Attenzione: evita la lettura se non vuoi imbatterti in spoiler di Modern Family ,Un medico in famiglia e dei suoi protagonisti Nonno Libero e Jay Pritchett
Proviamo ad immaginare di essere di fronte al tribunale più strano del mondo. Il giudice è lo spettatore esperto, quello che vede di tutto, quello cresciuto con la soap della nonna che adesso vede anche la miniserie indipendente in coreano. Insomma, un esperto. Da una parte un uomo distinto, sulla settantina, vestito formale (anche se sarebbe volentieri andato in tuta), è americano e il suo stile non lascia dubbi a riguardo, è accompagnato da una donna latina bellissima, vestita leggermente sopra le righe per essere in tribunale. Dall’altra parte un uomo all’apparenza più semplice, nel completo della domenica, spaesato, con accanto una donna della sua età con indosso un completo degno della Regina Elisabetta. Tra la giuria, ci siamo noi. Gli spettatori medi, quelli che conoscono bene le serie tv, che amano parlarne e che non vedono l’ora di giudicarle. È uno sforzo di immaginazione parecchio forte, ma se riusciamo ad immedesimarci ci sarà da divertirsi. I due uomini in questione sono rispettivamente Jay Pritchett, capofamiglia della serie Modern Family, comedy più che consolidata, spaccato di vita familiare americano, spigliata e ironica; e poi c’è Libero Martini, per tutti Nonno Libero, di nome e di fatto (come ama dire lui), portavoce della serie Un Medico in Famiglia, sitcom con cui tutti gli italiani si sono fatti compagnia nei primi anni 2000. Due personalità molto diverse, quindi, ma anche forse molto simili. Ma qui c’è da giudicare e, chissà, magari eleggere un vincitore. Quindi niente buonismi giudice! Iniziamo.
Primo capo di imputazione: le responsabilità familiari. Entrambi sono i capisaldi della propria famiglia, quelli da cui si finisce sempre se si ha bisogno di aiuto o anche solo di un consiglio. Li si può prendere in giro quanto si vuole ma alla fine sono sempre pronti a dare una mano. Nonno Libero è abituato ad avere sempre la sua famiglia intorno, nella sua casa ci vive praticamente la metà di tutto il nucleo familiare. Quindi non ha problemi a difendersi in tal senso: Signor giudice carissimo eccellentissimo, io che ho fatto di male? Stanno sempre tutti lì dentro, la cucina di casa mia è più affollata di tutto Poggio Fiorito, Madonna incoronata! Chiaramente Nonno Libero viene richiamato al contegno e viene quindi interpellato anche l’avversario, Jay Pritchett. Signor giudice che le devo dire? Non vivono tutti con me, Dio me ne scampi. Il solo pensiero di dover vivere con Phil mi fa venire la pelle d’oca. Ma posso vantare un sostegno alla mia famiglia che è più di natura…come dire…economica. Non sono stato il padre migliore del mondo per i miei figli ma cerco di non far mancare loro niente. Il giudice comprende entrambe le posizioni, sono due uomini molto diversi e se ne sta accorgendo. Da un parte un uomo più all’antica, affezionato al focolare domestico e alla tradizione, dall’altra un uomo più severo ma comunque molto dedito alla famiglia.
Bene, il giudice ha bisogno di altri chiarimenti. Passiamo al prossimo capo d’imputazione: la vita privata. Parliamo del lavoro dei due uomini, cosa fanno o hanno fatto (data la loro evidente età avanzata) per vivere e cosa li definisce: su questo punto Jay Pritchett si alza senza pensarci due volte, ha una risposta perfetta e è tronfio della sua carriera. Signor giudice, su questo non mi si può imputare nulla! Ho lavorato tutta la mia vita e ho messo su un impero nel mondo degli armadi da fare invidia! Altro che Armadi armadi armadi armadi! Ah, e ho dato lavoro a tantissime persone, compresa mia figlia che ora dirige tutta la baracca! Un’impresa familiare insomma. Si riaccomoda tutto fiero della sua esperienza, sicuro di non avere rivali. Ma Libero Martini ha un asso nella manica perché, può non sembrare, ma anche lui ne sa qualcosa. Signor giudice, io sono più umile del signore qui accanto. Ero un semplice tranviere e ora sono in pensione, mi dedico alla mia famiglia, ai miei nipoti e con quello che ho guadagnato mi godo l’anzianità. Faccio forse male? Jay Pritchett rotea visibilmente gli occhi, il suo avversario ha palesemente puntato sull’umiltà e lui non è solito essere indulgente con queste moine. Adesso è visibilmente arrabbiato e spera che il giudice non si faccia convincere da queste storielle pietose, lui è un uomo tutto d’un pezzo e di certo non si fa intenerire.
