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Totenfrau è il thriller di Netflix che per fortuna non ti aspettavi

Totenfrau
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A volte capita di essere piacevolmente stupiti da una serie che, nonostante si nasconda bene nello sterminato catalogo Netflix, riesce comunque a farsi scovare e a regalare un pomeriggio ad alta tensione sul divano. Questo è il caso di Totenfrau, adattamento in sei episodi dell’omonimo romanzo di Bernhard Aichner.

Bruhilde Blum è la proprietaria di una piccola impresa di pompe funebri in un villaggio tra le montagne austriache. La sua vita scorre tranquilla tra il lavoro, il marito poliziotto Mark, i due figli e la convivenza col suocero nonché con il rifugiato siriano a cui suo marito ha dato asilo e che l’aiuta nel suo lavoro. Tutto scorre regolarmente nella vita di Brunhilde, che non è esattamente una mogliettina solare e sempre sorridente: un po’ per il suo lavoro, un po’ per un’ombra nel suo passato che scopriremo poco alla volta, la protagonista di Totenfrau rompe lo stereotipo della donna “che deve piacere”.

Finché, una mattina che si preannunciava come tante, suo marito viene investito proprio davanti casa da una misteriosa vettura che scompare di gran fretta subito dopo. L’uomo non ce la fa e Brunhilde è sconvolta dal dolore: decisa ad avere giustizia, comincia a indagare per conto suo, scoperchiando un vero e proprio vaso di Pandora di corruzione, tratta, perversioni e morte che circonda il piccolo villaggio.

Totenfrau (640×360)

Per tutto il corso di Totenfrau, Brunhilde sarà perennemente alla ricerca di qualcosa: non solo nella linea temporale presente, che la vedrà trasformarsi in un vero e proprio angelo della vendetta, ma anche nei flashback ambientati nel passato, che la vedono alla deriva su una barca, con lo sguardo perso all’orizzonte.

Quello che colpisce in Totenfrau è proprio la sua protagonista: un personaggio pensato e concepito (nonché recitato da Anna Maria Mühe) per essere l’antitesi della classica “detective in gonnella” a cui ci avevano abituato molte serie tv di genere poliziesco. Blum (tutti la chiamano così, anche il marito) non sorride perché qualcuno le chiede di farlo o per essere più attraente. Lei è ruvida, scontrosa con tutti, determinata, a suo modo passionale: sceglie di occuparsi della preparazione del cadavere del marito (una scelta che a chiunque farebbe orrore) perché lei si trova più a suo agio tra i morti che in mezzo ai vivi.

E i flashback del suo passato ci faranno capire perché Blum è così, quale dolore ha bloccato la sua crescita, rendendola una donna emotivamente fredda ma, se pensiamo alla resa scenica del personaggio, assolutamente sorprendente da vedere in azione.

Che Blum si trovi più a suo agio con i morti è chiaro anche da una scelta narrativa che potrebbe apparire kitsch ma che ha un intento preciso: quando la nostra eroina si trova a parlare con i morti, che rispondono solo a lei suggerendole cosa fare, manifestando anche una certa macabra ironia. Non è un caso: Totenfrau ci dà la possibilità di sbirciare all’interno di un mondo tabù, quello dei professionisti dell’ultimo saluto, che rivela segreti raccapriccianti (ad esempio come si tiene chiusa la bocca ai defunti) e strazianti allo stesso tempo.

Totenfrau (640×360)

In questo, Totenfrau è profondamente diversa da un’altra serie Netflix che vede protagonista una famiglia che lavora nel ramo delle pompe funebri: Post mortem – Nessuno muore a Skarnes. Se lì, infatti, il tema della morte era pervasivo nella trama e affrontato con scanzonata ironia nera made in Norway, ma i morti non erano il cuore pulsante della trama (a eccezione della protagonista, una morta rediviva che si scopre vampira), in Totenfrau i morti sono i veri protagonisti nonché spalla di Blum.

I morti sono gli unici di cui Blum si possa fidare e ciò diventerà sempre più drammaticamente vero, man mano che Totenfrau svela tutti i segreti nascosti nella piccola comunità.

Segreti che coinvolgono tutti e non risparmiano nemmeno le personalità più insospettabili: uno dei primi a essere raggiunto dalla vendetta di Blum è il prete del paese, in una scena che toglie il fiato per la freddezza e l’efferatezza con la quale è stata scritta e riprodotta. In Italia una sequenza del genere sarebbe terminata con uno stacco improvviso che lasciasse immaginare l’epilogo, Totenfrau invece ci tiene a mostrare tutto e a non lasciare niente all’immaginazione.

Perché le vere vittime di questa serie sono persone in carne e ossa, invisibili, di cui ci ricordiamo solo quando si tratta di abusarne e ridurle in schiavutù.

Non anticipiamo niente per non rovinare la visione della serie, che gronda climax in ogni puntata, per quanto non sia ovviamente scevra da cliché e soluzioni narrative viste e riviste. Una su tutte, che ritroviamo anche nel recente titolo Netflix Who Is Erin Carter? (qui trovi la nostra guida informativa su Who Is Erin Carter 2, tra trama, cast, data e news), è il fastidioso e inverosimile plot armor che pervade l’eroina principale, alla quale sembra che non possa mai accadere niente e, anche quando accade, la rende a dir poco invulnerabile.

Totenfrau (640×360)

Le donne protagoniste dei film d’azione non devono essere per forza più prestanti degli uomini, non se questo va a discapito della verosimiglianza. Mostrateci un’eroina che si lecca le ferite, siamo stanche di vedere superdonne che si rialzano anche dopo aver ricevuto una ferita che sarebbe stata mortale per chiunque e le suonano di santa ragione come se non sentissero dolore.

Complessivamente, a parte questi difetti in fase di scrittura, che però si iscrivono in un quadro generale che vede le protagoniste donne negli action o nei crime troppo “protette” da una sceneggiatura che non le considera ancora alla pari degli uomini, Totenfrau scorre bene per le sue complessive quattro ore di durata.

Una serie che consigliamo a chi voglia godersi un thriller in lingua tedesca con una protagonista che non ricalca i tanti cliché che interessano le protagoniste femminili dei crime. Le vedute spettacolari delle Alpi austriache incorniciano il tutto, confezionando una serie che, nonostante non si possa considerare indimenticabile, sarà comunque difficile da dimenticare.