Nel 1990, e precisamente un 8 aprile, la sigla magnetica composta da Angelo Badalamenti per la prima volta risuonava davanti a noi, accompagnata dalle immagini di questo idilliaco paesino di montagna che avremmo presto imparato a conoscere. Twin Peaks andava in onda e avrebbe cambiato per sempre la televisione per come la conoscevamo, o meglio l’universo già allora ampio delle Serie Tv.
Solo pochi minuti e sulla riva del lago, su quelle acque placide, notiamo un corpo avvolto nel cellophane. Quando finalmente la telecamera indugia sul suo volto, ci rimane impresso quel viso così giovane, quella ragazza che sembra solamente addormentata, quasi un angelo. Di lì a poco, alla fine del pilota di un’ora e mezza, avremmo fatto la conoscenza di Dale Cooper, degli strani personaggi che vivono a Twin Peaks e, soprattutto, sarebbe nato un interrogativo che ci ha spinto a guardare tutte le puntate successive: chi ha ucciso Laura Palmer?
All’epoca la Tv non era un posto per i registi che si occupavano di cinema, non era come oggi. Oggi vediamo Martin Scorsese scrivere e dirigere una Serie Tv come Boardwalk Empire, una volta era impensabile. Quindi era già incredibile che un regista del calibro di David Lynch si dedicasse a un programma televisivo. Inoltre, il buon David aveva quella fama di visionario, di uomo che osa, che spazia nel lisergico, attingendo direttamente dal suo personale mondo dei sogni, non certo una buona scelta per un pubblico mainstream, se non addirittura “familiare” come quello della Tv generalista del periodo.
E, come per una sorta di ironica magia, nell’arco di una domenica sera ipnotizzò e tenne incollati davanti allo schermo quasi trentacinque milioni di spettatori negli Stati Uniti. Un successo per la ABC e un momento storico per la televisione. Era ufficialmente iniziata la nuova era delle Serie Tv.
Facciamo finta che Twin Peaks: The Return non esista e concentriamoci esclusivamente sulla Serie originale. È disarmante constatare come l’influenza di quelle due stagioni sia ancora forte sulle Serie Tv odierne e questo perché? Perché è come una sorta di capostipite il cui DNA si può ritrovare in tutti i membri della sua specie. L’influenza di Twin Peaks è ancora presente principalmente per questi 5 fattori, necessari per la sopravvivenza delle Serie Tv stesse.
1) Lo schema di base
Twin Peaks ha uno schema di base: un connubio fra il giallo di provincia, la soap opera e il thriller paranormale, che trascina gli spettatori all’interno di questo microcosmo disturbante e tenebroso, allo scopo di rivelare i lati oscuri celati dietro una superficie di apparente serenità e perbenismo. Vi ricorda qualcosa? Magari qualche Serie Tv che state vedendo e che è uscita quest’anno? O magari qualcosa come la maggior parte dei crime e dei thriller esistenti? Ad esempio Broadchurch, uscita pochi anni fa, comincia con un omicidio che sconvolge la tranquilla vita di una cittadina di provincia, rivelando i lati oscuri celati dietro la già citata superficie di apparente serenità e perbenismo.
É lo stesso schema di base di Twin Peaks, riportato fedelmente da tutte le serie di questo genere che poi, comunque, prendono strade diverse… ma la radice è la stessa. Fortitude, The Killing, True Detective… si può andare avanti a lungo. Perché questo scherma permane ancora oggi? Perché è esattamente quello che viviamo nella vita di tutti i giorni: dietro le facce che vediamo, ce ne sono altre. E dietro, altre ancora. E basta indagare per trovare qualcosa di disturbante. Lo schema di base di Twin Peaks non è altro che una metafora dell’indagine che ogni giorno compiamo su noi stessi e sul mondo che ci circonda.