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This Is Us è già storia

This Is Us
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Attenzione: evitate di leggere se non volete imbattervi in spoiler su This Is Us

Quando ci si imbatte in This Is Us ciò che ci si aspetta di vedere è una serie normale. Una storia come tante, quella di una famiglia alle prese con le vicende, gli amori e i problemi a cui la vita quotidianamente conduce. Ma già dopo la visione del primo episodio lo spettatore ha subito chiaro che This Is Us non è e non sarà una serie come le altre.

Il primo elemento eccezionale, quello che fungerà da narratore e narrato contemporaneamente è il tempo. Flashback e flashforward si alternano in una delicata, silenziosa e armonica danza. Invitano lo spettatore a prenderne parte e a lasciarsi coinvolgere fisicamente ma per lo più emotivamente perché in This Is Us soprattutto si piange.

Le lacrime scivolano in maniera inesorabile e senza controllo sul viso di chi la guarda. In ogni singolo episodio, per sei intere stagioni, non vi è nessun momento per cui restare impassibili. L’attimo di commozione e dell’emozione pura viene sprigionato raccontando quell’elemento il più delle volte dato per scontato: la realtà della normalità.

In This Is Us non ci sono universi distopici, mondi fantastici, intelligenze artificiali o personaggi buffi. Non vi sono supereroi in costume ma soltanto eroi il cui abito è quello della realtà, forse il più difficile da indossare. Uomini che combattono per loro stessi e per gli altri in un mondo conosciuto da tutti. Quel mondo che tutti abitiamo e viviamo ovvero il nostro.

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E la storia di un mondo facile da riconoscere, popolato da personaggi simili a noi, è una storia facile in cui potersi ritrovare. Anzi è una storia facile da poter vivere. Sì perché con This Is Us lo spettatore è dentro e fuori allo stesso tempo. È osservatore e parte stessa del racconto. È colui che sa ma anche colui che deve ancora sapere. Lo è grazie a quell’elemento nominato poco fa, lo strumento che gli farà da bussola per tutto il suo percorso vale a dire il tempo.

In Lost, Daniel Faraday ha detto:

Il tempo è come una strada, possiamo muoverci avanti e indietro su di essa ma non potremmo mai creare una nuova strada. Qualunque cosa sia successa è successa.

Lost

Ma il caro Daniel Faraday si è dimenticato di fare una puntualizzazione importante perché quella strada percorsa ogni giorno, viene costruita da chi la sta percorrendo. È una strada fatta di gesti, azioni e parole, volti a tessere l’insieme dei momenti. Il suo asfalto è fatto di attimi.

Tutto questo accade ed è raccontato in This Is Us.

I protagonisti sembrano inseriti in un disegno già stabilito dal principio. Ma in realtà la narrazione scandita da passato, presente e futuro prende vita fotogramma dopo fotogramma. Tre quadri temporali in cui non vengono narrate le avventure della famiglia Pearson, una semplice famiglia della Pennsylvania, ma raccontate in considerazione della realtà storica in cui queste si svolgono.

Questo rende This Is Us una serie storica. Ma cosa s’intende per storia e come questa entra e ne diventa parte.

Storia è l’insieme di eventi in cui qualcosa fuori dagli schemi, di incredibile e imprevedibile accade.

Storia è il libro in cui le pagine sono impregnate di azioni meritevoli di attenzione e riflessione. Azioni che nel bene e nel male portano ad una crescita e ad un cambiamento.

Storia è il palcoscenico in cui lo spettacolo dell’essere umano va in scena.

La famiglia Pearson è storia. E lo è nel modo in cui ogni persona lo diventa senza rendersene conto. Non solo essendo residente dell’epoca in cui vive ma costruendola man mano che la vive.

Ma in che modo è scritta la storia della famiglia Pearson in This Is Us?

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Tutto inizia negli anni Ottanta: una famiglia di bianchi di Pittsburgh sceglie di adottare un neonato di colore. Questo il primo tassello storico nella costruzione della trama. Il tassello dell’inclusione. Un granello all’inizio piccolissimo il quale si accrescerà man mano che la serie prosegue. L’inclusione razziale è rappresentata dalla figura di Randall e si svilupperà con esso dalla sua nascita fino alla fine della serie.

L’operazione temporale è talmente accurata che gli sceneggiatori sono riusciti ad inserire (e lo hanno fatto bene) anche la triste vicenda di George Floyd. Un momento non semplicemente mostrato, non messo lì a fare da sfondo ma un evento diventato parte integrante della narrazione. La scintilla necessaria per far emergere la personalità di Randall Pearson.

Quest’ultimo non ha mai manifestato il disagio di essere cresciuto in una famiglia di bianchi. Lo spettatore ne è testimone silenzioso, custodisce il suo segreto per molto tempo ma solo con l’episodio reale di George Floyd, Randall trova il coraggio di liberarsi ed iniziare ad essere se stesso.

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Scrivere la (propria) storia mentre la si vive. Questo il postulato da tener presente quando si guarda This Is Us.

Ciò non vale solo per Randall e George Floyd perché This Is Us è una serie generazionale e in quanto tale l’arco temporale si estende per l’intera vita dei protagonisti. Essi assistono e prendono parte alla guerra del Vietnam, all’esplosione del Challenger fino ad arrivare ad oggi e al Covid. Tutti momenti volti ad influenzare le vite dei protagonisti ma anche degli spettatori.

Non c’è un’età perfetta in cui guardare This Is Us. Ognuno può ritrovarsi in ciò che vede, ognuno può riconoscere ciò che ha fatto e costruito, il modo in cui lo ha fatto ma soprattutto in quali tempo lo ha fatto.

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Eppure la sua storia non è scritta solo da eventi collettivi poiché è la generalizzazione del particolare a fare la differenza. Il particolare trasmutato in universale sotto la veste di tutte quelle difficoltà che trasformano le persone in eroi. Eroi come la famiglia Pearson.

Il lutto, l’Alzhaimer, l’autolesionismo sotto forma di alcol, la punizione di se stessi per mezzo del cibo, il divorzio, i problemi economici, i sogni da realizzare, le paure: questi gli elementi a fare la storia di This Is Us. Questi i momenti a fare la storia di chiunque. Gli episodi dolorosi nella serie sono volti a definire l’esistenza dei protagonisti, il cui equilibrio è dato dal legame tra gioia e dolore presente in ogni episodio.

Il cammino dei personaggi passa per il dolore più profondo, incontra lo smarrimento più buio fino ad arrivare alla perdita totale. Ma alla fine di quel percorso vi è il cambiamento ad attenderli, un cambiamento che si manifesta con lo stato a cui l’essere umano è destinato da sempre, quello della gioia incommensurabile.

Randall, Kate, Kevin e Rebecca hanno dovuto affrontare la morte di Jack ma da questa hanno scoperto loro stessi e costruito la loro vita. Hanno raggiunto la loro felicità, una felicità che in This Is Us non è mai univoca nè solitaria ma è sempre determinata dal legame con un altro.

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Ciò che This Is Us vuole insegnare è l’importanza della connessione con l’altro. Come l’andamento biologico della vita, scandito da una nascita, un vissuto e una fine sia influenzato direttamente dall’incontro con gli altri. Come la presenza delle persone determini l’esistenza di ognuno.

Quasi qualcosa di scontato ma di fondamentale di cui l’uomo (forse) si è dimenticato. In un’epoca in cui la mente assorbe e sostituisce informazioni continuamente, soffermarsi sull’importanza dell’umano vuol dire fare la storia.