Attenzione: questo articolo contiene spoiler sulla prima stagione di The Witcher!
Fino a che punto l’aspetto esteriore può condizionare la vita delle persone e il loro modo di essere? Per riflettere su questo tema non esiste esempio più calzante di Yennefer di Vengerberg, l’ambiziosa maga interpretata da Anya Chalotra in The Witcher. Nella prima stagione della serie, andata in onda su Netflix nel 2019, possiamo osservare in modo parallelo le avventure di Geralt di Rivia (Henry Cavill) e la travagliata, dolorosa rincorsa al potere di Yennefer.
Un po’ come nella vecchia favola del brutto anatroccolo, in The Witcher la ragazzina deforme e bistrattata si trasforma all’improvviso in una bellissima incantatrice, ma il lieto fine è ben più complesso: quando l’anatroccolo scopre di essere un cigno, trova il suo posto nel mondo e la famiglia che non aveva mai avuto, mentre Yennefer continua a convivere con un perenne senso di insoddisfazione, solitudine e incomprensione, portando con sé un pesante bagaglio di ricordi e nuovi desideri irrealizzabili.
Ma partiamo dal principio.
Le origini della maga di The Witcher
Yennefer ci appare per la prima volta nella sua città natale, Vengerberg, dove vive con la madre e il patrigno. La ragazza è affetta da diverse deformità fisiche: ha la spina dorsale storta e il volto parzialmente paralizzato a causa del sangue elfico che scorre nelle sue vene, e per questo motivo è disprezzata dal padre adottivo e dalla maggior parte degli abitanti della piccola città. Trattata quasi al pari di un animale, Yennefer vive nella paura e nella rassegnazione fino al momento in cui non scopre di essere in possesso di poteri magici. Venduta dai genitori alla maga Tissaia e portata contro il proprio volere ad Aretuza, la giovane impara col tempo a dominare la propria abilità, e scopre dentro di sé una donna tenace e caparbia, pronta a fare carte false per volgere il destino a suo favore.
I sentimenti di impotenza e sottomissione lasciano spazio a una Yennefer nuova, che acquisisce sempre maggior sicurezza anche grazie al contributo di Istredd, il primo a farla sentire davvero apprezzata e desiderata (almeno per un po’). Una volta piantato, però, il seme dell’ambizione cresce a dismisura, tramutando la sognante ragazzina di un tempo in una persona individualista, avida e smaniosa di potere, in grado di sacrificare ogni affetto per raggiungere i propri scopi. Per cominciare, Yennefer ha bisogno di un corpo nuovo, un corpo capace di rispecchiare la maga che vuole essere.
A cosa si è disposti a rinunciare per la bellezza?
Uno dei passaggi più strazianti dell’intera prima stagione di The Witcher è il giorno dell’iniziazione magica di Yennefer, e dunque della sua trasformazione fisica. La ragazza abbandona la sua vecchia pelle, la gobba e le derisioni di una vita tra sangue e sudore, in una scena impossibile da dimenticare. Dietro alla sua drastica decisione si celano rabbia e desiderio di vendetta, ancora più accesi dopo aver scoperto il tradimento di Istredd e la decisione del Capitolo di inviarla in servizio nel Regno di Nilfgaard. Una vita di soprusi verrà finalmente cancellata, e Yennefer potrà mostrare al mondo il suo vero potenziale.
Ma qual è il prezzo da pagare? Quanto si è disposti a cedere di sé in nome della bellezza e del potere? A Yennefer queste due cose paiono inestimabili, dopo tanti anni trascorsi nel fango e nell’impotenza, e nessun costo sembra essere troppo alto quando finalmente le vengono servite su un piatto d’argento. Si trova costretta a rinunciare alla propria fertilità, e i suoi organi riproduttivi le vengono strappati per rendere possibile il cambiamento definitivo, tra urla strazianti e dolori lancinanti. Da qui in poi avremo a che fare con una Yennefer diversa, ancora più ardita e fiera, che tuttavia si rende conto di aver barattato con il suo bell’aspetto qualcosa di altrettanto prezioso.
Yennefer anela sempre a ciò che non può avere
Da un certo momento, diviene proprio questa la nuova ossessione della donna, e la coverà per molti anni avvenire: sfruttando le sue competenze magiche cerca il modo di riavere ciò che ha perduto, poiché realizza che la bellezza eterna è poca cosa rispetto all’impossibilità di tramandare la propria esperienza di vita. L’ambizione rimane sempre un elemento imprescindibile nella natura di Yennefer, e nonostante qui emerga il suo lato più emotivo e profondo, vi è da chiedersi quanto la sua travagliata ricerca sia spinta dal bisogno di ottenere la sola cosa che non le è più concessa.
Lo status, la bellezza e, infine, la possibilità di avere figli sono le varie tappe che la maga insegue nel suo percorso, perché ciò che più la turba è il fatto di non poter scegliere, di non avere tutte le opzioni a disposizione. La strada per il successo è lastricata di rinunce, ma più Yennefer prosegue, più si chiede perché mai si debba rinunciare a una cosa per averne un’altra. Emblematica la frase “Io voglio tutto”, con la quale non solo si intuisce che la maga di The Witcher non sarà mai in grado di accontentarsi, ma che non potrà essere felice fino a quando non avrà ottenuto tutto ciò che la vita ha da offrire.
La rottura di uno stereotipo
È affascinante notare, sopra ogni altra cosa, come il personaggio di Yennefer vada controcorrente rispetto agli stereotipi che ci vengono presentati di solito. Nella maggior parte dei casi, “il brutto anatroccolo” di turno è docile e intimidito dal mondo esterno, irretito dai maltrattamenti e dalle prese in giro costanti ma, una volta ottenuta la bellezza, il narcisismo prende il sopravvento e il “cigno” in questione diviene spesso sciocco, malevolo o semplicemente superficiale. Tuttavia, ciò non vale per la maga di The Witcher: lei segue la direzione inversa. All’inizio, l’odio per la propria fisicità e per coloro che la deridono sono il principale nutrimento del suo animo freddo, assetato di potere, a tratti crudele, e dietro agli occhi viola, oltre alle linee sgraziate del corpo, si scorge una scintilla di volontà quasi folle.
Paradossalmente, la versione di Yennefer più dolce e premurosa emerge dopo la trasformazione in “cigno” (e ancor di più dopo l’incontro con Geralt): ormai ben conscia della propria bellezza, non precipita in un baratro di vanità smaniosa, seppur ostenti con fierezza la nuova sé. Al contrario, diviene più razionale, pacata, equilibrata nei modi e nei pensieri. Al perfezionamento estetico di Yennefer segue anche quello interiore: la ragazza gobba era annebbiata da una rabbia cieca ma, con il bell’aspetto e l’esperienza di molti anni, scopre il suo lato più buono e altruista, che la indurrà a combattere per degli ideali, per la vita degli altri e (perché no?) persino per amore.