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Togetherness: stare insieme tra sogni e realtà

Togetherness
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Togetherness è uno di quei termini dal significato sfaccettato difficili da tradurre in italiano senza che gli venga tolta una parte del suo valore. Può essere unità ma anche solidarietà, comunione; uno “stare insieme” che include un aspetto più emotivo che fisico. Dare questo titolo a una serie tv ha implicazioni ben precise, prima fra tutte il fatto che al centro del racconto ci sia un’unione forte, sfaccettata almeno tanto quanto il significato della definizione usata.

In questo caso specifico, l’unione è quella di quattro persone che si ritrovano a stare insieme un po’ per necessità e un po’ per scelta. Brett e Michelle Pierson, protagonisti di Togetherness, sono sposati ormai da anni e sono genitori di due figli piccoli diventati il centro attorno al quale ruota tutto il loro mondo. Sono la classica coppia che sta insieme da una vita e che si è lasciata trasportare dalle onde di una quotidianità della quale nessuno dei due si sente più parte attiva. Vivono una vita fatta di routine e responsabilità e faticano anche a rendersi conto di quanto siano bloccati da giornate sempre uguali e dall’assenza di stimoli. Ma cosa succede se un bel giorno arriva qualcosa – o meglio qualcuno – che rivoluziona quella che loro ormai danno per scontato sia l’unica vita possibile? Succede che ai loro occhi si apre un mondo nuovo.

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Lo scossone che li stravolge ha un nome e un cognome ben preciso, anzi due: Tina Morris e Alex Pappas. La sorella di Michelle e il migliore amico di Brett si ritrovano per una serie di sfortunate coincidenze ad avere contemporaneamente bisogno di un tetto sulla testa, e trovano accoglienza proprio a casa della famiglia Pierson, dando vita a quella togetherness che destabilizza e contemporaneamente ricompone tutto. Alex e Tina sono agli antipodi e instaurano da subito un rapporto di odio/amore (spoiler alert: è facile immaginare come si evolverà). I due rappresentano tutto ciò che Brett e Michelle non sono. Non hanno figli, inseguono i loro sogni più o meno realistici e godono di una libertà che i loro amici non vedono neanche col binocolo ormai da anni. E proprio per questo il loro turbolento arrivo in casa è l’elemento scatenante tutto ciò che succede nelle due stagioni di Togetherness.

Essere una famiglia abitudinaria e all’improvviso ritrovarsi ad avere in casa due persone, nel caso specifico decisamente ingombranti, può essere stressante. Per quanto siano amici o parenti ai quali si vuole bene – anche se, diciamolo, Tina a volte sa essere davvero irritante – si tratta comunque di presenze che in qualche modo sconvolgono le dinamiche familiari. Nel caso di Togetherness, però, Alex e Tina fanno di più: aprono violentemente gli occhi di Brett e Michelle sulle loro vite, su ciò che hanno, che volevano e che vorrebbero avere. Li mettono davanti alla realtà, gli mostrano cosa sarebbe potuto accadere se avessero fatto scelte diverse, se non si fossero sposati, se non avessero avuto figli, se avessero optato per una vita meno tradizionale.

Fare i conti con le proprie decisioni non è sempre facile, e di fatto non lo è neanche in Togetherness. Significa doversi scontrare con la possibilità che ciò che abbiamo non ci piaccia davvero, che avremmo voluto fare altrimenti, ed è un rischio che non tutti sono pronti a correre. Quello della resa dei conti con noi stessi è un momento da cui capita di scappare a lungo, lo posticipiamo, ci diciamo che ci sono cose più urgenti da fare. Qualunque cosa pur di non guardarci indietro. È proprio così che fanno Brett e Michelle, sanno che ciò che hanno potrebbe non corrispondere a ciò che volevano all’inizio del loro percorso insieme, ma non hanno il coraggio di ammetterlo a se stessi e all’altro. Poi tutto a un tratto capita qualcosa – o capitano i Tina e Alex della situazione – che ci sbatte in faccia tutto ciò che non siamo, e allora è difficile non chiedersi: abbiamo fatto la scelta giusta?

