La prima stagione di The Young Pope, serie italo-franco-spagnola targata Sky Atlantic (e trasmessa in questi giorni negli Usa dalla Hbo) è finita, e la seconda stagione è stata confermata, confermando ancora una volta quanto come Sky Atlantic stia continuando quella rivoluzione della serialità televisiva italiana, iniziata anni fa con Romanzo Criminale, convincendo registi di spessore come Sollima e Sorrentino a passare dal grande al piccolo schermo.
I motivi del successo di The Young Pope sono molteplici, e spaziano dallo stesso Sorrentino ad un cast stellare. Vediamo di analizzare dieci punti di forza della serie di Pio XIII.
1) Regia
Una delle maggiori accuse mosse contro Paolo Sorrentino è di essere un regista i cui film soffrono di un andamento incredibilmente lento. La regia (e l’ideazione) di The Young Pope invece volge diametralmente al verso opposto: il regista napoletano, che spazia dagli omaggi a Fellini ne La Grande Bellezza alla storia d’Italia ne Il Divo, nel suo passaggio alla serialità televisiva (ma sarebbe più giusto dire nel suo ritorno, visti i trascorsi di molti anni fa in fiction come La Squadra) non perde quelle che sono le peculiarità distintive della sua poetica: riprese dall’alto, riprese al contrario e piani-sequenza portati al massimo potenziale.
Tre esempi su tutti:
– La “visita” del Vaticano a Tonino Pettola
– Il dialogo con Dio nella 1×08 nella quale si inginocchia in un autogrill davanti a dei tir
– La sequenza della preghiera in apnea, dentro la residenza papale estiva.