Uno degli elementi che più ci ha affascinato di True Detective è stato lasciarsi inebriare dalla misteriosa Carcosa e dall’enigmatico Re in giallo. Entrambi fanno riferimento a storie che hanno ispirato autori fino a costituire forme di mito letterario poco conosciute. L’entusiasmo di alcuni fan nel volere True Detective come parte integrante di questi miti in particolare è stato tale da portare Pizzolatto stesso a redarguire i fan più “visionari”, nel tentativo di ridimensionare le loro fantasie.
I misteri che avvolgono Carcosa e il Re in giallo hanno dato alla serie un respiro molto ampio, ma spesso frainteso.
Scoprire qualcosa di più su questi miti non ci aiuterà a capire chi ha ucciso Dora Lange. O almeno non ci aiuterà a risolvere quel caso. Perché True Detective non è solo la storia di due investigatori alle prese con il male della violenza criminale dell’uomo sul suo simile, ma anche con altri tipi di violenza, quelli che compiamo, ad esempio, verso la famiglia e verso noi stessi.
Lo stesso Pizzolatto insiste sull’essersi appoggiato al genere del giallo investigativo per il suo intrinseco invito all’analisi critica, e per come il confronto con la violenza e il mistero possono portarci verso l’introspezione e l’indagine soprattutto umana.
La serie si incentra sulle indagini investigative, ma è strettamente legata all’indagine sul rapporto fra Marty e Rust, e su come questi a loro volta si relazionano agli altri e a loro stessi.
Il “vero detective”, alla fine, è soprattutto colui in grado di guardarsi dentro, di indagare su se stesso.
Alcuni elementi di questi miti, e il ruolo che essi ricoprono nella serie, possono aiutarci a capire alcuni aspetti meno espliciti che emergono in True Detective.
Gli indizi che conducono a Carcosa e al Re in giallo si palesano pian piano, accattivando sempre di più la curiosità e soprattutto l’immaginazione dello spettatore. Dal misterioso simbolo sulla schiena del cadavere di Dora Lange, a Charlie che rivela come Dora gli avesse riferito di aver incontrato un re, i simboli iniziano rapidamente a moltiplicarsi, le frasi che riportano la canzone di Cassilda nel diario di Dora come unico filo conduttore.
Ma se Carcosa e il Re in giallo non sono attivamente presenti nella risoluzione del caso, essi simboleggiano la tentazione a cedere al mito, e la necessità del suo superamento. Significativa in questo senso è la posizione del volantino giallo che dichiara “Jesus Christ will save you” (Cristo ti salverà), posto proprio accanto il nome “Il Re in Giallo”. Due re, in due rovine: la chiesa e, come vedremo, Carcosa stessa.
Pubblicata nel 1895, The King in Yellow (Il Re in Giallo) è una collezione di racconti brevi di Robert W. Chambers. Il titolo viene dall’omonima opera teatrale fittizia Il Re in Giallo, alla quale i dieci racconti che compongono la raccolta fanno continuo riferimento e il cui secondo atto porta alla follia chiunque lo legga (le citazioni dell’opera riportate da Chambers appartengono solo al primo atto).
In particolare la prima storia, The Repairer of Reputations (Il Riparatore di Reputazioni) narra le vicende di Hildred Castaigne, che, avendo letto Il Re in Giallo durante una convalescenza, scivola inesorabilmente verso la follia, diventando asociale, recluso, ossessionato da vecchi libri e mappe, e amico del “riparatore di reputazioni”. Questo è il soprannome del signor Wilde, dedito alla losca attività del ricatto di uomini potenti dopo averli salvati dallo scandalo pubblico.
Non solo questo è un elemento presente in True Detective, ma gli estratti dell’opera teatrale esprimono l’inquietudine tutta moderna della necessità delle maschere nella vita pubblica.
Ad aprire la Seconda Parte della raccolta è il seguente estratto:
CAMILLA. Voi, signore, dovreste smascherarvi.
SCONOSCIUTO. È così?
CASSILDA. È così. E’ ora. Noi tutti abbiamo messo da parte il
travestimento eccetto voi.
SCONOSCIUTO. Non indosso nessuna maschera.
CAMILLA (terrorizzata, in disparte, a Cassilda). Nessuna
maschera? Nessuna maschera!
Il Re in Giallo, Atto I, Scena 2.40
Nel racconto del 1970, More Light (Più Luce) di James Blish (gli appassionati di Star Trek ne avranno forse sentito parlare), troviamo un personaggio, Bill Atheling, che per certi aspetti ricorda Rust, con la sua estrema magrezza, una barba cresciuta unicamente nello spirito della decadenza fisica, una relazione fin troppo ossessiva con l’alcol. L’origine di questo malessere pare essere di nuovo Il Re in Giallo, il cui manoscritto gli sarebbe stato dato da Lovecraft in persona.
Anche in questa resa del Re in Giallo sono cruciali le maschere, la lotta fra realtà e apparenza, fra isolamento nella verità e compromesso con il sociale.
Nella storia, Cassilda viene persuasa a indossare “La Maschera Pallida” per protezione, ma una volta indossata, Cassilda amaramente scopre che la maschera non può essere rimossa e segna la fine della sua umanità.
L’orrore di True Detective è per molti aspetti quello di una grottesca parata mascherata. Le maschere che ci intrappolano, che ci dividono, le maschere che una volta indossate non vanno più via. E a portare alla follia, nel mito di Chambers, è proprio la verità.
Castaigne definisce così Il Re in Giallo: “un libro di grandi verità”, e questa sua considerazione riceve la seguente risposta dal personaggio antagonista e rivale in amore, Louis: “Sì. Di verità che inquietano gli uomini e distruggono le loro vite. Non mi interessa se quest’opera è, come dicono, la vera essenza suprema dell’arte. È un crimine averla scritta, e io almeno non ne sfoglierò mai le pagine”.
Se da un lato c’è la parata di maschere, dall’altro certi tipi di verità possono essere pericolosi, possono portare all’isolamento, all’ossessione verso il passato, verso le vecchie mappe, verso i casi irrisolti. In questo dialogo fra Castaigne e Louis c’è un po’ di Rust e Marty a confronto. Rust rinfaccia a Marty la sua ottusità, il suo voler credere in tutti i giochini e ruoli posti dalla società perché questa possa pateticamente sopravvivere.
Ma Rust non può rappresentare fino alla fine Castaigne o quel poco che sappiamo del Re in Giallo, perché anche questo è un mito.