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True Blood è durata troppo, ma ci manca comunque

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C’è stato un periodo in cui la televisione e il cinema portarono alla ribalta il tema del vampiro, figura archetipa del folklore mondiale declinato in chiave moderna: The Vampire Diaries, Twilight e True Blood ne sono gli esempi più noti. Era il 2008, quando sul canale HBO andava in onda lo show basato sulla saga letteraria di Charlaine Harris e con protagonisti vampiri dagli appetiti insaziabili e, decisamente, poco romantici. Una versione dell’immaginario classico più legata all’idea di predatore che a quella del principe tenebroso bello e maledetto tramandata dal Dracula di Bram Stoker e da quello di Anne Rice. True Blood, serie tv creata da Alan Ball, poneva alla centro della narrazione questi esseri oscuri e privi di limiti morali che vivevano accanto agli esseri umani alla luce del giorno ma, al contempo, con grande difficoltà.

Le vicende si svolgevano in Louisiana, nella fittizia cittadina di Bon Temps, dove la cameriera telepate Sookie Stakehouse (Anna Paquin) iniziava una torbida relazione con il vampiro Bill Compton, entrando di conseguenza in contatto con una mondo sovrannaturale pieno zeppo di intrighi, omicidi e un giovanissimo Alexander Skarsgård . Uno show adulto, diversissimo da quel The Vampire Diaries che, negli stessi anni, si rivolgeva a un pubblico prettamente adolescenziale, con i suoi vampiri romantici e gentili palesemente ispirati da Twilight. Nei toni, nella messa in scena e nella raffigurazione stessa del vampiro, le due serie televisive non potevano essere più agli antipodi. E mentre lo show targato The CW continua a lasciare un ricordo pressoché positivo nei ricordi del pubblico, quello targato HBO sembra finito nel dimenticatoio.

Eppure, la nostalgia per il buon vecchio True Blood – quelle delle prime stagioni per intenderci – non è del tutto scomparsa e capita che, a notte fonda, ci si possa pensare ancora con un leggero sorriso.

True Blood
True Blood cast (640×360)

Certo, risulta molto strano che uno show di quella portata, con quella risonanza mediatica ricevuta tra il 2008 e il 2010, sia ricordato da una fetta davvero minima di pubblico. A un certo punto True Blood era, addirittura, il prodotto più visto della HBO dai tempi dei Soprano (una di quelle serie tv che dovreste assolutamente vedere), con i suoi interpreti ospiti fissi dei talk show e protagonisti delle copertine più famose. Cosa è successo allora? Perché pensare a risulta così difficile, come se la nostra memoria fosse avvolta da foschia di rifiuto?

Facciamo un piccolo passo indietro e parliamone come se nessuno lo avesse mai visto. True Blood era ambientato in un mondo in cui la presenza dei vampiri è nota a tutti e la loro co-esistenza accanto agli esseri umani è stata resa possibile grazie all’invenzione di un sangue sintetico, il True Blood appunto, che ha reso obsoleta la loro natura. Non avendo più bisogno di cacciare e nascondersi, questi vampiri moderni possono dunque integrarsi all’interno della società pur restandone ai margini. Se da un lato l’ostilità nei loro confronti è palese, dall’altro sono gli stessi vampiri, o almeno alcune fazioni, a non volersi integrare tra gli umani mantenendo certe “tradizioni”. La sopracitata Sookie finisce tra due fuochi quando si innamora del vampiro Bill e inizia una relazione con lui. La prima stagione della serie aveva tutto. Sapeva infatti essere divertente, sexy, spaventosa e dava persino adito a una riflessione sulla società odierna che non ci si aspetterebbe da uno show sul sovrannaturale.

True Blood
Bill e Sookie (640×360)

L’odio per gli emarginati, la paura per il diverso, i rapporti familiari, le relazioni tossiche erano alcuni dei temi ben gestiti all’interno di una prima stagione che, allo stesso tempo, era stata in grado di costruire una narrazione graduale ed efficace. True Blood cresce e crescono i suoi personaggi, le sue storie e la sua lore persino. La seconda e la terza stagione introducono altri esseri sovrannaturali come licantropi, streghe e mutaforma ma riuscendo a bilanciare drama, romance e critica in egual misura. Poi qualcosa si spezza.

True Blood
Anna Paquin e Alexander Skarsgård (640×397)

Il finale della serie tv nel 2014 giungeva come un miracoloso sospiro di sollievo dopo una parabola discendente in cui romance e drama erano stati man mano sostituti dal trash più assoluto. Non esiste più alcuna logica all’interno della narrazione, gli eventi accadono sullo schermo senza che siano legati tra loro. I personaggi assumono fattezze fantozziane, caricando a dismisura ogni singolo tratto della propria personalità. L’ultima stagione sembra più una fanfiction fatta male sull’intera serie, consapevole di aver toppato lungo la strada e di aver trasformato in uno show noioso e privo di senso. Basti pensare che il finale passò così tanto in sordina che non se ne parlò neppure.

Cosa rimane oggi di True Blood? Purtroppo molto poco perché se è anche vero che persiste una certa nostalgia per quello show così provocatorio e adulto probabilmente vive nella nostra memoria alterato dagli anni che passano. Guardando oggi è evidente quanto sia invecchiato male e quanto la HBO abbia compiuto passi da gigante in termini qualitativi. True Blood era camp, era feroce, era perverso ma oggi tutto quello che resta è quel cringe benevolo ma pur sempre imbarazzate che ci fa sorridere all’idea del triangolo amoroso di Sookie ma nulla di più.