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Rust Cohle è ardesia

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Ci sono serie tv che rimangono nel cuore degli spettatori, piccole perle preziose che si nascondono in un mare immenso e smisurato. Una di queste è True Detective, nata dalla mente geniale e istrionica di Nic Pizzolatto. La produzione HBO composta da 3 stagioni antologiche ha segnato l’immaginario collettivo di milioni di telespettatori e la storia del piccolo schermo. La prima, quella che vede protagonisti Matthew McConaughey e Woody Harrelson può essere definita un capolavoro. Un misto di filosofia e esoterismo che rende True Detective immortale. Molto del merito, come è stato detto, va alla mente e alle idee di Nic Pizzolatto. La verità però è che senza quel mostro di bravura che è stato Matthew McConaughey, forse la serie non sarebbe stata la stessa (qui vi diamo 10 motivi per amarlo).

Oltre la storia delle serie tv, oltre la storia del piccolo schermo, c’è la storia di Rust Cohle, uno dei personaggi più belli e profondi che abbiano mai calcato i nostri piccoli schermi. Questo articolo è un regalo a tutti i fan di True Detective e un omaggio a Rust, colui che è ardesia.

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L’oscuro mondo di True Detective ospita l’oscuro uomo Rust Cohle.

Alcuni colori sono decisi, brillanti o cupi, altri tenui, dalle tinte sbiadite e malinconiche. Rust non è nulla di tutto ciò, Rust è un colore e allo stesso tempo una pietra. Rust è ardesia, una roccia metamorfica e leggera, una tonalità di grigio con piccoli, ma percettibili, riflessi azzurri. Queste due caratteristiche sono la summa di tutto quello che il protagonista di True Detective rappresenta. Un conglomerato intricato e inestricabile che rende la materia che va a formare il corpo e la mente di Rust labirinti nei cui meandri ogni uomo si smarrirebbe in eterno. L’iconico detective, l’esattore, ci trasmette inquietudine, ci fa provare una sorta di primordiale repulsione verso un uomo oscuro e segnato dagli eventi e dal tempo, che ha scavato irrimediabilmente il suo viso. Allo stesso tempo però tutti i suoi gesti e le sue espressioni sono una epifania magnetica.

Una forza che ci attrae irrimediabilmente verso l’abisso oscuro e infinito che è la sua anima.

Ma nell’abisso, come nei tunnel, si intravedono in lontananza alcuni chiarori che danno speranza a ognuno di noi, intrappolati nella dimensione della sua mente. Rust è ardesia perché il cielo sopra la sua testa è dello stesso colore. Una volta che forse prima era celeste, ma che ogni singolo secondo della sua vita si è rabbuiata sempre di più. Una vita che è come un cerchio, come una pista da kart. Una vita in cui tutti rifaranno le stesse cose, un uroboro di malvagità e violenza in cui bambini vengono uccisi. E il tempo è solo una delle tante dimensioni in cui si esplica il mondo, o con più precisione è lo strumento che utilizza la morte per ucciderci.

Rust è nichilista e pessimista, è un filoso nato in un tempo sbagliato, uno scherzo della natura che, come tutti gli uomini, vive la sua vita solo perché non è programmato al suicidio e all’autodistruzione del proprio io.

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Rust Cohle è ardesia oscura, che al suo interno contiene un brillante frammento di azzurro.

Il personaggio interpretato da Matthew McConaughey è una commistione di stati d’animo in conflitto. Il grigio del pessimismo di cui abbiamo già parlato, e il blu del cielo in cui le rondini disegnano cerchi esoterici, in una iconica scena di True Detective. Quei simboli e soprattutto quel cielo che dà speranza, introducono il nostro secondo elemento: l’ardesia come pietra. Un materiale leggero e frammentato, come il cuore di Rust. Una roccia che ha un solo scopo. Ovvero quello di produrre oggetti in cui scrivere cose che vengono cancellate dopo essere state portate a termine: le lavagne. E il nostro plumbeo antieroe è una superficie su cui il tempo ha iniziato a scrivere quel maledetto giorno in cui sua figlia ha perso la vita.

Da quel momento Rust porta incisi i segni del gesso affilato del passare degli anni, che non hanno cancellato le scritte perché nella vita nulla finisce davvero, e quindi nulla può essere cancellato. La realizzazione non si raggiunge, non fino all’ultimo istante. Ma se pensate che la pietra sia ancora più pessimista del colore vi sbagliate, perché come nel secondo la tonalità di azzurro risulta inconfondibile, anche nella prima vi è una luce in fondo al tunnel.

Così come c’è luce in fondo alla storia di Rust Cohle.

Perché l’ardesia è un materiale che col tempo tende a schiarirsi. Come anche la storia di Rust, un uomo che ha attraversato le lande più oscure della psiche ma che, guardando le stelle e immaginando storie su di esse, è riuscito a capire una cosa: che la luce esiste così come esiste una piccola ma percettibile tonalità di azzurro nell’ardesia, così come la pietra col tempo da scura assume motivi più chiari. La scena finale, in cui viene sorretto dall’amico ritrovato Marty, è il paradigma della sua storia: un uomo che ha vissuto tutta la vita accanto alla morte, accanto all’oscurità, ma nel momento in cui è stato più vicino a queste, ha saputo scorgere un riflesso di chiarore, un riflesso di vita.

Una volta c’era solo l’oscurità. Se me lo chiedessi, ti direi che la luce sta vincendo.

Rust Cohle

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