Un Posto al Sole, giunto a ottobre al suo ventisettesimo anno di vita, della soap ricalca solamente la struttura (una storia potenzialmente infinita) e parte del modello produttivo.
Per quanto riguarda i contenuti, invece, Un Posto al Sole si avvicina maggiormente al genere del real drama. Infatti, nel corso degli anni, nelle trame del prodotto partenopeo, si sono affrontate numerose tematiche sociali, ben lontane da quelle leggere delle soap classiche. Dalla camorra alle tossicodipendenze fino alla violenza di genere, sono numerose e rilevanti le tematiche affrontate nel tempo. Un Posto al Sole ha fin da subito intrecciato questi temi con le storie personali dei condomini di Palazzo Palladini, il luogo dove abitano e attorno al quale ruotano le vite dei personaggi.
Molto più di una soap, quindi, il prodotto di fiction seriale più longevo d’Italia. Ma, nonostante questo, ancora troppo spesso sottovalutato. Ed etichettato attraverso pregiudizi di sorta che ne sviliscono il valore effettivo.
Contenuti e macchina produttiva di Un posto al sole
Un Posto al Sole suscita interesse su due filoni distinti, ma intrecciati: da un lato quello produttivo, dall’altro quello legato ai contenuti delle trame e, più in generale, agli aspetti artistici. Per quanto riguarda l’aspetto produttivo, fin dal suo esordio il 21 ottobre 1996, Un Posto al Sole ha rappresentato un’apripista per la serialità in Italia, suscitando interesse, lodi e anche qualche critica.
In effetti, pur basandosi sul format australiano Neighbours, il real drama partenopeo ha creato un proprio modello produttivo, molto rigido, che permette e garantisce una messa in onda quotidiana (5 giorni su 7) da 27 anni.
Un dato che colpisce a riguardo è quello del girato giornaliero: sul set di Un Posto al Sole si produce quotidianamente l’equivalente, in minutaggio, di un episodio, che si aggira in media poco sopra i venti minuti. Questi numeri sono tanto più eclatanti se si pensa che per un film si ottengono all’incirca tre minuti di girato pronto al giorno. Ciò naturalmente influisce non solo sulle scelte artistiche, ma anche sul risultato di quanto va in onda che, per forza di cose, risente dei ritmi serratissimi.
Ovviamente, il fatto che molti attori del cast siano presenti nella serie da oltre vent’anni facilita il lavoro di tutti, essendo abituati a performare in tempi così ristretti. Spettatori e critica devono tenere a mente sempre, per ogni prodotto audiovisivo, ma soprattutto per Un Posto al Sole, lo sforzo che si cela dietro ciò che è mostrato sui loro schermi.
Un Posto al Sole ha affrontato diverse tematiche sociali, in una ripartizione interna ad ogni episodio.
Infatti, ogni puntata presenta 3 filoni distinti dal punto dei vista dei toni: storie classiche di genere melò, tipiche delle soap, storie dal taglio comico, che rappresentano un’altra delle innovazioni portate da Un Posto al Sole e, infine, storie dai forti risvolti sociali.
Attualmente Un Posto al Sole è costantemente tra le serie più viste su RaiPlay (questo un nostro approfondimento sulla piattaforma della Rai) e registra sempre ottimi ascolti anche durante la messa in onda.
Oltre allo zoccolo duro di spettatori che seguono la soap da sempre, questa produzione ha il merito di intercettare continuamente un nuovo pubblico, inserendo nel cast personaggi di diverse età ed estrazione sociale, in modo da richiamare un pubblico molto eterogeneo.
Gli spettatori sono quindi portati ad affezionarsi alle vicende dei personaggi, con i quali si identificano e rispecchiano, dal momento che essi entrano quotidianamente nelle loro case attraverso il televisore.
Un Posto al Sole ha inoltre avuto il merito di scongiurare la chiusura del Centro di Produzione Rai di Napoli, il quale navigava in cattive acque alla fine degli anni Novanta. In effetti, un prodotto come questo ha creato molti posti di lavoro, sia per quanto riguarda le risorse artistiche che per quelle tecniche.
