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This Is Us non è tragedia. È semplicemente la vita

This Is Us
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Spingere sull’emotività drammatica è la prassi per tenerci incollati allo schermo, tanto che in quasi tutte le serie tv (persino in determinate comedy, tipo Scrubs) è più facile piangere che ridere. Certo, premere questo tasto è fondamentale per l’andamento narrativo, ma è anche vero che spesso i prodotti televisivi tendono a esagerare, portando la tragedia al limite dell’assurdo attraverso personaggi a cui non ne va dritta una e le cui vicende risultano sia inverosimili, sia ottengono l’effetto opposto a quello sperato: la nostra noia, o peggio, l’indifferenza. È una pesantezza che colpisce indistintamente tutti i generi e i loro protagonisti, perfettamente riassunti con l’espressione “mai una gioia”. Quelli alla Meredith Grey insomma. E se molti spettacoli non riescono a trovare un giusto bilanciamento, ce n’è uno, invece, che ce l’ha fatta in maniera impeccabile: This Is Us.

Certo, guardandolo non è possibile controllare le lacrime. In tutti i 106 episodi della serie tv su Amazon Prime Video e Disney +, arriva quel momento in cui l’emozione pura ci assale in maniera così prepotente che non possiamo far altro che accoglierla e viverla. Ogni volta il nostro cuore si spezza, eppure non diciamo mai: “basta, non ne possiamo più”.

Infatti, per quanto i Pearson sembrano vivere un’Odissea di dolore infinita, la tragedia in This Is Us non appare mai forzata, finta o irreale.

È spontaneo chiedersi come faccia. La risposta sta nella sua non-scontata capacità di raccontare con semplicità la normalità. Con i Pearson crea un parterre di umanità fatto di persone vere, che potremmo incontrare per strada, scatenando in noi una forza empatica raramente sperimentata in altri show. Empatizzando nei litigi, nei successi e nei ricordi dei personaggi, This Is Us espone i nostri aspetti più intimi e vulnerabili; ci racconta in maniera onesta, delicata e diretta, senza morali o spettacolarizzazioni, ferendoci e confortandoci allo stesso tempo; tratta temi delicati, quelli di cui non vogliamo parlare, così trasparentemente da renderli del tutto simili a ciò che potremmo vivere nella nostra realtà.

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Questa comune famiglia americana, che affronta le gioie e i dolori della quotidianità, ci costringe a confrontarci con le nostre paure più profonde, i problemi più seri, le perdite più dolorose.

Di tutti, la morte è quella più evidente. Super Bowl Sunday affronta essa e il lutto nella maniera più realistica possibile. Perché i genitori sono i nostri fari nella vita, coloro che credono in noi e ci amano incondizionatamente, i primi che vogliamo accanto nei momenti più importanti. Girarsi e non trovarseli più di fianco è un vuoto impossibile da spiegare, come se avessero improvvisamente spento la luce o tolto l’ossigeno dal mondo. This Is Us, facendoci vedere il “mentre” e non solo il “dopo”, ci mostra i vari modi per affrontare quel dolore, tra cui il rifiuto, l’accettazione e la negazione. Jack non era perfetto, ma proprio il suo essere un umano come noi, pieno di difetti e lati oscuri, è il motivo per cui ci affezioniamo a lui. E con i Pearson, lo perdiamo anche noi.

William, invece, era entrato in punta di piedi nella vita di Randall, diventandone in poco tempo parte integrante. Purtroppo, un cancro si insinua nel suo stomaco, non lasciandogli speranza. In quel viaggio a Memphis nei suoi ricordi, Randall e noi siamo costretti a confrontarci con quella morte di fronte alla quale siamo impotenti. E fa terribilmente male, allo stesso modo di Rebecca, colpita dall’incurabile Alzheimer. Da quel momento, la serie su Amazon Prime Video e Disney + si concentra su quanto è sconvolgente perderla per un morbo contro il quale è impossibile vincere e che la porterà a perdere la sua mente. Eppure, non smette mai di essere la voce della ragione, soprattutto se la sua malattia porta a uno scontro terribile tra Kevin e Randall, così preoccupati per la salute della madre da non ascoltare né lei, né l’altro.

