Chi ha ucciso Laura Palmer?
La domanda la conosciamo tutti noi che abbiamo visto Twin Peaks.
L’esecutore materiale della morte di Laura Palmer, come scopriamo a metà della seconda stagione di Twin Peaks, è Leland Palmer, il padre di Laura. Ma non ha agito da solo. La sua mente è controllata dallo spirito malvagio BOB, che, entrato in lui quando era ancora un bambino, vede in Laura una preda irresistibile.
Questa dicotomia di padre affettuoso e disperato per la morte della figlia, ma allo stesso tempo feroce assassino senza rimorso, fonda il dramma umano che vivono i protagonisti di Twin Peaks.
Laura non potrà avere una vita normale, e nemmeno suo padre: realizzare cosa è stato in grado di provocare nella figlia è troppo per Leland. La consapevolezza equivale alla morte. Come per Laura l’accettazione dell’oscurità che abitava dentro di lei andava di pari passo con la sua discesa verso la morte, così per Leland trovarsi faccia a faccia con se stesso conduce alla sua fine.
Il responsabile della morte di Laura Palmer, BOB, e il suo veicolo umano Leland, non conosceranno la giustizia umana. Perché il mondo degli umani non tange quello degli spiriti, e perché le dimensioni in cui si snoda la storia di Twin Peaks sono troppo complicate per un concetto malleabile come la giustizia.
Noi però non crediamo che il vero responsabile della morte di Laura Palmer sia BOB. O perlomeno, crediamo che abbia agito in comunione con ben altri che Leland.
Nella vita di Laura Palmer, insieme alla famiglia, ci sono gli affetti. Quelli che può avere una normale ragazza di 16 anni, tutta scuola, amici e qualche ragazzo. Ma Laura non è una ragazza normale. La sua vita scorre su due binari, che affondano profondamente in lei segnando la sua personalità in senso dicotomico. Come quella del padre.
Da una parte la ragazza acqua e sapone, dall’altra la prostituta. Da una parte la studentessa modello, dall’altra la consumatrice abituale di cocaina. Infine, da una parte la fidanzata gentile e amorevole, dall’altra la malata di sesso, abituata a tradire ogni suo amante.
Due facce. O un viso acqua e sapone che nasconde una voragine di oscurità, come vediamo nella terza stagione. Ma chi ha dato la morte, a un viso così bello?
Leo e Jacques erano i principali indiziati per la morte di Laura Palmer, anche dai fan quando uscì Twin Peaks. Due uomini violenti, che disprezzano le donne, che non si facevano scrupoli a usare Laura per i loro scopi. Anche Bobby era piuttosto in cima alla lista dei sospettati. Uno scapestrato, infantilmente innamorato di Laura, che però tradiva con Shelly, moglie di Leo.
James sarebbe stato perfetto come killer di Laura Palmer. Così dolce, così gentile, così nauseabondamente innamorato di lei da non capire neanche che lei lo tradiva con Bobby, con Leo, con Jacques e chissà con chi altro. James avrebbe potuto uccidere Laura con la complicità di Donna, la migliore amica di Laura, di cui si era innamorato.
E poi c’è il dottor Jacoby, la madre di Laura, lo sceriffo Truman, i fratelli Horne, Josie, i coniugi Martell…una lista infinita, lunga quanto l’elenco di abitanti di Twin Peaks.
Tutti innocenti, sulla carta. Ma tutti ugualmente responsabili, per noi.
Perché l’omicidio di Laura è maturato in un contesto ben più semplice e squallido dell’incontro tra due mondi, quello umano e quello degli spiriti. È maturato in un contesto di apparente felicità e tranquillità, in una cittadina in cui tutti si fanno gli affari loro, e nessuno si accorge di nulla. Come di una ragazzina che si droga, che si prostituisce, che la notte piange terrorizzata nel suo letto perché suo padre la va a trovare.
Una ragazzina che sente un’attrazione ambigua e fatale per quest’uomo, che da un lato teme ma che da un altro quasi desidera. Una ragazzina che guarda troppo in fondo nell’abisso per non esserne risucchiata.
Ciò che Bobby dice al funerale di Laura è vero, nella sua ingenuità e ipocrisia: nessuno ha fatto niente per salvarla. Un’intera città l’ha pianta da morta, ma nessuno l’ha ascoltata da viva. Sono tutti responsabili della sua morte, tutti troppo chiusi nei loro interessi per perdere tempo a salvare una ragazzina che voleva morire.
Perché Laura desiderava davvero la morte, e ciò la rende l’ultimo – ma non meno importante – tassello nel mosaico dei colpevoli del suo omicidio. Laura sentiva una sofferenza tale da farle pensare che l’unica via d’uscita fosse la morte. E Laura ha scelto. Un’intera città ha assistito alla sua fine senza battere ciglio, ma si è consegnata liberamente nella mani del suo carnefice.
Non possiamo scusare Leo, Jacques, il signor Horne, per essersi approfittati di una bambina. Non possiamo scusare Bobby, per aver dato a Laura gli strumenti per stordirsi e annientarsi. Sicuramente non possiamo perdonare James e Donna, per non aver amato Laura al punto da udire l’eco dei suoi lamenti. Non possiamo perdonare Leland, per aver offerto la sua vita quando ormai era troppo tardi.