Professionisti coinvolti
Numerosi sono gli sceneggiatori e i dialogisti coinvolti, tutti supervisionati dall’occhio vigile dell’head writer Paolo Terracciano, che ha il compito di ideare le trame e gli sviluppi a lungo termine. Proprio per questa ragione, il loro lavoro avviene a stretto contatto con il direttore del casting, che in base alle esigenze autorizzi, si rifà ad un database di attori tramite cui sceglie, previo provino, le nuove entrate nel cast.
A differenza di quanto avviene con quest’ultima figura, gli autori non entrano mai a contatto con gli attori. Questa scelta è dovuta ad una ragione molto semplice: evitare che venga limitata la libertà creativa degli autori, che potrebbero venire influenzati da rapporti di affetto e amicizia con i membri del cast, dal momento che si tratta di un prodotto di lunghissima serialità.
In questo modo, gli autori sono liberi, ad esempio, di far terminare la storyline di un personaggio a loro discrezione, tenendo naturalmente sempre conto, però, anche della reazione del pubblico.
L’unità di misura del lavoro di Un Posto al Sole è il blocco, ovvero l’insieme dei cinque episodi che poi andranno in onda dal lunedì al venerdì. I registi che di volta in volta se ne occupano sono cinque, ruotando tra scene girate in interni e quelle in esterni.
Se le scene in interni, tutte girate all’interno dei grandi set del Centro di Produzione Rai di Napoli, non permettono grande libertà artistica, quelle in esterni, al contrario, consentono ai registi di “sperimentare” maggiormente dal punto di vista delle soluzioni stilistiche, pur rimanendo sempre all’interno di una rigida organizzazione produttiva. Il rapporto tra scene girate in interni e quelle in esterni (molto più costose e impegnative) deve mantenere un suo equilibrio nel corso dell’anno. A supervisionare e ad amministrare i costi sono due produttrici esecutive: Cinzia Guzzi per la Rai e Renata Anzano per Fremantle.
Infatti, occorre tener presente che Un Posto al Sole è una coproduzione tra la pubblica Rai e la privata Fremantle; la prima si occupa di tutto ciò che concerne le risorse tecniche, dai set alle cosiddette manovalanze, mentre la seconda si concentra sulle risorse artistiche, specialmente per quanto riguarda i contratti degli attori.
Le due produttrici esecutive, quindi, hanno il compito di cerniera tra le esigenze produttive, e quindi di budget, e quelle artistiche, come gli sceneggiatori che devono scrivere tenendo a mente costi e tipologia di prodotto.
Dopo quasi trent’anni di lavoro fianco a fianco, accade ormai di rado che gli autori scrivano di situazioni irrealizzabili o molto complicate da mettere in scena. Il cast di attori attualmente vede 25 protagonisti, a cui però si devono aggiungere le guest, ovvero quegli attori che, pur non facendo parte formalmente del cast fisso, sono comunque presenze costanti in Un Posto al Sole.
A coordinare l’intero processo produttivo e artistico vi è Fabio Sabbioni, nel ruolo di produttore creativo. Il suo compito è quello di mantenere coerente alla sua natura Un Posto al Sole, avendo una visione a 360 gradi del prodotto e della sua intera storia. Per questo, molto spesso, a Sabbioni capita di dare anche consigli agli attori su come interpretare una scena di particolare difficoltà, ricordando loro la storia del personaggio e le sue sfaccettature.
Un’altra figura particolare dell’universo UPAS è quella del ricercatore, che il compito di rintracciare tra i copioni del passato le storie e i personaggi andati in onda parecchi anni prima. Inoltre, gli autori si rivolgono al ricercatore per avere conferme scientifiche e giuridiche da inserire nelle sceneggiature, in modo tale che la verosimiglianza delle storie non venga mai meno.
Fare una bella soap è un grande vanto
Come si è visto, Un Posto al Sole porta con sé un lavoro estremamente complesso che troppo spesso non viene sottolineato a dovere. Un prodotto all’apparenza semplice cela una macchina produttiva efficiente e complessa e che si pone la missione di sganciarsi dai cliché tipici del genere per affrontare tematiche importanti. Ed essere, in tutto e per tutto, Servizio Pubblico.