Quando una giovanissima Sherilyn Fenn lesse il copione del terzo episodio della prima stagione di Twin Peaks era “terrorizzata ed esterrefatta”. Doveva ballare in accompagnamento alla musica di Badalamenti. “Amavo quella musica, ma sembrava così… fragile”. Non sapeva neanche lei perché ma si sentiva vulnerabile, esposta. Messa a nudo. Lynch mandò tutta la troupe in pausa mentre Fenn ripeteva al suo acting coach “Perché? Perché devo danzare? Non lo farò!”. La risposta non lasciò possibilità di replica: “Non preoccuparti, si tratta di David Lynch! Fai quel che ti dice”.
Lynch sedeva dall’altro lato dello studio riscrivendo parte del copione. Fenn lo guardò con i suoi grandi occhi verdi, protesa verso di lui, in una supplica implicita carica di timore. Il regista ricambiò lo sguardo, fissandola qualche istante: “Stiamo per mettere la musica. Danza, semplicemente”. Là in quell’unica, straordinaria ripresa nasceva l’icona di una sensualità fino ad allora raramente vista. Nasceva Audrey Horne.
Di quella ragazza forte e nello stesso tempo fragilissima ci saremmo innamorati perdutamente. Pur non rappresentando, apparentemente, un personaggio dominante nell’economia di Twin Peaks, Audrey incarna qualcosa di unico. Rispetto alla bellezza acqua e sapone di Dana, a quella oscura di Laura e a quella più frizzante di Shelly, la sensualità di Audrey prorompe da una mistura indescrivibile di ribellione e innocenza.
Fin dalla prima inquadratura in quel semplice cambio di scarpe c’è un che di irresistibilmente erotico, implicitamente evidenziato dallo stesso colore rosso vivo delle calzature. La sigaretta, assaporata appena tra le morbide labbra marcate da un rossetto acceso, comunica il senso del suo desiderio di indipendenza. Audrey in Twin Peaks sarà una voce cinica, smaliziata e apparentemente “iniziata” alla vita. Una “donna” solo nell’apparenza dei suoi atteggiamenti ma in fondo, come noterà affettuosamente Dale Cooper, una bambina.
Dietro quella maschera da ragazza che si finge donna e ama dar scandalo si nasconde la virginale purezza di chi non cerca altro che amore.
Nella danza, quella che sarà la sua danza, l’Audrey’s Dance, c’è la sintesi dell’irresistibile charme che promana da ogni poro. Affonda le labbra nel caffè, il simbolo dell’età adulta, prima di lasciarsi andare alla naturalezza di un ballo incredibilmente intimo. Chiude gli occhi mentre i bigotti genitori di Dana la additano quasi esterrefatti da quell’atto di scoperta, inarrivabile sensualità.
Nella musica di Badalamenti c’è l’onirico che si fonde all’erotico, il sogno che si sovrappone al desiderio. Audrey si sente libera mentre si lascia andare a quell’atto di assurda spontaneità. Noi ci caliamo in quella voyeuristica visione quasi spiando la segreta sensualità di un momento privato.
Audrey ama quello sguardo segreto, quello sguardo carico di desiderio che le rivolge anche Dale Cooper al primo incontro nel secondo episodio di Twin Peaks. Nei tondi, verdi occhi con cui fissa l’agente dell’FBI c’è la maliziosa ma pudica consapevolezza di essere una preda erotica. Si mordicchia le labbra mentre sorride fingendosi la donna navigata che non è. In lei l’innocenza naturale si mescola alla capacità costruita di sapersi mostrare un fragile e dolce frutto da assaporare.
Con una teatralità che sa di Marilyn Monroe, Audrey sussurra parole dolci all’orecchio di ognuno di noi incantandoci e trascinandoci in un’infatuazione senza scampo. Sa come stuzzicare la fantasia di ogni uomo ricercandone la protezione e calandosi nella parte della ragazza bisognosa d’aiuto. Ma quel suo gioco d’amore la porterà a rischiare la vita. Solo allora, nel One Eyed Jack’s, capirà che nel mondo degli adulti non si può scherzare.