Eccola un’altra forma di tragedia in This Is Us, quella incarnata dai tre fratelli Pearson.

Con Randall si apre uno squarcio sui temi dell’esclusione, del razzismo, di quell’autocontrollo estremizzato che porta a interiorizzare tutto, finché esplode in quegli strazianti attacchi d’ansia. Su di lui, poi, si abbatte la gelosia d Kevin, primogenito ma mai favorito, perché i suoi genitori sono più concentrati sugli altri due bambini. In conflitto con l’intelligentissimo fratello nello show su Amazon Prime Video e Disney +, Kevin punta tutto sull’aspetto fisico, sviluppando un’ossessione per la perfezione del suo corpo, ma anche una profonda insicurezza in quelle continue ricerche di attenzioni da parte di tutti. Ed è per questo, e per voler essere all’altezza di un padre che ha idealizzato, che sprofonda nel baratro dell’alcolismo, dal quale riesce a riemergere aiutando chi non è in grado di farcela da solo, come Nicky. Così, salvando lui, salva anche sé stesso.

E chi non si è mai ritrovato a disagio con il proprio corpo, come Kate? Da sempre esclusa e bullizzata per la sua fisicità in This Is Us, si è completamente lasciata andare dopo la morte di Jack e ha continuato a farlo a causa di Marc, finché non ha trovato la forza per reagire. È la dura e cruda realtà dei disturbi alimentari, un problema serissimo nella nostra società, che viene trattato anche attraverso Madison: è terribilmente impattante la scena in cui confessa a Kevin che deve sforzarsi di mangiare per il figlio che ha in grembo, cercando di non pensare all’aumento del peso.

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La forza della serie su Amazon Prime Video e Disney +, però, sto proprio nel non fermarsi di fronte alla tragicità degli eventi.

Soprattutto attraverso Kate, si capisce quando è fondamentale accettarsi perché sarà solo allora che potremmo comprendere l’altro, che le cose belle in tutto quel dolore – e ricordiamoci che, come la madre, ha affrontato anche la perdita di un figlio – prima o poi emergeranno. Sarà lei a insegnare ai fratelli a riconnettersi con una Rebecca ormai sprofondata nella malattia, dimostrando ancora una volta l’importanza della famiglia, sia di sangue che quella che si accoglie. Non importa quante crisi, rivalità e incomprensioni possano nascere: è l’ancora a cui aggrapparsi quando il mare della vita ci annega, lo scoglio su cui rifugiarsi per sfuggire alle onde e per non essere mai soli.

Come abbiamo visto, di problematiche ne affrontano molte in This Is Us; eppure i Pearson riescono a trarre il meglio da ogni situazione, senza lasciarsi sopraffare dalla tristezza. Esemplare è Rebecca che, rimasta sola, trova in sé la forza di crescere i suoi figli, di essere la loro roccia anche se dentro è in mille pezzi. E pure i fratelli vanno avanti, scegliendo di non crogiolarsi nel dolore e di uscire da quel doloroso e distruttivo tunnel, riuscendo a rialzarsi, a scoprire sé stessi, a costruirsi un futuro e a raggiungere la felicità. Perché il tempo cura ogni ferita; perché, come dice coraggiosamente una meravigliosa Rebecca:

“La vita non può mettersi in pausa, si deve rischiare, non si deve avere paura, si devono fare grandi cose”.

E mentre lei attraversa quel treno ricongiungendosi all’amore della sua vita, This Is Us ci mostra la forza non solo del vero amore, ma di quei legami che rimangono anche quando non ci saremo più, nei cuori e nelle menti delle generazioni a venire, pronte a scrivere un nuovo capitolo del grande libro dell’esistenza. Ed ecco perché la serie ci è entrata dentro: è vera, forte, potente. È tutti noi. È, semplicemente, la vita.