Una delle caratteristiche fondanti Twin Peaks da quel lontano 1990 in cui venne svelata per la prima volta, è la capacità di generare teorie. Dall’embrionale domanda “chi ha ucciso Laura Palmer?” in poi i fan nel corso di tre decenni hanno sfornato una dopo l’altra tutta una serie di ipotesi e appunto teorie come mai prima d’allora. La terza e conclusiva stagione uscita nel 2017 non poteva essere da meno.
Criptica, visionaria, onirica, surreale come nulla visto in precedenza sul piccolo schermo questa stagione conclusiva solletica la mente e aguzza l’ingenio creativo del pubblico. Sicuramente i due “genitori” Lynch e Frost non potevano desiderare di meglio.
Quando però le teorie superano il limite di tolleranza è lo stesso David Lynch a scendere in campo e ha dirimere la questione.
La teoria in oggetto, molto popolare sul web, fornisce un’alternativa chiave di lettura sulla fruizione degli ultimi due episodi dell’ultima stagione. Secondo questa ipotesi per poter comprendere al meglio gli episodi diciassette e diciotto è necessario vederli in contemporanea. Ci sono anche dei video prodotti da fan dove viene realizzato questo parallelismo. Secondo gli autori questo tipo di fruizione rende più chiaro il destino dell’Agente Cooper e della stessa Laura.
Ascoltando le varie versioni di questa teoria, si evince come invertendo cronologicamente il finale delle due puntate, si arrivi ad avere una conclusione più “dolce” rispetto all’originale. Ponendo fine al finale sospeso dell’ultima puntata con l’Agente Cooper che accompagna Laura all’interno della Loggia Bianca.
Non si è fatta attendere la risposta di David Lynch. In modo molto diretto e colorito ha definito questa ipotesi come una “ca**ata“! Come però sempre sostenuto il regista non scoraggia il pubblico a cercare da sé le proprie risposte e interpretazioni. Infatti ha poi aggiunto:
Se ci sono cento persone nel pubblico, avremo cento diverse interpretazioni, soprattutto quando le cose sono astratte. Ed è bellissimo. Tutti sono dei detective e tutto ciò che viene loro in mente è valido per me.
Tranne quella appena smentita, ovviamente.