Non prima però di averci regalato l’ennesimo, magnetico momento di erotismo puro.
Audrey coglie elegantemente una ciliegia da un drink e con gesto altrettanto nobile la avvicina alla bocca mostrando le sue abilità di fronte alla maitresse del bordello. In quella simulazione di un atto orale si condensa la scena più esplicita dell’intera Twin Peaks. Lynch che ama giocare sulle contraddizioni e sullo straniamento interiore dello spettatore ci presenta così l’immagine di una donna che non possiamo far altro che desiderare accanto a quella di una ragazza che vorremmo solo difendere dalla violenza del mondo.
Contestualmente ci troviamo a essere attratti da Audrey e contratti nel nostro impulso dalla consapevolezza del candore della ragazza. Questa alternanza non fa altro che accentuare il desiderio represso nel nostro gusto per il proibito, sublimando l’emozione e rendendoci totalmente assuefatti alla bellezza conturbante di fronte alla quale ci troviamo.
Crescerà molto, la ragazza, durante la Serie. La sua infatuazione candida, carica di pudore e rispetto, per Dale Cooper le farà riscoprire un bisogno d’affetto che potrebbe finalmente trovare compimento. Se per anni aveva sedato la spontanea fragilità di ragazza chiudendosi e rifiutando l’amore, quell’amore sempre negato dal padre, ora Dale le dà la forza di tornare a essere semplice. In quella scoperta semplicità, in quell’adolescente primo innamoramento, ci appare l’Audrey più autentica. Così l’erotismo conturbante si trasforma in qualcosa di più. Si tramuta in un amore magnetico e senza scampo. Negli occhi supplici della ragazza che chiede a Cooper di non lasciarla andar via, nel sesto episodio, c’è tutta la sua fragile delicatezza.
Spogliata degli abiti, del trucco ma anche della maschera di sicurezza, Audrey è restituita alla nudità della sua essenza.
In quel momento, per la prima volta, cogliamo tutta la sua complessità intrigante e suadente. Lentamente ne emergerà anche la forza, la verve, l’iniziativa e la capacità di prendere in mano la situazione mostrandosi capace perfino di fare le veci del padre. La ragazza lentamente si trasformerà in donna. Il piglio, quella sicurezza finalmente autentica, ci indurrà a desiderarla in una veste ancora nuova. Ci sedurrà stavolta col trasporto che solo una yuppie sa darci.
Eppure, parallelamente, in lei sopravviverà l’innocenza della prima esperienza amorosa nel sentimento che sboccerà per il bel Jack Wheeler. Se Cooper aveva rappresentato la cotta che la fa aprire alla debolezza di un’emozione, Jack sarà il suo primo, folle amore. Innocenza, sensualità, magnetismo. Ma Audrey manterrà anche quel suo carattere ribelle, altro irresistibile elemento d’attrazione fatale. Sarà proprio un atto di disobbedienza civile a condurla alla (apparente?) morte.
Su di lei Lynch ha modellato una figura capace di affascinare e sedurre come nessun’altra. Ogni dettaglio, ogni gesto, ogni tenero sussulto e ogni sguardo pungente sono stati pensati per condensare in lei l’essenza dell’attrazione erotica. Audrey rappresenta il soggetto di una fantasia raffinata e voyeuristica. Un costante desiderio d’amore destinato a rimanere eternamente inappagato e proprio per questo inarrivabile.
Amore e attrazione si accavallano in un continuo, ritmato balletto di cui Audrey è protagonista assoluta e soggetto prediletto. Ci scopriamo così a spiare ancora una volta la ragazza nella sua danza. Ci caliamo in silenzio in quella caffetteria, e ci sorprendiamo per l’ennesima, inevitabile volta magneticamente e fatalmente attratti dall’erotismo conturbante e senza tempo di Audrey Horne.