5) Passaggio da testimone a uomo d’azione
In riferimento al punto precedente, nasce un ulteriore spunto, deducibile da un’altra affermazione di Rust in quel discorso con Marty: “Mi convinco di essere un testimone” (la domanda era sempre “Che senso ha allora svegliarsi la mattina?”). Testimone, dunque, passivo delle cose che accadono nel mondo, elemento disinteressato di un amalgama di eventi che non possono che peggiorare col tempo. Durante la serie, però, qualcosa cambia: il suo forte desiderio di giustizia (si veda il prossimo punto) lo porta a vivere una continua dicotomia fra testimonianza e azione. In particolare, sembra ancora più propendere verso l’azione nel 2012, quando di fatto non è più un poliziotto: la conclusione farà luce su questo aspetto in maniera più determinante di quanto si creda.
6) Importanza della giustizia
In tutto questo pessimismo, c’è qualcosa in realtà che muove Rust e che lo fa alzare la mattina: fare giustizia. Nel nostro sistema (non tanto giudiziario, quando proprio vitale), ognuno ha un ruolo che gli permette di fare giustizia o, perlomeno, di perseguirla come obiettivo. L’avvocato, il giudice, l’agente di polizia: quest’ultimo, per tornare alla serie, vive sul campo le notizie, le impressioni, le verità e le bugie della gente. Ma Rust cerca la giustizia non perchè è un poliziotto, ma perchè non accetta che autori di gesti immondi la facciano franca: questo spiega perchè la sua attività anti-criminale diventi ancora più intensa dopo che si è dimesso, nel 2002; tale è il percorso che ci porta nel 2012, quando quasi tutti i pezzi del puzzle combaciano e gli serve la competenza e le conoscenze di Marty per chiudere il caso una volta per tutte. Costi quel che costi, anche la vita: questo è un insegnamento che non va dimenticato.