L’essere umano, quindi anche il giovane Papa Lenny Belardo, è per sua natura attratto da ciò che lo può rendere una persona forte, piena di sé e migliore rispetto a un’altra. É una pura competizione che instaura inconsciamente con i suoi simili, quasi come fosse ancora rimasto allo stadio animalesco e non fosse mai progredito alla specie successiva.
Per arrivare al suo obiettivoè disposto a commettere crimini, azioni sporche o qualsiasi altro atto compiuto in malafede.
Negli anni, le grandi menti del mondo della letteratura, della poesia e del teatro ci hanno voluto mostrare di quanto l’uomo sia assuefatto dal potere, da quella fonte talmente potente che è in grado di renderlo invincibile. E non è un caso che le grandi figure della storia, siano esse agenti in ambiti diversi (politica, religione, istruzione) siano state collegate da un comune denominatore: il controllo.
Il potere di avere un controllo su qualcuno o qualcosa. É questo ciò che ti permette di distinguerti dall’altro, di poter dimostrare che sei diverso da chi hai di fronte e coloro che ti guardano non possono fare altro che acconsentire ai tuoi voleri, poiché loro sono stati privati dal controllo di loro stessi.
Paolo Sorrentino, una mente libera e non omologata dei nostri tempi, tratta la cruda verità nelle sue opere, al fine di far carpire al massimo al suo pubblico ciò che realmente accade nella vita degli uomini “potenti”.
Cosi come già abbiamo potuto apprezzare nel film ‘La Grande Bellezza’, in cui viene sì messo a nudo il lusso sfrenato e la bellezza incontrastata degli ambienti elitari di Roma, ma anche la loro lenta e inesorabile decadenza, Sorrentino propone nel suo nuovo progetto,”The Young Pope”, una visione anti-conformista ed esasperata (non cosi scostante dalla realtà) della Chiesa romana rea di aver avvilito, con la sua ipocrisia e la sua falsa benevolenza, Roma e i romani.
Per mettere in atto questo pensiero, occorreva mostrare ai nostri occhi un papa, primo messaggero e simbolo della Chiesa Cattolica, che fosse in contrasto con gli ideali religiosi, che si opponesse al becero meccanismo di potere cui tutti siamo sottoposti.
Ed è cosi che entra in scena Pio XIII, ovvero Lenny Belardo, interpretato magistralmente da Jude Law.
Lenny è un giovane cardinale statunitense, apparentemente mite e rilassato, ma che dentro di sé ha cosi tanta forza pronta per essere sprigionata in qualsiasi momento.
Abbandonato in tenera età dai genitori, viene cresciuto in orfanotrofio da Suor Mary (Diane Keaton), una guida per Lenny, nonché unica figura femminile presente durante la sua formazione come ragazzo prima, e uomo poi.
Profondamente turbato da questo precoce abbandono, Lenny svilupperà un tedioso rifiuto verso qualsiasi forma di amore, sentimento e/o contatto con l’altro, eccezion fatta per suor Mary e il suo miglior amico, il cardinale Dussolier (Scott Shepperd) nonché futuro membro della Chiesa.
Arriverà anche a demistificare sacri valori per un uomo di chiesa, come appunto la fede verso Dio.
Mostrandosi dunque come un soggetto apatico e privo di emozioni, appare un facile elemento da poter manipolare, da poter utilizzare a proprio piacimento. Ed è cosi che entrano in scena i potenti, gli uomini di Chiesa, i quali, certi del fatto di aver individuato nel giovane cardinale una pedina facile, spingono affinchè venga nominato papa.
E qui, con lo stupore di tutti, che si rivela la vera natura di Lenny Belardo (qui la sua lettera)
Il giovane papa, una volta capito il piano dei suoi superiori, incomincerà una vera e propria battaglia interna alla chiesa in cui, gradualmente, smonterà letteralmente il castello illusorio entro cui avrebbe dovuto svolgere la sua mansione di “papa burattino”.
Ciò che colpisce di più, agli occhi dei suoi colleghi, sono la sua naturale sfrontatezza e arroganza. Lenny è sicuro di sé, è conscio del valore della posizione che ricopre e non ha nessuna esitazione nel farlo notare.
Ciò è evidente in innumerevoli occasioni: nel rapporto con i cardinali in cui, più volte, sottolinea la differenza che vi è tra un misero esponente e sua ‘santità’; il modo con cui tratta la servitù, la sua costanza nel voler combattere realtà forti come omosessualità e pedofilia (solitamente omesse dalla Chiesa) ma soprattutto nel suo rapporto con i fedeli.
É questo il tratto più scioccante e al tempo stesso affascinante di Lenny Belardo.
Lenny diffonde l’immagine di un papa assente, di un papa menefreghista, deluso dalla sua comunità; accusa loro di non amare la chiesa, di aver distrutto la figura di Dio, e da questo ne scaturisce una generale miscredenza nei valori della chiesa, una visione condivisa in primis dallo stesso papa.
Paradossalmente, tutto ciò non fa altro che incuriosire il popolo, di interessarsi sempre più a questo papa machiavellico e misterioso, attendendo con ansia le sue omelie e idolatrando il suo modo di fare, cosi arrogante e spavaldo, in grado di catturare l’interesse di tutti, fedeli e non.