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True Detective 2: l’orribile sospetto di avere il mondo che ci meritiamo

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La società è un gigantesco monumento dell’inganno. Il bisogno di agglomerare individui in un ristretto spazio, per accondiscendere alle primordiali esigenze dell’uomo a convivere, è forse il più costoso dei contratti. La politica, le istituzioni, le norme che regolano questa coesistenza sono coadiuvate da infidi ricatti e loschi giochi di potere. True Detective 2 è il ritratto di questo malevolo principio. La testimonianza che i bisogni di pochi, e la loro lussuria, pregiudicano quelli di molti.

L’inquietante moto ciclico, oleato da malsani scopi, che regola l’intera società e la vita nelle città, è decisamente il fulcro di questo capitolo della serie di Nic Pizzolatto. True Detective 2 è l’apologia!

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A far da sfondo questa volta non è la paludosa Lousiana ma la caotica, frenetica, tentacolare e grigia Vinci: fittizia città adiacente alla metropoli Los Angeles. L’accoppiata letale che ha fatto la fortuna di Pizzolatto (Cohle-Hart) è sostituita da un tandem di personaggi tormentati e schiavi delle loro controverse storie. E sono proprio questi tormenti a rendere complementari i loro demoni.

L’inquietante uccisione del ricco e corrotto Ben Caspere darà inizio all’intricatissimo e labirintico intrigo che costituisce la colonna vertebrale della trama. Il suggestivo incontro e l’evocativo scambio di sguardi tra il burbero Ray Velcoro, la tosta Antigone Bezzerides e l’illeggibile Paul Woodrugh è il semaforo verde per l’inizio della fine.

I tre poliziotti sono incompatibili tra loro ed è solo il volere della provvidenza a intavolare la loro neonata collaborazione.

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Il cadavere mutilato e freddo che hanno davanti costituisce solo un piccolo ramo dell’enorme pianta malvagia che proveranno ad estirpare. L’inusuale indagine che vede coinvolti i tre tosti poliziotti non è una caccia al killer ma la chemioterapia a un tumore che opprime Vinci. La malattia della triste città si insinua fin nelle sue più recondite spire.  Malaffare, denaro, potere, mafia, vizio e corruzione sono sintomi maledetti che attanagliano come una piovra l’intera società.

I ritmi strazianti, metaforici ed evocativi della bravissima Lera Lynn sono il sottofondo ideale, perché rendono ancor più malinconica questa orribile cornice. I suoi strimpelli poeticizzano i dialoghi tra Velcoro e il boss elegante Frank Semyon. Ed è la sua musica che impreziosisce ancor di più True Detective 2.

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La maledizione di Vinci si palesa persino nel passato dei protagonisti. Questo Virus rappresentato dalla mala politica ha creato degli anticorpi che vanno a corrompere anche le anime innocenti di coloro che non partecipano al gioco del potere. Il passato tragico e macchiato di Velcoro rappresenta un retaggio difficile da sopportare. Il patto ambivalente con il suo amico Semyon tinge ancor più di nero un’anima tormentata.

I dubbi sulla paternità e la violenta rappresaglia sullo stupratore della moglie tolgono lustro a quella che è la sua natura pulita e dedita alla legge. Alcol e droga sono gli effimeri e discutibili rimedi di Velcoro per soffocare i suoi demoni. E mentre il violento poliziotto fa i conti con il rimorso e un indagine nettamente più grande di lui la sua controparte Semyon deve cimentarsi in un doloroso ritorno alle origini. Il suo portamento elegante e la sua raffinatezza sono solo giovani dettagli del suo essere. Frank Semyon è un uomo che si è completamente fatto da solo attraverso metodi di dubbia moralità. Anche lui è vittima dei suoi demoni e dovrà riaffondare le mani nel lerciume potendo contare solo sulla ponderatezza, e la forza, della sua bellissima moglie Jordan.

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Nessuno è pulito in questo mondo, tutti hanno un animo bastardo ed infimo. Non si può restare innocenti in questa realtà. True Detective 2 ci fa sbattere violentemente contro la pesantezza di questa evidente verità.

Nonostante la loro imperterrita voglia di lavare lo sporco i protagonisti dovranno fare i conti con quello che è il lato malsano della natura umana. Anche loro saranno costretti a subire le angherie del loro lato oscuro. Non sono eroi e non sono nati per esserlo. I loro principi morali sono soggetti a molte lacune e nella vita hanno distorto la loro innocenza. Woodrugh e Bezzerides risultano essere schiavi della loro sessualità e della lussuria, Velcoro della sua dipendenza (unico sfogo per alleviare il dolore del trauma) e Semyon del suo orgoglio e della sua voglia di rivalsa.

Una volta scoperchiato il vaso di Pandora, Velcoro e la sua squadra decideranno di rintanarsi nella loro piccola realtà ignorando la direzione di quel che avevano intrapreso. Curare Vinci non è un compito adatto a loro e affrontare quel nemico invisibile e tentacolare comporta rischi troppo grossi.

True Detective 2 non è la storia di eroi, non è l’epopea gloriosa di un’indagine ma lo specchio fedele di un mondo che abbiamo rovinato.

Un mondo dove l’amore, i valori, l’onestà e il bene comune valgono molto meno del tintinnio del denaro. Ed è questo ciò che ci spaventa di più: TD2 è una storia vera! Una storia dove un male senza volto logora l’intera società umana.

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Il tragico epilogo nasconde una morale triste e spaventosa ma incredibilmente veritiera. La redenzione soppressa di Velcoro, Woodrugh e Semyon, nel momento più vicino alla propria realizzazione, è una metafora cruda che tutti devono assorbire.

Questo mondo gira secondo principi che si discostano dall’etica più elementare. Possiamo scegliere per quale lato optare ma dobbiamo tener presente che il lieto fine potrebbe non consistere in una dolce e lunga esistenza, ma in una morte solitaria e ingiusta. Perché se è vero che non si può scegliere come vivere è altrettanto vero che si può scegliere come morire.

Woodrugh sceglierà di non piegarsi, Velcoro di non arrendersi, Semyon di non tradire il suo orgoglio e il suo passato. Il male ha vinto nuovamente ma i demoni non hanno avuto il sopravvento. La loro morte è  il duro prezzo da pagare affinché una singola blanda speranza possa continuare a persistere.

Non c’è un vincitore o uno sconfitto in True Detective 2. Non c’è solo la luce o solo l’oscurità. Non vi è il lieto fine o la tragedia. Ma vi è un limbo in cui i combattenti che hanno intinto le proprie mani nel fango ora le hanno lavate col sangue. Uno scenario in cui il lato corrotto della società ha vinto ancora ma il sacrificio di pochi può gettare le basi per contrastare molte ingiustizie. Almeno per stavolta.

Alla fine di True Detective 2 rimane la solitudine e l’amarezza per un forte sospetto: quello di avere il mondo che ci meritiamo!

Sta a noi decidere se cambiarlo o meno!

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