Signor giudice, sono Jay Pritchett e vorrei chiederle di passare al prossimo capo d’imputazione e, se posso, vorrei suggerirlo io. Il giudice è indulgente, accetta di buon grado; anche perché, a questo punto, è più confuso che mai. Grazie Signor giudice. Vorrei parlare delle nostre relazioni! Anzi, dell’amore! Io non sono di certo partito col piede giusto, ha sbagliato e anche di grosso la prima volta ma come ogni bellissimo film romantico, alla fine ho conosciuto la mia anima gemella che, se mi permette, è anche piuttosto di bell’aspetto! Sa che Gloria è sempre un’arma potente da utilizzare. Sa anche che è assolutamente vero quello che ha detto, la sua è una storia di redenzione, di passione, di amore. Li stenderà sicuramente tutti. Nonno Libero, vedendo il giudice visibilmente convinto del discorso di Pritchett, decide di mettersi in gioco e di parlare a cuore aperto. Egregio giudice, io lo so che la mia famiglia è molto più umile del signore qui a fianco ma anche la mia storia d’amore è piuttosto romantica! Io e la mia signora, Enrica si chiama, non ci siamo mica intesi da subito! Eravamo consuoceri, si figuri! Però poi, dopo un matrimonio falso, un divorzio strano e un po’ di convivenza forzata, abbiamo capito che siamo fatti per stare insieme! La storia travagliata vince sempre, è sicuro. In effetti il giudice, che davvero non sa più cosa pensare, sembra rimanere estasiato e quantomeno sorpreso che un uomo apparentemente così mansueto abbia fatto tutte queste piroette amorose.
È chiaro che adesso serve un capo d’imputazione forte, uno di quelli che ti fa capire davvero l’animo delle persone. I due uomini sono in tensione e si vede, entrambi preoccupati come se ci fosse una vera prigione ad aspettarli. Entrambi sono molto orgogliosi ed entrambi vogliono vincere e vogliono dare lustro alla propria famiglia, nonché alla propria serie! Il giudice sa esattamente dove colpirli: la simpatia. Al solo nominare quella parola i due si impettiscono, sono entrambi sicuri che sia il proprio asso nella manica. Si guardano furtivi e cominciano a pensare all’arringa da esporre. Poi, di botto, il giudice comincia a ridere e a ridere, senza riuscire a fermarsi. Come se stesse ripensando ad una scena esilarante e ricordasse una battuta perfetta. I due uomini di fermano e si scambiano uno sguardo incredulo. Che sia proprio così? Jay Pritchett prende coraggio e si alza: Ahahah Signor giudice sta pensando a quando prendo in giro Phil vero? A quando busso ripetutamente alla porta prima di entrare in casa di mio figlio Mitchell? O a quando scherzo sulle origini di Gloria?? Il giudice continua a ridere sguaiatamente, come se le parole di Pritchett lo avessero alimentato. Allora Nonno Libero cerca di seguire il suo avversario, adesso tocca a lui. Ma no il Signor giudice ride perché gli è venuta in mente la mia famosa battuta è vero? Una parola è troppa…fa una pausa per vedere se il giudice continua, ma non ce la fa, ride troppo. …e due sono poche! Sante parole, sempre detto!!
A questo punto il giudice, sfiancato dalle troppe risate, si asciuga le lacrime e cerca di ricomporsi. Si schiarisce la voce e annuncia quello che ci aspettavamo tutti ma che i due uomini non avrebbero voluto sentire: non c’è un vincitore, non ci può essere. Le due serie sono perfette per quello che sono, non possono essere messe a confronto, ognuna ha le sue peculiarità. E poi, entrambe sono divertenti a tal punto di far ridere persino un giudice severo come lui, uno che ha visto talmente tante serie da poterci scrivere un libro! Martini Libero e Pritchett Jay, stanchi morti dalla seduta di tribunale più sfiancante della loro vita (e francamente anche un po’ inutile) sono liberi di andare. Si stringono la mano, non troppo convinti, e si dicono che i veri matti là non sono certo loro ma chi li guarda, li continua a guardare e continua a ridere, ridere, ridere.