L’Emmy più sacrosanto, giusto, convincente e strameritato degli ultimi anni : “best supporting actor in a drama“. Lodata sia la meritocrazia. Un ruolo complicatissimo e proibitivo per innumerevoli attori, l’interpretazione scenica del complicato e scapestrato Danny Rayburn. Il premio per l’australiano Ben Mendhelson lega probabilmente la giustizia critica a quella divina e soltanto coloro che non hanno potuto godere del capolavoro Bloodline, accuseranno i precedenti vocaboli, essere pura esaltazione e idolatria.
Ma questo articolo è nato esclusivamente per quelli che hanno scelto di immergersi nella drammaticità sublime e nella tensione implacabile del capolavoro seriale più sottovalutato dell’ultimo decennio. Bloodline.
Essere Danny Rayburn significa essere allontanati ingiustamente dalla famiglia, quando quel nido che dovrebbe proteggerti e custodirti, preferisce esiliarti, sia come punizione che per convenienza. L’antefatto drammatico del suo esilio sarà poco a poco svelato, sapientemente centellinato da flashback e dialoghi familiari a casa Rayburn.
Il fratello maggiore Danny, dopo aver litigato col padre Robert, si allontana nervosamente dal range Rayburn, portando con sè la sorellina Sarah, figlia prediletta del padre. La piccola Sarah annegherà e lo strazio per la perdita sarà scaricato con rancore infinito sul giovanissimo primogenito.
Robert il pater familias farà sentire tutto l’odio e il suo rancore, anche con violente percosse e vattiverie sul suo figlio maggiore. La madre Sally proprio in quella fase viveva una crisi con suo marito Robert, ed è l’unica nel nucleo familiare a credere che questo ritorno di Danny rappresenti il biblico ritorno del figliol prodigo. La madre Sally e il fratello John, saranno gli unici a contrapporsi al resto del nucleo familiare, che vede la presenza di Danny come il più classico arrivo della pecora nera.
Danny sembra voler provare a reintegrarsi nel nucleo familiare, dopo l’infarto stroncante che ha ucciso il capofamiglia Robert, il primogenito sarà infatti ingaggiato da sua madre per occuparsi della pulizia e delle gite in barca con i turisti. Ma le amicizie deleterie sono come le onde, ritornano sempre.
La figura del tormentato, inadatto, rancoroso Danny è emblematica, è la reincarnazione dell’impossibilità del cambiamento. Un resoconto tragico e fedele sulla perdizione di molte anime che non riescono a redimersi. Sally e John stanno facendo di tutto ma il rancore è un vortice inarrestabile, anche l’amore di una madre e di un fratello sono forze esauribili a confronto.
Il punto di rottura diviene l’amara realizzazione di un inganno. Quello che in un precedente articolo abbiamo definito “il contrappasso dantesco secondo i Rayburn“. La vendetta di Danny si attua con l’utilizzo del capannone per nasconderci la cocaina. La famiglia ha colpevolizzato e allontanato Danny per un tragico fatto accidentale, e la pecora nera ora fa lo stesso. Incidente casuale diventerà eterna condanna.
Il finale della prima stagione ha esaltato la drammaticità di questa serie ai massimi livelli, spannung a mille, colpo di scena tanto superbo quanto paralizzante. John-Caino uccide Danny-Abele.
L’antitesi e la dicotomia tra rancore-salvezza, idealismo-pessimismo, staticità-cambiamento, amore-odio, peccato-redenzione confluiscono nello scontro fratricida più straziante della storia seriale.
Terminata la prima stagione, con i fratelli Kevin e Meg che si occupano maldestramente dell’occultamento temporaneo del povero Danny, lo spettatore realizza di essere dinnanzi ad un bivio. Il quesito è incentrato sulla possibilità che la seconda stagione di Bloodline riesca nell’impresa di fare meglio della prima epocale stagione. La dipanazione di un dramma infinito.
Il ridotto numero di episodi, i nuovi personaggi (figlio, compagna di Danny e un ricattatore), la drammaticità del rimorso, il peso del fantasma di Danny, le indagini di Marco Diaz e molti altri intrecci saranno un’amalgama perfetta e sublime. Elementi tali da poter definire la seconda stagione di Bloodline addirittura superiore alla prima. Senza essere colpevolizzati di eresia.
Simbolica descrizione del complicato e rancoroso soggetto Danny Rayburn e del suo tortuoso ed inespresso cammino di redenzione.
( P.S. Non perdetevi Bloodline, meschini eretici !!! )
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