8) Il parallelismo del tragico epilogo Velcoro-Semyon (2×08)
Il finale è di quelli crudi e brutali, un epilogo dal pessimismo paralizzante. Ray muore come anticipatogli dal padre nella visione onirica ed al contempo Frank, vittima di un agguato, passa a miglior vita per salvaguardare i diamanti nella giacca e la sua dignità da uomo d’onore. Frangenti tragicamente stupendi che si sovrappongono. Ray che corre nella foresta cercando di rallentare la sua dipartita ormai inevitabile ed un Frank ferito che continua a camminare solitario nel deserto polveroso. L’indugiare di Ray sull’immensità di quegli arbusti simili a giganti (Trees are like giants) contro le visioni delle persone odiate e amate (il padre e la sua Jordan vestita di bianco) che ritornano nella coscienza di un Frank ormai all’ultimo atto.
Anche True Detective 2 ha marcato nettamente la differenza. Cinema prestato alla serialità, intreccio complicato ma fenomenale, caos entropico frutto dell’eterno scontro tra bene e male, grandi attori e fascino ambiguo di una California fumosa, cinica, libidinosa e trasgressiva.
Tra utopia e distopia. Utopico è il difficilmente realizzabile sogno dei superstiti come Bezzerides, Nails e Jordan che possiedono la verità ma saranno eternamente in pericolo, distopico come l’estremizzazione della corruzione come unica e vera protagonista.
D’altronde è la frase cardine del Ray-pensiero … “We get the world we deserve” – “Abbiamo il mondo che meritiamo”
Un saluto alla pagina Colin Farrell Italia