È il 3 marzo 2003. Sono seduta sul divano della vecchia casa dei miei nonni. Sono appena tornata da scuola e già tento di impossessarmi con prepotenza del telecomando, addentando una pizzetta unta ma buonissima che ha come unico scopo quello di farmi stare buona e tranquilla (tattica che comunque funziona ancora oggi). Comincio ingenuamente a fare zapping – anche se allora non ne conoscevo il significato – finché la mia attenzione non viene catturata dalla voce soave di Cristina D’Avena che sussurra “Totally Spies“, e dai colori sgargianti delle tutine di tre ragazze una diversa dall’altra: una bionda, una mora e una rossa. Smetto di botto di spingere tasti a caso sul telecomando, mollo momentaneamente la pizzetta al pomodoro e rimango per un attimo a osservare lo schermo della televisione con gli occhi grandi da bambina spalancati.
Sono su Italia 1 e sta iniziando il primo episodio di Totally Spies ! – Che magnifiche spie!. Da quel momento, i miei pomeriggi dopo le interminabili giornate di scuola assumono un sapore diverso (non solo per la pizzetta) e mettono in moto la mia fantasia. Con un disegno che rimanda molto allo stile degli anime giapponesi, questa serie animata franco-canadese ha fatto il suo ingresso a inizio anni 2000 anche in Italia, viaggiando nel corso degli anni tra vari canali televisivi come Italia 1, Super!, Pop (tra i canali iconici brutalmente cancellati di recente) e poi Cartoonito. Ancora oggi, questo cartone non ha perso il proprio fascino, tanto che i giovani fan stanno aspettando con ansia la settima stagione, prodotta da Zodiak Kids e Family Studio per Gulli e Discovery Kids (America Latina), annunciata a gennaio 2022 e prevista per il 2023.
Ma è da quel marzo 2003 che io e le mie amiche diventiamo proprio come le Totally Spies.
Non ci importava che le tre protagoniste Sam Simpson, Alex Vasquez e Clover Ewing fossero già al liceo mentre noi ci fingevamo grandi pur frequentando ancora le elementari. Eravamo esattamente come loro. O almeno, volevamo dannatamente essere come loro. Desideravamo che, nel bel mezzo delle lezioni di matematica, tra un’addizione e l’altra, qualcuno ci facesse cadere all’improvviso in una botola segreta che aveva come destinazione il nostro quartier generale. Una volta lì, saremmo state istruite sulla missione da compiere e avremmo lottato contro nemici spietati per salvare il mondo dai loro piani malvagi. Sì, eravamo bambine che sognavano in grande, lo ammetto, ma che male c’era? D’altronde era proprio quello che facevano le protagoniste della serie.
I piccoli spettatori venivano catapultati nella movimentata routine di Sam, Alex e Clover, apparentemente normali studentesse della Beverly Hills High School, in realtà tre incredibili spie al servizio dell’Organizzazione Mondiale per la Protezione Umana (la “World Organization of Human Protection“), anche meglio nota come WOOHP. Jerry Lewis, l’agente a capo di questa organizzazione, non ha mai perso occasione per chiamarle a raccolta. Ma Totally Spies! non si è mai stata accontentata di far risolvere alle tre protagoniste casi ambientati solo negli Stati Uniti. Le spie della WOOHP hanno girato il mondo grazie ai comodissimi aerei e jet che l’organizzazione forniva loro per gli spostamenti. Cosa c’era di sbagliato nel desiderare di muoversi su un jet privato? Direi proprio nulla.
Inoltre, a ognuna di loro, in ogni episodio, venivano affidati dei gadget alla moda, tutti indispensabili per garantire la sconfitta del nemico.
Non avreste voluto anche voi una cintura con cavo retrattile, un phon effetto tornado, degli stivali con ventose nascoste per arrampicarvi sui muri e degli orecchini con microfono incorporato per essere alla moda ma anche sull’attenti ventiquattr’ore su ventiquattro? Ecco, io non desideravo altro.
Ogni pomeriggio venivo accolta da questo gruppo di adolescenti agili e coraggiose e volevo a tutti i costi crescere diventando simile a loro. Venivo rassicurata dall’intelligenza e dalla dolcezza di Sam, dalla sua voglia di imparare cose nuove, dalla sua capacità di trovare sempre una soluzione alle trappole dei nemici e da quella di guidare le sue amiche alla scoperta in un mondo fatto di missioni che per loro non erano affatto impossibili. Invidiavo lo stile di Alex, il suo modo di mostrare affetto senza paura, il suo interesse per gli sport, ma ne amavo la passione per i videogiochi e per il mondo nerd e non potevo fare a meno di sorridere per la sua goffaggine. Sognavo una vita sociale movimentata come quella di Clover, la sua capacità di far cadere ai propri piedi tutti i ragazzi della scuola (un’abilità non indifferente).
E adoravo la chimica e la complicità che avevano queste tre amiche così diverse, eppure così indispensabili l’una per l’altra. Adulte quando si trattava di fare il proprio lavoro sconfiggendo il male in qualsiasi parte del mondo le missioni le portassero, e adolescenti spensierate per il resto del tempo. Unite da un ideale comune e da una irrinunciabile passione per lo shopping (siamo pur sempre a Beverly Hills!).
Per tutti questi anni le Totally Spies hanno viaggiato silenziosamente negli schermi degli italiani, conquistando nuove generazioni di giovani e scatenando non pochi ricordi a quelli che sono cresciuti con il loro mondo fatto di oggetti rosa in ogni angolo, di fiori e stelle, di gadget unici e di riferimenti cinematografici inaspettati.
Solo con gli anni ho capito che le colorate protagoniste non erano che un simpatico rimando alle Charlie’s Angels, proprio come tutta la serie ironizzava molto anche sull’universo narrativo di Beverly Hills 90210. Infatti, l’odiosa compagna di scuola di Sam, Alex e Clover, la snob Mandy, strizzava l’occhio ai fan del teen drama, ricordando un po’ il carattere di Shannen Doherty, che aveva vestito i panni di Brenda Walsh.
Certo, Totally Spies! è una serie animata per bambine e bambini, con schemi narrativi prevedibili, personaggi tipo facilmente riconoscibili e dialoghi decisamente scontati, ma è pur sempre parte dell’infanzia di molte persone. Ogni tanto tornare indietro nel passato con un po’ di sano effetto nostalgia (cosa che queste altre serie tv riescono a fare benissimo) non fa male a nessuno. Anche perché, se non avesse riscosso successo, non sarebbe stata rinnovata ancora nel 2022, dopo vent’anni dalla sua nascita, e non sarebbe stato mandato in onda su Super!, nel 2010, un film sulle origini di questo insolito gruppo di spie.
Dunque, a questo punto mi sorge spontanea una domanda:
ma davvero l’ho visto solo io?