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Unbelievable, il dramma di non essere creduta

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In un’epoca di “se l’è cercata“, “poteva stare a casa“, “l’ha uccisa per troppo amore“, Unbelievable è la serie che ci voleva. La nuova perla Netflix (forse la miglior novità di settembre), basata sull’articolo Premio Pulitzer 2016 An Unbelievable Story of Rape di Christian Miller, racconta la storia vera di Marie Adler, vittima di uno stupro. Un uomo le è entrato in casa, nell’alloggio per ragazzi difficili in cui abita, l’ha legata con i suoi stessi lacci delle scarpe e l’ha minacciata con un coltello. Dopo averla violentata le scatta delle foto, minacciandola di postarle in rete se parlerà. La ragazza, sconvolta, allerta le autorità e gli psicologi che la seguono.

Ed è qui che Unbelievable ci sconvolge, mostrandoci tutta l’ipocrisia e la crudeltà delle istituzioni americane, le quali useranno i trascorsi della ragazza come alibi per non credere alle sue parole.

Marie, infatti, è una ragazza dal passato turbolento: tolta alla madre per maltrattamenti, ha passato tutta la vita vagando da affido in affido e ha solo 16 anni quando va a vivere da sola per cominciare una nuova vita. Una vita che viene sconvolta ulteriormente da questo evento terribile. Invece di ricevere aiuto e comprensione, Marie viene giudicata, sminuita, non creduta, portata a cadere in contraddizione ed esasperata al punto che ritratta la sua versione ufficiale per due volte. Ciò la porterà a confrontarsi con le devastanti conseguenze non solo dello stupro, ma anche delle sue azioni successive, che le alienano la solidarietà e l’affetto della comunità.

Nemmeno la madre affidataria, vittima a sua volta di uno stupro, le crede: a riprova del fatto che alcune donne sanno essere le peggiori nemiche di se stesse.

Ma Unbelievable non ci mostra solo un quadro desolante della giustizia e della sensibilità comune sul tema della violenza sessuale. Il suo punto forte è la squadra di attrici messe insieme per interpretare le protagoniste di questo caso di cronaca. Perché Marie non è l’unica vittima di questo mostro: altre donne, di ogni età ed estrazione sociale, hanno vissuto il suo stesso inferno. E sono donne le figure che inseguono, braccano e infine catturano la bestia: le due detective, interpretate da Toni Collette e Merrit Wever.

Quest’ultima in particolare ci rimane impressa per la sua estrema umanità, gentilezza ed empatia con cui riesce a entrare in sintonia con la seconda vittima dello stupratore seriale, facendosi confidare particolari che saranno indispensabili per la sua cattura. Unbelievable denuncia come molte donne, quando denunciano, non siano credute ma nemmeno supportate nei momenti terribili che seguono la violenza. Quelle interminabili visite, quelle umilianti perquisizioni corporee, quelle domande incessanti che possono diventare in un attimo tendenziose.

Mettendo ingiustamente la vittima nel posto che dovrebbe occupare solo una figura: quella del carnefice.

Unbelievable

Un altro aspetto interessante di questa serie è che illustra in modo estremamente verosimile come un trauma influisce sulla mente di una persona e in particolare sulla sua memoria. Alcune vittime “scelgono” di ricordare ogni particolare, perché restare ancorate alla realtà gli regala un senso di speranza anche in un momento così buio. Altre invece decidono di spegnersi, dimenticando inconsciamente molti particolari della violenza. E sarà proprio questo, purtroppo, a condannare la povera Marie alla doppia umiliazione di non essere creduta. Umiliazione che, come tristemente possiamo immaginare, si ripercuote e riecheggia anche attraverso il tam tam dei social network e dei media.

Unbelievable è una serie femminile e femminista nel senso più vero e puro del termine. Non solo pullula di personaggi che rimangono impressi, ma ci mostra che le donne, quando fanno squadra, sono invincibili. E inoltre questo nuovo prodotto è diretto in maniera impeccabile da una donna, Lisa Chodolenko.

Non vogliamo anticiparvi altro della trama, nonostante sia facilmente reperibile, trattandosi di un caso tristemente avvenuto. Vogliamo solo incoraggiarvi a vederla, nonostante la crudezza dell’argomento e anche delle scene, che non risparmiano niente del dolore e dell’umiliazione delle ragazze. Ma il messaggio di Unbelievable, nonostante la crudezza dell’argomento e il senso di ingiustizia latente che lascia (non ci può essere giustizia per un crimine che uccide una parte di un essere umano), è anche di speranza.

Perché mai come in questi anni c’è stato bisogno di serie tv, film e libri che facessero luce sull’arretratezza di pensiero che vige ancora in materia di violenza sulle donne.

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