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Durante le puntate della prima stagione vediamo Brett e Michelle prendere sempre più consapevolezza della loro realtà. Si rendono conto del fatto che la loro vita sessuale ormai sia solo un lontano ricordo, lui capisce di essere insoddisfatto del suo lavoro e lei di aver bisogno di stimoli che vadano oltre il suo ruolo di moglie e madre. Mentre gli amici cercano di costruire la loro vita sentimentale e professionale, loro rivalutano totalmente quella che hanno. Si rendono conto di essere insoddisfatti e non hanno idea di come siano arrivati a tanto. Alex e Tina vivono nel tentativo di arrivare alla propria realizzazione personale; Brett e Michelle pensavano di averla raggiunta da tempo ma sono costretti a ricredersi. Cosa ne è stato delle vecchie speranze, dei sogni nel cassetto? E quali sogni hanno adesso? Cosa vogliono davvero? Per quanto sia difficile, per quanto ciò li porti a prendere anche decisioni sbagliate, a farsi tremendamente male, cominciano a muovere i primi passi per dare risposte a queste domande.

Brett lascia il lavoro, si accorge di essere ancora capace di divertirsi, torna alle sue origini per ricordare non solo da dove viene, ma anche cosa davvero lo appassiona. Michelle, complice anche una partita a “calcia il barattolo”, riscopre le sue capacità e torna a sentirsi realizzata. La sua ritrovata forza di volontà la porta a mettere in piedi un progetto scolastico per la comunità, ma anche a mettere in dubbio ciò che forse in prima battuta l’ha condotta alla vita che ha: il suo amore per Brett. Allontanandosi l’uno dall’altra hanno l’assaggio di una vita diversa nella quale ritrovano l’emozione delle novità ma si perdono a vicenda. E ancora una volta fanno poi i conti con la realtà che hanno creato, accorgendosi del fatto che si tratta di nuovo di qualcosa di incompleto. Ma stavolta sanno già cosa manca.

Nessuno ha mai detto che aprire gli occhi sulla realtà sia un processo semplice, anzi. Può capitare di guardarci allo specchio e di vedere una persona che non riconosciamo, qualcuno che ha abbandonato gli obiettivi di gioventù e si è accontentato di vivere una vita “normale”. Brett e Michelle in Togetherness si accorgono di essere ben lontani dalla realizzazione dei sogni che avevano prima di creare la loro famiglia; invece Alex e Tina, che quei sogni li inseguono ancora, analizzandosi nel profondo scoprono che forse non sono più ciò che vogliono. Ma rendersi conto di non aver realizzato le speranze di ieri non significa non potersi rimboccare le maniche per dare spazio a quelle di oggi. In una vita che scorre veloce, nella quale ci ritroviamo a essere persone diverse senza accorgerci del nostro stesso cambiamento, i nostri sogni si evolvono con noi, e capire di non aver centrato in pieno quelli che avevamo non significa necessariamente dover rinunciare a realizzare quelli che abbiamo. Brett e Michelle ci mettono sedici episodi a capire che possono essere chi vogliono e possono farlo senza rinunciare alla loro coppia. Anzi, che quando stanno bene con se stessi riescono a stare meglio insieme.

Insieme è il concetto chiave. Se non avessero risposto agli stimoli esterni provocati dagli altri membri del gruppo probabilmente Brett, Michelle, Tina e Alex non sarebbero riusciti a fare nemmeno un passo verso se stessi. Aversi è ciò che li aiuta a muoversi e a ritrovarsi. Sono l’uno per l’altro uno sprone ad affrontare gli ostacoli che incontrano sul percorso ma anche un paracadute quando il salto da fare sembra troppo pericoloso. E alla fine realizzano che sì, è possibile portare i sogni nella realtà, ed è possibile che i sogni di tutti confluiscano in un unico evento reale. Magari in uno show per bambini da realizzare rigorosamente insieme.

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