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Per la The Witcher del futuro servirà un vero miracolo 

The witcher 3
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Nell’istante in cui è stata annunciata The Witcher si portava dietro già molte domande e tantissime curiosità: Avrebbe retto il paragone con il famoso videogioco ambientato nello stesso universo? Avrebbe donato agli orfani di Game of Thrones una nuova Game of Thrones da divorare in pochi giorni? La saga letteraria di Andrzej Sapkowski ( leggete i libri per entrare effettivamente in quel mondo) è ambientata in un universo in cui, oltre agli umani e alle razze antiche del continente, alberga una grande varietà di creature e mostri più o meno aggressivi che, specie nella fase iniziale della colonizzazione, minacciavano le esistenze degli uomini. Al fine di proteggere i coloni, nacque un’organizzazione di guerrieri conosciuti in seguito come strighi, uomini resi forti e privati di ogni sentimento per far fronte a qualsiasi tipo di minaccia. Con queste premesse, la serie tv su Geralt di Rivia aveva acceso negli animi degli amanti del fantasy una luce nuova – la speranza di tornare in un mondo intrigante e meraviglioso dopo i meravigliosi scontri conosciuti attraverso The Witcher 3: Wild Hunt, videogioco dell’anno nel 2015.

The Witcher, però, non è mai esplosa davvero e di quel mondo tanto affascinante ci ha mostrato – e abbiamo conosciuto – solo una piccolissima parte. O meglio, The Witcher non ha mai accontentato le sue stesse e infinite possibilità, e questo è il rammarico più doloroso. Le prime due stagioni della serie Netflix hanno avuto il piacere e il dovere di presentarci un continente nuovo nonché i personaggi che ci avrebbero accompagni per tre lunghi anni. Questi episodi hanno svolto il compito con ogni forza a disposizione, aumentando di fatto l’hype di tutti quelli che si sono affezionati alle storie di Geralt, Ciri e Yennefer, ma restando sempre al di qua di quell’orizzonte oscuro che è la superficialità. Anche se alcuni passaggi dell’opera letteraria principale sono stati stravolti come i calzini in lavatrice, le prime due stagioni di The Witcher hanno preparato bene, ma non ottimamente, il campo alla battaglia finale. Ma qui viene il bello o ‘il brutto’. La battaglia finale, quella tra tutte le pedine dello scacchiere di The Witcher, avrebbe dovuto costituire la trama principale della terza stagione, e invece The Witcher 3 si è rilevata un carico di episodi confuso e disordinato in cui lo sconto finale è solo un piccolissimo momento del tutto. Ma quale tutto? Cosa ci ha detto The Witcher 3 di tanto importante senza essere ridondante? Il futuro della serie dovrà liberarsi da tanta confusione e decisioni al limite del ridicolo.

The Witcher continuerà ad avere un senso senza Henry Cavill?

Per gestire la troppa carne al fuoco, The Witcher 3 ha provato a consegnarci una serie di puntate in cui la storia risulta troppo dilatata e persino no-sense perché, difatti, non c’è un vero e proprio scontro finale e nemmeno un degno saluto a colui che ha retto la baracca per buona parte della storia legata allo strigo più forte di tutti, ovvero Henry Cavill. L’attore (sostituto da Liam Hemsworth) non tornerà più a vestire i panni del protagonista di The Witcher, cosicché questo diventa un punto fondamentale da analizzare per il futuro della saga. Ha e avrà senso continuare una storia senza il suo più grande artefice? Apparentemente la risposta più ovvia sembra negativa proprio perché Henry Cavill ha dato vita a uno dei migliori personaggi all’interno di un mondo fantasy, l’antieroe dilaniato dal dubbio che egli stesso ha saputo forgiare in maniera esemplare. Oggi ci sentiamo di dire che The Witcher non sarà più la stessa senza Henry Cavill, e che questo é il primo grande e pesante mattone da trasportare per gli autori della serie. Tra l’altro sembra proprio che Cavill abbia abbandonato la nave proprio perché secondo lui la storia stava prendendo una piega diversa da quella originale. Ed è più o meno quello che abbiamo e stiamo pensando tutti noi.

La trama della prossima stagione dovrà restare ancorata alle pagine di Sapkowski

La sopravvivenza della serie passa anche attraverso la conservazione di una trama più vicina alle pagine di Andrzej Sapkowski. La terza stagione di The Witcher si è persa spesso tra le vie del nulla per raccontare contorni banali, cambiando anche le sorti di alcuni personaggi, mischiando le carte in gioco senza nessun filo logico: perché Ranuncolo finisce per avere una sottotrama amorosa con un personaggio che nei libri è totalmente diverso da quello presentatoci da Netflix? The Witcher ha molte cose ancora da raccontare ma presuppone che la serie faccia un grosso salto in avanti, per qualità e quantità, e per farlo bisogna limare l’attrazione ostinata di Netflix verso alcune dinamiche non necessarie e superficiali. Entrando nel dettagli della trama, non ha senso incentrare un intero episodio sulla follia che attanaglia Ciri per lasciare da parte l’azione della storia, o soffermarsi su intrighi di corte per emulare la parte politica Game of Thrones se non si è disposti a cambiare volto a The Witcher. Cos’è effettivamente The Witcher? Avrà ancora la forza di andare avanti con tutti questi limiti da abbattere? Le prossime stagioni della saga avranno il compito arduo di superare le precedenti, ma soprattutto di evolversi verso qualcosa che faccia pensare a The Witcher come una serie unica nel suo genere.

La prossima stagione dovrà fare i conti con i grossi cambiamenti legati al cast e con una storia che, arrivata al giro di boa, sta entrando nel momento decisivo dell’universo degli strighi – una parte che segnerà per sempre il destino di Geralt, Ciri e Yennefer. Servirà un vero e proprio miracolo per riuscire a mantenere l’attenzione dei fan delusi e arrabbiati, ma soprattutto per riuscire a essere quello che fondamentale non si è mai stati del tutto: The Witcher, una storia grande, pazzesca, unica.