avessimo la consapevolezza che Henry Cavill non tornerà più nei panni di Geralt di Rivia, tuttavia, seppur interessanti sotto altri punti di vista, i due episodi conclusivi risultano essere davvero anticlimatici rispetto a quanto avvenuto nella sesta puntata e smorzano la tensione accumulata in precedenza.